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COSTITUZIONE
DOGMATICA DEI VERBUM SULLA
DIVINA RIVELAZIONE PROEMIO CAPITOLO
I Natura e oggetto della Rivelazione 2.
Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare
il mistero della sua volontà (cfr. Ef 1,9), mediante il quale gli uomini per
mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito
Santo e sono resi partecipi della divina natura (cfr. Ef 2,18; Preparazione della Rivelazione evangelica 3.
Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo (cfr. Gv
1,3), offre agli uomini nelle cose create una perenne testimonianza di sé
(cfr. Rm 1,19-20); inoltre, volendo aprire la via di una salvezza superiore,
fin dal principio manifestò se stesso ai progenitori. Dopo la loro caduta,
con la promessa della redenzione, li risollevò alla speranza della salvezza
(cfr. Gn 3,15), ed ebbe assidua cura del genere umano, per dare la vita
eterna a tutti coloro i quali cercano la salvezza con la perseveranza nella
pratica del bene (cfr. Rm 2,6-7). A suo tempo chiamò Abramo, per fare di lui
un gran popolo (cfr. Gn 12,2); dopo i patriarchi ammaestrò questo popolo per
mezzo di Mosè e dei profeti, affinché lo riconoscesse come il solo Dio vivo e
vero, Padre provvido e giusto giudice, e stesse in attesa del Salvatore
promesso, preparando in tal modo lungo i secoli la via all'Evangelo. Cristo completa 4.
Dopo aver a più riprese e in più modi, parlato per mezzo dei profeti, Dio «
alla fine, nei giorni nostri, ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (Eb 1,1-2).
Mandò infatti suo Figlio, cioè il Verbo eterno, che illumina tutti gli
uomini, affinché dimorasse tra gli uomini e spiegasse loro i segreti di Dio
(cfr. Gv 1,1-18). Gesù Cristo dunque, Verbo fatto carne, mandato come «uomo
agli uomini », « parla le parole di Dio » (Gv 3,34) e porta a compimento
l'opera di salvezza affidatagli dal Padre (cfr. Gv 5,36; 17,4). Perciò egli,
vedendo il quale si vede anche il Padre (cfr. Gv 14,9), col fatto stesso
della sua presenza e con la manifestazione che fa di sé con le parole e con
le opere, con i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte e la
sua risurrezione di tra i morti, e infine con l'invio dello Spirito di
verità, compie e completa Accogliere Le verità rivelate 6.
Con la divina Rivelazione Dio volle manifestare e comunicare se stesso e i
decreti eterni della sua volontà riguardo alla salvezza degli uomini, «per
renderli cioè partecipi di quei beni divini, che trascendono la comprensione
della mente umana ». Il santo Concilio professa che « Dio, principio e fine
di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale
dell'umana ragione a partire dalle cose create» (cfr. Rm 1,20); ma insegna
anche che è merito della Rivelazione divina se « tutto ciò che nelle cose
divine non è di per sé inaccessibile alla umana ragione, può, anche nel
presente stato del genere umano, essere conosciuto da tutti facilmente, con
ferma certezza e senza mescolanza d'errore ». CAPITOLO
II Gli apostoli e i loro successori, missionari del Vangelo 7.
Dio, con somma benignità, dispose che quanto egli aveva rivelato per la
salvezza di tutte le genti, rimanesse per sempre integro e venisse trasmesso
a tutte le generazioni. Perciò Cristo Signore, nel quale trova compimento
tutta intera Gli
apostoli poi, affinché l'Evangelo si conservasse sempre integro e vivo nella
Chiesa, lasciarono come loro successori i vescovi, ad essi « affidando il loro
proprio posto di maestri ». Questa sacra Tradizione e La sacra tradizione 8.
Pertanto la predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei
libri ispirati, doveva esser conservata con una successione ininterrotta fino
alla fine dei tempi. Gli apostoli perciò, trasmettendo ciò che essi stessi
avevano ricevuto, ammoniscono i fedeli ad attenersi alle tradizioni che
avevano appreso sia a voce che per iscritto (cfr. 2 Ts 2,15), e di combattere
per quella fede che era stata ad essi trasmessa una volta per sempre. Ciò che
fu trasmesso dagli apostoli, poi, comprende tutto quanto contribuisce alla
condotta santa del popolo di Dio e all'incremento della fede; così Questa
Tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l'assistenza
dello Spirito Santo: cresce infatti la comprensione, tanto delle cose quanto
delle parole trasmesse, sia con la contemplazione e lo studio dei credenti
che le meditano in cuor loro (cfr. Lc 2,19 e 51), sia con la intelligenza
data da una più profonda esperienza delle cose spirituali, sia per la
predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto
un carisma sicuro di verità. Così Le
asserzioni dei santi Padri attestano la vivificante presenza di questa
Tradizione, le cui ricchezze sono trasfuse nella pratica e nella vita della
Chiesa che crede e che prega. È questa Tradizione che fa conoscere alla
Chiesa l'intero canone dei libri sacri e nella Chiesa fa più profondamente
comprendere e rende ininterrottamente operanti le stesse sacre Scritture.
Così Dio, il quale ha parlato in passato non cessa di parlare con la sposa
del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce
dell'Evangelo risuona nella Chiesa e per mezzo di questa nel mondo, introduce
i credenti alla verità intera e in essi fa risiedere la parola di Cristo in
tutta la sua ricchezza (cfr. Col 3,16). Relazioni tra 9.
La sacra Tradizione dunque e la sacra Scrittura sono strettamente congiunte e
comunicanti tra loro. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina
sorgente, esse formano in certo qual modo un tutto e tendono allo stesso
fine. Infatti la sacra Scrittura e a parola di Dio in quanto consegnata per
iscritto per ispirazione dello Spirito divino; quanto alla sacra Tradizione,
essa trasmette integralmente la paro a di Dio--affidata da Cristo Signore e
dallo Spirito Santo agli apostoli--ai loro successori, affinché, illuminati
dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino,
la espongano e la diffondano; ne risulta così che Relazioni della Tradizione e della Scrittura con tutta la
chiesa e con il magistero 10.
La sacra tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito
della parola di Dio affidato alla Chiesa; nell'adesione ad esso tutto il
popolo santo, unito ai suoi Pastori, persevera assiduamente nell'insegnamento
degli apostoli e nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle
orazioni (cfr. At 2,42 gr.), in modo che, nel ritenere, praticare e
professare la fede trasmessa, si stabilisca tra pastori e fedeli una
singolare unità di spirito. L'ufficio
poi d'interpretare autenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa, è
affidato al solo magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata
nel nome di Gesù Cristo. Il quale magistero però non è superiore alla parola
di Dio ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto,
per divino mandato e con l'assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta,
santamente custodisce e fedelmente espone quella parola, e da questo unico
deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da
Dio. È
chiaro dunque che la sacra Tradizione, la sacra Scrittura e il magistero
della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente
connessi e congiunti che nessuna di queste realtà sussiste senza le altre, e
tutte insieme, ciascuna a modo proprio, sotto l'azione di un solo Spirito
Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime. CAPITOLO
III L'ISPIRAZIONE
DIVINA Ispirazione e verità della Scrittura 11.
Le verità divinamente rivelate, che sono contenute ed espresse nei libri
della sacra Scrittura, furono scritte per ispirazione dello Spirito Santo La
santa madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti
interi i libri sia del Vecchio che del Nuovo Testamento, con tutte le loro
parti, perché scritti per ispirazione dello Spirito Santo (cfr. Gv 20,31; 2
Tm 3,16); hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa
per la composizione dei libri sacri, Dio scelse e si servì di uomini nel
possesso delle loro facoltà e capacità , affinché, agendo egli in essi e per
loro mezzo, scrivessero come veri autori, tutte e soltanto quelle cose che
egli voleva fossero scritte. Poiché
dunque tutto ciò che gli autori ispirati o agiografi asseriscono è da
ritenersi asserito dallo Spirito Santo, bisogna ritenere, per conseguenza,
che i libri della Scrittura insegnano con certezza, fedelmente e senza errore
la verità che Dio, per la nostra salvezza, volle fosse consegnata nelle sacre
Scritture. Pertanto «ogni Scrittura divinamente ispirata è anche utile per
insegnare, per convincere, per correggere, per educare alla giustizia,
affinché l'uomo di Dio sia perfetto, addestrato ad ogni opera buona». Come deve essere interpretata la sacra Scrittura 12.
Poiché Dio nella sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini alla maniera
umana, l'interprete della sacra Scrittura, per capir bene ciò che egli ha
voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi abbiano
veramente voluto dire e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole. Perciò,
dovendo la sacra Scrittura esser letta e interpretata alla luce dello stesso
Spirito mediante il quale è stata scritta, per ricavare con esattezza il
senso dei sacri testi, si deve badare con non minore diligenza al contenuto e
all'unità di tutta La « condiscendenza » della Sapienza divina 13.
Nella sacra Scrittura dunque, restando sempre intatta la verità e la santità
di Dio, si manifesta l'ammirabile condiscendenza della eterna Sapienza, «
affinché possiamo apprendere l'ineffabile benignità di Dio e a qual punto
egli, sollecito e provvido nei riguardi della nostra natura, abbia adattato
il suo parlare». Le parole di Dio infatti, espresse con lingue umane, si son
fatte simili al parlare dell'uomo, come già il Verbo dell'eterno Padre,
avendo assunto le debolezze dell'umana natura, si fece simile all'uomo. CAPITOLO
IV IL
VECCHIO TESTAMENTO La storia della salvezza nei libri del Vecchio Testamento 14.
Iddio, progettando e preparando nella sollecitudine del suo grande amore la
salvezza del genere umano, si scelse con singolare disegno un popolo al quale
affidare le promesse. Infatti, mediante l'alleanza stretta con Abramo (cfr.
Gn 15,18), e per mezzo di Mosè col popolo d'Israele (cfr. Es 24,8), egli si
rivelò, in parole e in atti, al popolo che così s'era acquistato come l'unico
Dio vivo e vero, in modo tale che Israele sperimentasse quale fosse il piano
di Dio con gli uomini e, parlando Dio stesso per bocca dei profeti, lo
comprendesse con sempre maggiore profondità e chiarezza e lo facesse
conoscere con maggiore ampiezza alle genti (cfr. Sal 21,28-29; 95,1-3; Is
2,1-4; Ger 3,17). L'economia della salvezza preannunziata, narrata e spiegata
dai sacri autori, si trova in qualità di vera parola di Dio nei libri del
Vecchio Testamento; perciò questi libri divinamente ispirati conservano
valore perenne: « Quanto fu scritto, lo è stato per nostro ammaestramento,
affinché mediante quella pazienza e quel conforto che vengono dalle Scritture
possiamo ottenere la speranza » (Rm 15,4). Importanza del Vecchio Testamento per i cristiani Unità dei due Testamenti 16.
Dio dunque, il quale ha ispirato i libri dell'uno e dell'altro Testamento e
ne è l'autore, ha sapientemente disposto che il Nuovo fosse nascosto nel
Vecchio e il Vecchio fosse svelato nel Nuovo. Poiché, anche se Cristo ha
fondato CAPITOLO
V IL
NUOVO TESTAMENTO Eccellenza del Nuovo Testamento 17.
La parola di Dio, che è potenza divina per la salvezza di chiunque crede
(cfr. Rm 1,16), si presenta e manifesta la sua forza in modo eminente negli
scritti del Nuovo Testamento. Quando infatti venne la pienezza dei tempi
(cfr. Gal 4,4), il Verbo si fece carne ed abitò tra noi pieno di grazia e di
verità (cfr. Gv 1,14). Cristo stabilì il regno di Dio sulla terra, manifestò
con opere e parole il Padre suo e se stesso e portò a compimento l'opera sua
con la morte, la risurrezione e la gloriosa ascensione, nonché con l'invio
dello Spirito Santo. Elevato da terra, attira tutti a sé (cfr. Gv 12,32 gr.),
lui che solo ha parole di vita eterna (cfr. Gv 6,68). Ma questo mistero non
fu palesato alle altre generazioni, come adesso è stato svelato ai santi
apostoli suoi e ai profeti nello Spirito Santo (cfr. Ef 3,4-6, gr.), affinché
predicassero l'Evangelo, suscitassero la fede in Gesù Cristo Signore e
radunassero Origine apostolica dei Vangeli Carattere storico dei Vangeli 19.
La santa madre Chiesa ha ritenuto e ritiene con fermezza e con la più grande
costanza che i quattro suindicati Vangeli, di cui afferma senza esitazione la
storicità, trasmettono fedelmente quanto Gesù Figlio di Dio, durante la sua
vita tra gli uomini, effettivamente operò e insegnò per la loro eterna
salvezza, fino al giorno in cui fu assunto in cielo (cfr At 1,1-2). Gli
apostoli poi, dopo l'Ascensione del Signore, trasmisero ai loro ascoltatori
ciò che egli aveva detto e fatto, con quella più completa intelligenza delle
cose, di cui essi, ammaestrati dagli eventi gloriosi di Cristo e illuminati
dallo Spirito di verità, godevano. E gli autori sacri scrissero i quattro
Vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte che erano tramandate a voce o
già per iscritto, redigendo un riassunto di altre, o spiegandole con riguardo
alla situazione delle Chiese, conservando infine il carattere di
predicazione, sempre però in modo tale da riferire su Gesù cose vere e
sincere. Essi infatti, attingendo sia ai propri ricordi sia alla
testimonianza di coloro i quali « fin dal principio furono testimoni oculari
e ministri della parola », scrissero con l'intenzione di farci conoscere la «
verità » (cfr. Lc 1,2-4) degli insegnamenti che abbiamo ricevuto. Gli altri scritti del Nuovo Testamento 20.
Il canone del Nuovo Testamento, oltre i quattro Vangeli, contiene anche le
lettere di san Paolo ed altri scritti apostolici, composti per ispirazione
dello Spirito Santo; questi scritti, per sapiente disposizione di Dio,
confermano tutto ciò che riguarda Cristo Signore, spiegano ulteriormente la
sua dottrina autentica, fanno conoscere la potenza salvifica dell'opera
divina di Cristo, narrano gli inizi della Chiesa e la sua mirabile diffusione
nel mondo e preannunziano la sua gloriosa consumazione. Il Signore Gesù,
infatti, assisté i suoi apostoli come aveva promesso (cfr. Mt 28,20) e inviò
loro lo Spirito consolatore, il quale doveva introdurli nella pienezza della
verità (cfr. Gv 16,13). CAPITOLO
VI Importanza della sacra Scrittura per 21.
Necessità di traduzioni appropriate e corrette 22.
È necessario che i fedeli abbiano largo accesso alla sacra Scrittura. Per
questo motivo, Impegno apostolico degli studiosi 23.
La sposa del Verbo incarnato, Importanza della sacra Scrittura per la teologia 24.
La sacra teologia si basa come su un fondamento perenne sulla parola di Dio
scritta, inseparabile dalla sacra Tradizione; in essa vigorosamente si
consolida e si ringiovanisce sempre, scrutando alla luce della fede ogni
verità racchiusa nel mistero di Cristo. Le sacre Scritture contengono la
parola di Dio e, perché ispirate, sono veramente parola di Dio, sia dunque lo
studio delle sacre pagine come l'anima della sacra teologia. Anche il
ministero della parola, cioè la predicazione pastorale, la catechesi e ogni
tipo di istruzione cristiana, nella quale l'omelia liturgica deve avere un
posto privilegiato, trova in questa stessa parola della Scrittura un sano
nutrimento e un santo vigore. Si raccomanda la lettura della sacra Scrittura 25.
Perciò è necessario che tutti i chierici, principalmente i sacerdoti e
quanti, come i diaconi o i catechisti, attendono legittimamente al ministero
della parola, conservino un contatto continuo con le Scritture mediante una
lettura spirituale assidua e uno studio accurato, affinché non diventi « un
vano predicatore della parola di Dio all'esterno colui che non l'ascolta
dentro di sé», mentre deve partecipare ai fedeli a lui affidati le
sovrabbondanti ricchezze della parola divina, specialmente nella sacra
liturgia. Parimenti il santo Concilio esorta con ardore e insistenza tutti i
fedeli, soprattutto i religiosi, ad apprendere « la sublime scienza di Gesù
Cristo » (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture. «
L'ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo ». Si accostino
essi volentieri al sacro testo, sia per mezzo della sacra liturgia, che è
impregnata di parole divine, sia mediante la pia lettura, sia per mezzo delle
iniziative adatte a tale scopo e di altri sussidi, che con l'approvazione e a
cura dei pastori della Chiesa, lodevolmente oggi si diffondono ovunque. Si
ricordino però che la lettura della sacra Scrittura dev'essere accompagnata
dalla preghiera, affinché si stabilisca il dialogo tra Dio e l'uomo; poiché
«quando preghiamo, parliamo con lui; lui ascoltiamo, quando leggiamo gli
oracoli divini ». Compete ai vescovi, «depositari della dottrina apostolica
», ammaestrare opportunamente i fedeli loro affidati sul retto uso dei libri
divini, in modo particolare del Nuovo Testamento e in primo luogo dei
Vangeli, grazie a traduzioni dei sacri testi; queste devono essere corredate
delle note necessarie e veramente sufficienti, affinché i figli della Chiesa
si familiarizzino con sicurezza e profitto con le sacre Scritture e si
imbevano del loro spirito. Inoltre, siano preparate edizioni della sacra
Scrittura fornite di idonee annotazioni, ad uso anche dei non cristiani e
adattate alla loro situazione; sia i pastori d'anime, sia i cristiani di
qualsiasi stato avranno cura di diffonderle con zelo e prudenza. Conclusione 18
novembre 1965 |
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