Bibbia a fumetti - Castigat ridendo mores - da Astrologia a Vita Sociale il dizionario dei problemi dell'uomo moderno

 

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“COSI’ SBUGIARDO I CATASTROFISTI”

 

“COSI’ SBUGIARDO I CATASTROFISTI”

 

Già San Girolamo, nel IV secolo, sosteneva che «il mondo è pieno e la popolazione è troppo vasta per le capacità della Terra», talché si deve presumere che il dottore della Chiesa si fosse votato al celibato monastico per non aggravare la situazione. Bravissimo come traduttore della Bibbia. Ma come demografo una mezza calzetta.

Paul Ehrlich, professore alla facoltà di biologia della Stanford University, nel ’68 scrisse in un libro catastrofico, La bomba demografica: «Negli anni ’70 e ’80 centinaia di milioni di persone moriranno di fame, malgrado i programmi d’emergenza che si metteranno ora in atto». Gli ultimi dati della Fao, l’organizzazione dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura, attestano invece che nei Paesi in via di sviluppo il numero di individui la cui dieta alimentare è inferiore alle 2.100 calorie al giorno è sceso dai 1.747 milioni degli anni ’69-’71 ai 411 milioni degli anni ’90-’92, con un miglioramento pari al 76%.

Il politologo Giovanni Sartori l’anno scorso profetizzò nel libro La Terra scoppia: «Se la follia umana non troverà una pillola che la possa curare, e se questa pillola non sarà vietata dai folli che ci vogliono in incessante moltiplicazione», allusione a Giovanni Paolo II (dovendo escludere che si riferisse al Folli che lo fa scrivere sul Corriere della Sera), «il regno dell’uomo arriverà a malapena nel 2100. Tra un secolo, di questo passo, il pianeta Terra sarà mezzo morto e gli esseri umani anche». A tutt’oggi l’insigne professore non ha ben chiaro che su questo pianeta risulta urbanizzato appena l’1% delle terre emerse, e anche considerando che una parte di queste è inabitabile (60 milioni di chilometri quadrati su 150), la percentuale occupata dagli uomini resta infinitesimale. Anzi, assumendo come parametro lo spazio di cui dispongono mediamente i cittadini statunitensi, l’intera popolazione mondiale potrebbe essere radunata sul 15% del territorio abitabile degli Stati Uniti. Se poi i 6 miliardi di nostri consimili si adattassero all’attuale densità di popolazione dell’Italia (192 abitanti per chilometro quadrato), ci staremmo tutti in un’area vasta quanto Russia, Brasile, Australia. Nella quale ancora avanzerebbero oltre 2 milioni di metri quadrati completamente deserti.

Riccardo Cascioli, 46 anni, sposato con un’angloirlandese, padre di due figli di 8 e 5 anni, è uno dei rari giornalisti ancora abituati a verificare le notizie. Detesta i profeti di sventura. S’è accorto che nell’ultimo secolo sono via via aumentati in maniera esponenziale, loro sì saturando il pianeta con le più strampalate teorie. Sovrappopolazione, inquinamento atmosferico, riscaldamento globale, deforestazione, scomparsa delle specie, Ogm sono i cavalli di battaglia che i cacciaballe cavalcano con spavalderia in Tv, sui giornali, nelle università, su Internet, nelle piazze. Per disarcionarli spesso basta saper fare di conto o vagliare col senno di poi le loro cervellotiche predizioni, come ha appena fatto nel volume Le bugie degli ambientalisti (Piemme).

 Siccome lavora ad Avvenire, collabora con la Radio Vaticana e insegna al master di scienze ambientali del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum, Cascioli ce l’ha con gli ecologisti anche perché «hanno cancellato a priori Dio e l’hanno sostituito con Gaia, sorella di Caos e di Eros, contrapposta a quello che viene indicato come la causa di tutti i mali: l’uomo; è lui, secondo questi signori, il “cancro del pianeta”, l’ha scritto a chiare lettere proprio l’inventore dell’ipotesi Gaia, James Lovelock: “Gli umani sulla Terra si comportano per certi versi come un organismo patogeno o come le cellule di un tumore”».

Lei che competenze scientifiche ha?

«Mi considero un autodidatta. Mi sono laureato in scienze politiche discutendo con Piero Melograni una tesi su Giorgio La Pira, l’unico maestro vero che ho conosciuto finora. Presiedo il Cespas, il Centro europeo studi su popolazione, ambiente e sviluppo, che annovera tra i suoi soci il professor Renato Ricci, presidente onorario della Società italiana di fisica fondata nel 1897 da Galileo Ferraris, Antonio Pacinotti e altri scienziati. Da 17 anni mi occupo solo dei temi dello sviluppo».

Chi sono i catastrofisti?

«Quelli che hanno una visione negativa dell’umanità e della realtà. Concepiscono la natura come un sistema perfetto e armonico: vi irrompe l’uomo e fa un sacco di casino. La loro politica di fondo è limitare le nascite nei Paesi in via di sviluppo e frenare qualsiasi attività, dalle industrie alle auto, nei Paesi progrediti. Hanno persino fondato il Movimento per l’estinzione umana volontaria che propugna la totale sparizione della nostra specie al fine di salvare piante e animali: l’Economist gli ha dedicato un servizio entusiasta».

Se l’estinzione comincia dal direttore Bill Emmott, ci sto.

«La densità di popolazione sulle terre emerse è di 38 abitanti per chilometro quadrato. A Monza, dove abito, è di 4.800. A Milano di 6.500. A New York di oltre 10.200 e a Manhattan arriva addirittura a 26.000. Eppure molti farebbero carte false per andare a vivere nella Grande Mela. Se l’umanità intera decidesse di traslocare in Texas, la densità di popolazione dello Stato americano sarebbe di 8.695 abitanti per chilometro quadrato. Molto più bassa di quella di New York e pari a quella di Napoli».

Si muovono interessi occulti dietro i profeti di sventura?

«Sul finire dell’800 l’élite wasp, white anglo-saxon protestant, padrona della politica e dell’economia americane, si sente minacciata dalla superiorità numerica delle classi povere. Il movimento eugenetico e la Lega per il controllo delle nascite fondata da Margaret Sanger vengono finanziati da banchieri, industrie e fondazioni bianche anglosassoni protestanti, Rockefeller e Ford in primis, e poi Shell, Mellon, Du Pont, Standard Oil. Tutti insieme premono per la sterilizzazione forzata degli “insani” e fanno lobbying per ottenere leggi contro i prolifici immigrati cattolici ed ebrei. Il passaggio dall’eugenetica positiva a quella negativa, che vieta ai “deboli” di riprodursi, è breve: lo compie Leonard Darwin, figlio di Charles, il teorico dell’evoluzionismo contrapposto al creazionismo».

Ha detto «deboli»?

«È il termine esatto usato dalla Sanger, un’infermiera femminista, nel 1919: “Più bambini dai sani, meno bambini dai deboli, questo è il principio del controllo delle nascite”. La quale Sanger 33 anni dopo fonderà l’Ippf, International planned parenthood federation, che oggi ispira le politiche demografiche dell’Unfpa, fondo dell’Onu per la popolazione, la principale organizzazione per la contraccezione e l’aborto esistente sul pianeta. La sua omologa nel Vecchio Continente fu sino al 1958 l’inglese Marie Stopes, altra femminista da manicomio».

Perché?

«Era talmente fissata col programma eugenetico che diseredò suo figlio Harry Stopes Roe per aver sposato una donna miope, il che secondo lei rappresentava una grave ereditarietà negativa. Attualmente l’organizzazione Marie Stopes International, una delle più grandi fautrici dell’aborto nel mondo, è partner privilegiata del Commissario per lo sviluppo dell’Unione europea. Le stesse persone che fondarono le società di eugenetica e di controllo delle nascite furono anche promotrici della prima associazione per la conservazione dell’ambiente. Cioè di un mondo per pochi eletti asserragliati in un paradiso protetto».

Chi è la punta di diamante del catastrofismo?

«Lester Brown, fondatore e presidente del Worldwatch Institute. Ha detto che “in 76 nazioni tropicali 11 milioni di ettari di foreste vengono abbattuti ogni anno”. Ma non ha aggiunto che l’estensione delle foreste in queste zone varia da due a tre miliardi di ettari. Il suo dato, ammesso che corrisponda al vero, è vicino quindi allo 0,6% del totale. Ciò significa che il 99,4% delle altre foreste è in buone condizioni».

Vale anche per l’Amazzonia?

«Prendiamo per buono quanto affermato dal Wwf, secondo cui nel 1989 è stata tagliata in Brasile una superficie di foresta pari a quella della Svizzera. La foresta amazzonica è 138 volte più ampia della Svizzera: vuol dire che il Brasile nel 1989 ha sacrificato meno dell’1% delle sue foreste. Una quantità inferiore alla crescita annua delle medesime».

La giungla avanza.

«Certo. Nel 1984 Brown sosteneva che le cosiddette piogge acide stavano distruggendo le foreste del Vermont. A dispetto di questa calamitosa previsione, nel 1992 il Servizio forestale americano ha constatato che il 77% del Vermont era coperto da foreste e che l’area boschiva era cresciuta nel periodo 1952-1992 del 15%».

Parliamo dell’Italia.

«Dal 1985 le foreste italiane sono cresciute del 21,3% passando da 8,6 milioni a 10,5 milioni di ettari, come dichiarato dal capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone. Secondo un rapporto dell’Associazione nazionale aziende regionali forestali, dal 1950 al 1980 la superficie boschiva italiana è aumentata del 31%».

Come fanno questi signori che spacciano falsità a lucrare finanziamenti a dritta e a manca?

«Sono riusciti a diventare partner delle maggiori organizzazioni delle Nazioni Unite, della Banca mondiale, del Fondo monetario internazionale. Gli arrivano soldi da tutte le parti. Nessuno va a controllare cosa fanno e cosa dicono. Sono bravissimi a cooptarsi l’un l’altro. Io li ho visti in azione nel 1994 al Cairo, alla Conferenza internazionale dell’Onu su popolazione e sviluppo. Ciò che le delegazioni dei vari Paesi affermavano in quella sede non corrispondeva minimamente alle politiche dei rispettivi governi. Spingevano per il riconoscimento “delle” famiglie, anziché “della” famiglia, e per l’aborto libero e garantito».

Anche la delegazione italiana?

«L’Italia aveva mandato Antonio Guidi, ministro per la Famiglia, prontamente messo sotto tutela da una delegazione della sinistra guidata da Giovanna Melandri, responsabile dell’ufficio internazionale di Legambiente, in veste di ”osservatrice parlamentare”. Nella sessione annuale della Commissione dell’Onu per i diritti umani a Ginevra i rappresentanti della Ue hanno spinto per il riconoscimento dell’aborto libero. L’Europa è la più estremista in questo campo. Al Palazzo di Vetro la stessa commissione ha censurato la Polonia per le sue leggi troppo restrittive sull’interruzione volontaria di gravidanza. Il caso Polonia è già in calendario a Ginevra per il marzo 2005».

È pensabile che sulla Terra vi siano risorse illimitate? Chi ce lo garantisce?

«La storia. Le risorse non sono tutte conosciute, fisse, immutabili, soggette a esaurimento come vogliono farci credere gli ambientalisti. Le risorse non funzionano con i grafici a torta. Sono originate dalla creatività dell’uomo, che sfrutta le potenzialità della natura per soddisfare i propri bisogni. Duecento anni fa il petrolio non era una risorsa e il metano neppure. Chi poteva immaginare questo sviluppo nell’ultimo mezzo secolo? La prima, unica risorsa è l’uomo. Per questo è pericolosa l’ideologia che mira a farlo fuori. Stiamo eliminando la nostra vera risorsa: noi».

Che mi dice del buco nell’ozono?

«Grandissima bufala».

Non c’è?

«In realtà tre decenni fa venne individuata la scarsa concentrazione di ozono che si rileva sopra l’Antartide, a 30 chilometri dal suolo, soprattutto nei mesi di settembre e ottobre, e si decise di usarla come arma di propaganda. Non vi è alcuna evidenza scientifica che questo buco concorra a provocare tumori della pelle e a surriscaldare la Terra. Non essendovi dati precedenti, per quello che se ne sa potrebbe essere stato così fin dall’origine dei tempi. In altre parole un fenomeno naturale, normale. Del resto c’è uno scienziato indoamericano, Veerabhadran Ramanathan, teorico del global dimming, oscurità globale, il quale sostiene che sulla Terra c’è sempre meno luce a causa dell’inquinamento».

Oddio, moriremo al buio?

«Mi ha incuriosito che le prefiche del buco nell’ozono non abbiano mai impugnato gli argomenti di Ramanathan. Come si concilia il fatto che sul pianeta la luce del sole stenti ad arrivare nonostante il presunto mega squarcio nella stratosfera? E se i raggi non passano, come si spiegano l’aumento delle temperature e l’espansione dei melanomi?».

Lei ha letto il Protocollo di Kyoto? Ci sarà qualcuno che l’ha letto?

«Sì, l’ho letto. Stabilisce che i Paesi industrializzati devono diminuire le emissioni dei sei gas responsabili dell’effetto serra, riportandoli entro il 2015 ai livelli del 1990. Ciò implica investimenti ciclopici, da uno a quattro punti del Prodotto interno lordo dei singoli Stati. Peccato che il protocollo si basi su una mera ipotesi. Si deve sapere che il riscaldamento del pianeta viene misurato in tre modi: centraline a terra, palloni aerostatici, satelliti. Per il momento solo i termometri a terra hanno rilevato nell’ultimo secolo un innalzamento medio delle temperature di 0,5-0,6 gradi. Gli altri due strumenti non hanno evidenziato alcun mutamento. Ma 0,5-0,6 è anche il margine d’errore che i climatologi attribuiscono alle colonnine al suolo. Senza contare che resterebbero comunque da dimostrare le responsabilità dell’uomo in tutto questo».

Non ne ha?

«Una sola eruzione vulcanica spara nell’aria la quantità di biossido di carbonio che l’umanità intera produce in un anno. E le foreste producono tanta anidride carbonica quanta ne assorbono con la fotosintesi. Negli Anni 70 gli ambientalisti brandivano il CO2 per paventare una nuova glaciazione, adesso lo usano per giustificare la tesi del riscaldamento globale. La verità è che gli uomini sono turbati come non mai dai naturali mutamenti del tempo».

Fabio Fazio è riuscito persino a imbastirci un talk show su Raitre.

«La Tv contribuisce a diffondere questa ansietà. Mesi fa ha enfatizzato il dato disastroso riguardante la produzione del miele, meno 70%, attribuendolo all’effetto serra. Pochi giorni fa ha esaltato la vendemmia 2004, eccezionale per qualità e quantità. Però nessuno dice che il riscaldamento globale fa bene alle vigne. La rivoluzione agricola del ’700, preludio a quella industriale, fu propiziata da un aumento delle temperature. L’uomo s’è sempre adattato al clima. Ora invece s’è messo in testa di poterlo controllare».

I mari si stanno alzando sì o no?

«Il Mediterraneo è calato di 10 centimetri».

Molte specie animali stanno scomparendo sì o no?

«Secondo Bjørn Lomborg, della Cambridge University, ogni anno solo lo 0,08% delle specie rischia l’estinzione in maniera del tutto naturale».

L’inquinamento atmosferico sta aumentando sì o no?

«Nelle grandi città l’inquinamento è oggettivo. Ma l’idea che sia colpa nostra e che sia in aumento è falsa. La prima commissione sull’inquinamento fu istituita nel 1285 in Inghilterra da re Edoardo I, preoccupato della situazione di Londra. Lo smog nella capitale inglese raggiunge l’apice nel 1952, nei sette giorni passati alla storia come The Big Smoke, il grande fumo, che provocarono la morte di circa 4.000 persone. Non mi risulta che sia mai più accaduto nulla di simile. Un rapporto Ocse del 2002 attesta che l’inquinamento atmosferico nei Paesi occidentali è diminuito negli ultimi 40 anni addirittura del 70%».

Londra d’accordo. E Milano?

«Lavoro in questa città da 22 anni e per quanto a naso ognuno di noi abbia l’impressione di respirare male, devo dire che io me la ricordo molto peggio. Sarà che venivo dalla verde Umbria. D’altro canto le auto oggi inquinano meno. Benché nel periodo 1997-2002 si sia registrato in Lombardia un incremento dei principali fattori critici, e cioè popolazione +2,6%, Pil +7,6%, veicoli circolanti +12,4%, autovetture diesel +125%, vendita di gasolio per autotrazione +33,6%, il trend delle emissioni è nettamente migliorato. Come confermano anche i dati di Milano: ossidi di azoto -20,5%, biossido di zolfo -7,7%, monossido di carbonio -44%, polveri sottili Pm10 -6,1%, benzene -38,5%».

Degli organismi geneticamente modificati che mi dice?

«Una battaglia ideologica e oscurantista. Per nessun altro tipo di prodotto alimentare sono stati fatti i test riservati agli Ogm. La vuol sentire una storiella curiosa che mi ha raccontato il fisico Tullio Regge?».

Sono tutt’orecchi.

«Esattamente trent’anni fa, Gian Tommaso Scarascia Mugnozza, attuale presidente dell’Accademia nazionale delle scienze, con un gruppo di ricercatori del Cnen, il Comitato nazionale per l’energia nucleare, indusse una mutazione genetica nel grano duro Cappelli, un tipo di frumento che a quel tempo per motivi climatici cresceva solo in Puglia, esponendolo ai raggi gamma di un reattore nucleare. Il grano Cappelli così mutato venne chiamato Creso. Oggi si coltiva in tutta la penisola e da esso si ricava il 90% della pasta che mangiamo in Italia. Magari sulle confezioni di spaghetti e fusilli fatti col grano Creso trova le etichette “Ogm free” o “prodotto biologico”».

Che cosa dobbiamo concludere?

«Che l’ambientalismo sta scivolando verso forme di misticismo religioso in cui la simbologia conta più dei fatti. La divinizzazione della natura riduce l’uomo ad animale. La Carta della Terra elaborata dall’Onu, destinata a rimpiazzare la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo ed entrata subdolamente nella Costituzione europea, è illuminante al riguardo: non parla più di uomini e animali bensì di “comunità vivente”. Gli estensori di questo documento hanno già dichiarato che prenderà il posto dei dieci comandamenti».

È per questo che nel suo libro definisce il Novecento «il secolo buio»?

«Sì, perché è dominato dall’odio dell’uomo contro l’uomo. Il comunismo e il nazismo non sono che episodi di quest’odio. Chi ha una visione darwiniana della società tratta l’uomo come una minaccia».

Lei non crede, con Darwin, che l’uomo discenda dalle scimmie?

«Onestamente no. Però non mi creerebbe alcun problema se qualcuno riuscisse a dimostrarmelo. D’altronde se la teoria evoluzionista è fondata, mi chiedo: come mai il passaggio dalla scimmia all’uomo non s’è più ripetuto? Koko, la gorilla ammaestrata in California, ha imparato a scrivere mille parole disegnate sui tasti di uno speciale computer, ma non s’è evoluta in Montanelli. Sono convinto che in noi c’era qualcosa di ontologicamente diverso fin dall’inizio. Anche i più irragionevoli devono ammettere che all’origine dell’uomo c’è un mistero».

 

                                                                                       Stefano Lorenzetto

                                                                     (Il Gionale 19 dicembre 2004)

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