TAVOLA
DELLE ABBREVIAZIONI
AA Concilio Vaticano II, Decr. Apostolicam
actuositatem
AG Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes
CCC Catechismo della Chiesa Cattolica, 1992
ChD Concilio Vaticano II, Decr. Christus
Dominus
ChL Giovanni Paolo II, Esort. Apost.
Christifideles laici (30-XII-1988).
CIC Codice di Diritto Canonico, 1983
CN Congr. per la Dottrina della Fede,
Lettera Communionis notio (28-V-1992)
CnM Beato Josemaría Escrivá, La Chiesa nostra
Madre, Milano 1993
DV Concilio Vaticano II, Cost. Dei Verbum
EG Beato Josemaría Escrivá, È Gesù che
passa, Milano 1982
GS Concilio Vaticano II, Cost. Gaudium et
spes
LG Concilio Vaticano II, Cost. Lumen
gentium
NA Concilio Vaticano II, Nostra aetate
NCE Conferenza Episcopale Spagnola, Comm. per
la Dottrina della Fede,
Nota sobre algunas cuestiones
eclesiológicas (13-X-1987)
PC Concilio Vaticano II, Decr. Perfectae
caritatis
PO Concilio Vaticano II, Decr.
Presbyterorum ordinis
RFS Sinodo Straordinario dei Vescovi del
1985, Relazione finale
RM Giovanni Paolo II, Enc. Redemptoris
missio (7-XII-1990)
SC Concilio Vaticano II, Cost.
Sacrosanctum Concilium
UR Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis
redintegratio
UUS Giovanni Paolo II, Ut unum sint
(25-V-1995)
VC Giovanni Paolo II, Esort. Apost. Vita
consecrata (25-III-1996)
INTRODUZIONE
Lo studio del mistero ecclesiale negli ultimi decenni ha
senza dubbio ricevuto nuovi spunti, grazie agli arricchimenti ed agli
approfondimenti del Concilio Vaticano
II, agli impulsi dello Spirito Santo, alle fonti inesauribili della Sacra
Scrittura e della Tradizione. La cosiddetta Ecclesiologia si è andata
costituendo in disciplina autonoma, con uno studio della Chiesa più sistematico
rispetto ai secoli precedenti, quando diverse vicissitudini storiche indussero
con insistenza i teologi a soffermarsi su aspetti parziali e su argomenti
apologetici.
Si è cercato di
redigere questo studio in linea con questa sistematica, e con gli apporti del
Concilio Vaticano II e del Magistero successivo. Allo stesso tempo si è cercato
di offrire un testo accessibile, ben coscienti che si tratta soltanto di
un’introduzione all’Ecclesiologia.
«La Chiesa è Madre, e una Madre deve essere amata» 5.
Sottolineare il carattere materno della Chiesa nell’introduzione
di un libro dedicato a studiarla – i capitoli che seguono non daranno molte
ocasioni di ricordarlo – non comporta mancanza di correttezza scientifica. Al
contrario, segnala la percezione della
sua intima natura, come organismo vivo e vivificante. Inoltre, ben modesto
servizio si renderebbe alla Chiesa, se l’amore accecasse la sua contemplazione.
L’amore, però, non acceca, ma completa l’incisività e l’oggettività della sua
osservazione.
Dice S.Paolo: «Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se
stesso per lei, per santificarla….., al fine di farsi comparire davanti la sua
Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e
immacolata» 6. La Chiesa è santa e
immacolata, malgrado ogni genere di miserie che gli uomini, che la compongono
sulla terra, portino con sé. E se con Passione l’amò Gesù per donarle santità
originaria, con la dovuta passione di figli ci disponiamo adesso ad avvicinarci
al suo mistero, a penetrare la sua natura di Madre, per amarla con maggiore
profondità e conoscenza di causa.
Resa più adeguata la nostra percezione della Chiesa, ci
troveremo in una migliore condizione per fare nostra questa gioiosa espressione
di fede e di amore, sgorgata dall’anima del Beato Josemaría Escrivá: «Santa,
Santa, Santa! Così osiamo inneggiare alla Chiesa, evocando l’inno in onore
della Beatissima Trinità. Tu sei Santa,
Chiesa, Madre mia, perché ti ha fondato il Figlio di Dio, che è Santo; sei
Santa, perché così ha voluto il Padre, fonte d’ogni santità; sei Santa, perché
ti assiste lo Spirito Santo, che abita nell’anima dei fedeli, per riunire i
figli del Padre, che abiteranno nella Chiesa del Cielo, la Gerusalemme eterna» 7.
Capitolo
I
ORIGINE E
FINALITÀ DELLA CHIESA
La Chiesa, più o meno conosciuta, capita e amata, è
comunque una realtà spesso presente nel
mondo d’oggi. Le domande si moltiplicano: Da dove proviene? Com’è sorta? Con
quale fine? Cosa afferma di se stessa riguardo a questi aspetti fondamentali? A queste domande è dedicato
questo primo capitolo, che inizia con una questione terminologica non
trascurabile.
Il termine
“Chiesa”
Usati con proprietà – cioè né in modo
estensivo né in modo figurato -, i termini designano le cose, permettono di
distinguerle una dall’altra e, in qualche modo, ne indicano la natura. Ciò si
verifica anche per il termine “chiesa”: i primi cristiani compresero subito che
tale termine era il più appropriato per designare la comunità, autenticamente
nuova, che costituivano.
Etimologicamente, chiesa è un termine derivato dal greco
(ekklesía), che, traduce il termine ebraico “qahal”, e significa assemblea
convocata o assemblea riunita.
Nell’Antico Testamento, il vocabolo è utilizzato per
indicare Israele come “comunità santa”1
e come “popolo di Dio”2, riunito
per il culto e la lode del Signore 3.
Il Nuovo Testamento recepisce il duplice significato
originale di Chiesa – convocazione e riunione – e dà al termine il suo
significato definitivo: la nuova comunità dei santi, il nuovo popolo di Dio
redento da Cristo, l’assemblea costituita da coloro che si pongono in ascolto
della perenne chiamata universale di Dio 4.
I primi cristiani usarono la parola
chiesa per indicare alcune volte l’assemblea liturgica, altre le diverse
comunità locali (di Gerusalemme, Corinto, Efeso, ecc.) e, altre ancora,
l’insieme dei cristiani sparsi per il mondo. «Questi tre significati sono, di
fatto, inseparabili. La Chiesa è il popolo che Dio riunisce nel mondo intero.
La Chiesa di Dio esiste nelle comunità locali e si realizza come assemblea
liturgica, soprattutto eucaristica» 5.
Origine trinitaria e sviluppo storico
della Chiesa
La Chiesa non sorge per caso, né
all’alba degli avvenimenti della storia. La Chiesa è un progetto trinitario.
Ogni operazione divina è stata stabilita, fin dall’eternità, dalle tre Persone
della Santissima Trinità. Anche la
Chiesa, ed in modo eminente, esiste per un disegno amorevole del Padre Eterno;
fu fondata nel tempo da Gesù Cristo, il Verbo incarnato, ed è costantemente
vivificata dallo Spirito Santo.
Per gli uomini, lo sviluppo di questo progetto divino
costituisce la cosiddetta “Storia della Salvezza”, vale a dire, il processo
cronologico – non fuori del tempo, pertanto, né disincarnato – elaborato dalla
misericordia di Dio per donare agli uomini la liberazione dai loro peccati e la
felicità eterna.
La Storia della Salvezza cominciò nel momento della
caduta di Adamo ed Eva, proseguì con l’elezione di Israele come popolo di Dio,
raggiunse il suo centro e culmine con l’Incarnazione, morte e risurrezione di
Gesù, e prosegue tuttora il suo sviluppo fino al compimento dei tempi con
l’instaurazione definitiva del Regno di Dio.
Quale ruolo spetta alla Chiesa in questo itinerario?
Per volontà divina, non solo la Chiesa è parte della
Storia della Salvezza, ma ne è la protagonista da duemila anni: infatti, si
designa come “tempo della Chiesa” il periodo che va dalla fondazione della
Chiesa, da parte di Cristo, con la venuta dello Spirito Santo nella Pentecoste,
fino alla futura consumazione alla fine dei secoli 6.
Il disegno salvifico di Dio Padre
La volontà salvifica del Padre per
tutti gli uomini viene segnalata dal Concilio Vaticano II: «L’eterno Padre, con
liberissimo ed arcano disegno di sapienza e di bontà, creò l’universo; decise
di elevare gli uomini alla partecipazione alla sua vita divina, caduti in Adamo
non li abbandonò, ma sempre prestò loro gli aiuti per salvarsi, in
considerazione di Cristo, Redentore (……). I credenti in Cristo, li ha voluti
chiamare nella santa Chiesa, la quale, già prefigurata sino dal principio del
mondo, mirabilmente preparata nella storia del popolo d’Israele e nell’antica
Alleanza, e stabilita infine «negli ultimi tempi», è stata manifestata
dall’effusione dello Spirito e avrà glorioso compimento alla fine dei secoli» 7.
La preparazione della Chiesa
nell’Antico Testamento
La
prefigurazione della Chiesa sin dalle origini del mondo, tratteggiata nel testo
sopra citato, è un tema ricorrente fra i primi autori cristiani che
sottolineano: «il mondo fu creato in vista della Chiesa» 8.
Gli autori cristiani, inoltre,
segnalano che anche il peccato dell’uomo fu permesso da Dio come occasione per
mostrare la grandezza di ciò che voleva donare al mondo. La Chiesa recepisce
questa convinzione quando, con riferimento a Adamo e a Cristo, canta con gioia
da tempi immemorabili nella solenne Veglia Pasquale: «Felice colpa, che meritò
tal Redentore!». Ciò perché, appena commesso il peccato originale, Dio fornisce
un primo elemento della fondazione della Chiesa: la sua promessa di donare agli
uomini un Messia redentore, che sarà discendente di Eva 9.
Anche la storia di Noè, con l’episodio
dell’arca, salvezza dal diluvio, e con l’alleanza fissata da Dio10, fa parte, insieme con altri episodi,
dei prolegomeni della Chiesa.
Tuttavia, gli eventi più importanti
sono tracciati dalle alleanze di Dio con Abramo e con Mosè:
-
nella
prima, stabilita circa 1900 anni prima di Cristo, il Signore promette ad Abramo
di renderlo padre di un grande popolo, che sarà benedetto fra le nazioni 11;
-
con
la seconda, pattuita con Mosè circa 600 anni dopo, Israele diventa “il popolo
di Dio” 12.
Queste due alleanze – impegni di
amicizia fra Dio e gli uomini – furono sottolineate con un sacrificio13. Israele, però, non tenne fede alle
sue promesse, così che i profeti annunziarono un patto nuovo ed eterno14. Cristo sarà colui che fissa con il
Sangue sparso sulla Croce questa nuova alleanza, definitiva e perfetta, con la
quale fonda la Chiesa, il “nuovo popolo di Dio”.
Fondazione della Chiesa da parte di Cristo
Giunta la pienezza dei tempi, Cristo,
il Figlio di Dio fatto uomo, realizzò il piano di salvezza tracciato dal Padre:
«ha inaugurato in terra il regno dei cieli e ci ha rivelato il mistero di Lui,
e con la sua obbedienza ha operato la redenzione»15.
È necessario chiedersi: Cristo aveva
intenzione di fondare la Chiesa o, piuttosto, di annunciare l’arrivo del Regno
di Dio? E ancora: non volle stabilire, in realtà, una Chiesa “semplicemente
spirituale”, senza gerarchia né struttura visibile? Nessuna di queste domande è
superflua, poiché l’una e l’altra sono state effettivamente poste; la seconda,
in concreto, è la tesi fondamentale del protestantesimo.
Ad ambedue queste domande occorre
rispondere che la dottrina cattolica, basandosi sulla Sacra Scrittura e sulla
Tradizione, ha ragioni molto profonde per sostenere che Cristo volle fondare, e
di fatto fondò, la Chiesa; che questa non solo non è spirituale ma è, allo
stesso tempo, visibile e gerarchica; e che essa non può contrapporsi al Regno
di Dio, ma si pone al suo servizio, come vedremo in particolareggiata analisi
alla fine di questo capitolo.
«La Chiesa fu fondata dalla parola e
dalle opere di Gesù Cristo»16.
Vediamo, attraverso queste parole e queste opere raccolte nel Vangelo,
l’intenzione di Cristo di fondare la Chiesa.
Le Parole di Gesù
Fra i diversi passi che si possono
citare a questo riguardo17,
soffermiamoci sul più eloquente e significativo di essi. Il vangelo riferisce
che Gesù, trovandosi insieme ai suoi apostoli in una certa occasione,
rivolgendosi a Simone, affermò con solennità: «Io ti dico: tu sei Pietro e su
questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno
contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che
legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla
terra sarà sciolto nei cieli »18.
In questo testo, Cristo promette
esplicitamente di fondare la sua Chiesa, indicando alcuni dei suoi principali
elementi e caratteristiche. Consideriamone alcuni:
-
«Edificherò
la mia Chiesa»: Gesù manifesta la sua ferma intenzione di fondarla.
-
«Tu
sei Pietro e sopra questa pietra…….»: Cristo annuncia l’esistenza nella sua
Chiesa di una gerarchia umana e visibile, fondata su Pietro.
-
«Le
porte dell’inferno non prevarranno contro di essa»: La Chiesa durerà per sempre
e niente potrà distruggerla, vincendo le minacce che, come Cristo lascia
intravedere, si scateneranno contro di essa.
-
«Ti
darò le chiavi del regno dei cieli»: la Chiesa sarà governata da Pietro come
vicario di Cristo in terra, e avrà pieni poteri di salvezza.
-
«Legare
e sciogliere sulla terra come nei cieli»: Gesù promette una tale unione con
Pietro e con gli apostoli – ai quali estenderà i suoi poteri19 -, che le decisioni della Chiesa
avranno valore decisorio innanzi a Dio.
È opportuno aggiungere un altro
particolare a proposito di questo passo del Vangelo. Diversi autori non
cattolici hanno cercato di vanificare queste parole, negando - con diverse
teorie - che Cristo le abbia mai pronunciate. Le critiche hanno richiesto
approfondite ricerche: i risultati hanno confermato l’autenticità del passo
evangelico e fugato ogni possibile dubbio.
Le opere di Gesù
Non ci sono soltanto le parole. Il
Vangelo riporta numerosi fatti operati da Cristo che manifestano la sua
volontà: sono veri atti fondazionali della Chiesa, che sarebbero privi di senso
se non fossero uniti alla sua intenzione di fondare la Chiesa e di
organizzarla.
Gesù non utilizzò a nessun tipo di
atto o strumento giuridico per fondare la Chiesa. Scelse invece di formarla a
poco a poco, con azioni e decisioni personali, in momenti successivi.
Scelta dei discepoli
Fin dall’inizio della vita pubblica di
Cristo, sono molti quelli che lo seguono spontaneamente, attratti dalla sua
predicazione. A un certo punto, però,
Lui stesso ne sceglie un certo
numero come discepoli20,
quelli che formerà con pazienza e invierà più tardi a predicare il regno di Dio21.
Vocazione degli Apostoli
Gesù compirà poi un’ulteriore scelta:
scegliere dodici discepoli tutti uomini perché lo accompagnino e possano
predicare22. Questi dodici li
chiamerà “apostoli”23, cioè inviati; li costituirà in
collegio o gruppo stabile e conferirà loro poteri di salvezza, come quelli di
battezzare 24, di perdonare i peccati25 e di celebrare l’eucaristia 26.
La vocazione degli apostoli è
significativa in tutti i suoi particolari. Nemmeno il numero di dodici è
casuale, essendo il numero corrispondente alle tribù d’Israele – l’antico
popolo di Dio -, quelle che essi giudicheranno alla fine del mondo27 . Questo dettaglio, di per sé, denota
anche l’intenzione di Cristo di creare il nuovo popolo di Dio, che è la Chiesa.
Il primato di Pietro
Abbiamo visto
nel precedente paragrafo come Cristo promise a Pietro i poteri massimi28. Glieli conferirà, di fatto, dopo la
Risurrezione, costituendolo pastore supremo della Chiesa29.
Avvenimenti pasquali
La Pasqua, che significa passaggio di
Dio, era la più importante delle feste religiose ebraiche. Si celebrava in ogni
famiglia il giorno quattordici del mese di Nisan, con una cena rituale nella quale si consumava un agnello senza
macchia. Ciò si faceva nel perenne ricordo di un fatto storico di grande
importanza, realizzatosi ai tempi di Mosè: il passaggio devastante di Dio fra i
primogeniti degli egiziani, dal quale gli israeliti si salvarono per il sangue
dell’agnello con cui avevano asperso le porte delle loro case, e che permise la
liberazione dalla schiavitù alla quale erano sottoposti30.
Nel nostro caso, si denominano
avvenimenti pasquali quelli che Gesù compì nell’Ultima Cena, nella sua Passione
e Morte, e nella sua Risurrezione. Cristo li realizzò personalmente immolandosi
come agnello di Dio senza macchia, proprio nel tempo pasquale ebraico, per
indicare che Lui è la nuova Pasqua, il passaggio definitivo di Dio fra gli
uomini che libera dalla schiavitù del peccato:
-
Nell’Ultima
Cena, Cristo anticipa sacramentalmente il sacrificio della Croce e ne rivela il
significato redentore universale. Lo fa istituendo l’Eucaristia, e conferendo
il sacerdozio ministeriale agli apostoli31;
questi sono i mediatori che consentono per perpetuare nel tempo la definitiva
Alleanza di salvezza fra Dio e gli uomini.
-
Con
la Sua Passione e Morte, Cristo compie la redenzione degli uomini, con lo
spargimento del suo sangue li libera dal peccato e sigilla la nuova eterna
alleanza. Si può affermare che la Chiesa nasce dalla Croce.
-
È
opportuno segnalare un aspetto di capitale importanza per la Chiesa. La Croce,
e la Santa Messa sono un unico sacrificio: ogni celebrazione dell’Eucaristia
ri-presenta – rende presente oggi – l’immolazione che Cristo compì una sola
volta per sempre sulla Croce32.
Pertanto, conseguenza diretta di questa identificazione sacramentale è che
l’Eucaristia è essenziale nella vita della Chiesa, poiché – afferma S. Agostino
– mediante questa Croce attualizzata e la comunione del Corpo di Cristo «si
costruisce la Chiesa nel tempo presente»33.
Il Magistero si riferisce a questa “ecclesiologia eucaristica” in espressioni
come: «la Chiesa vive e cresce mediante l’Eucaristia»34, o «l’Eucaristia fa la Chiesa»35.
-
Con
la sua Risurrezione, Gesù conferma il sacrificio della Croce come atto divino
di salvezza degli uomini. Gli apostoli saranno i testimoni della sua vittoria
sulla morte36, come lo saranno tutti
quelli che crederanno in Lui. La Risurrezione è la pietra angolare di tutta la
fede della Chiesa37.
Cristo risuscitato invia gli apostoli
allo stesso modo in cui lui era stato inviato dal Padre38. La missione è di portata universale:
predicare il Vangelo ad ogni creatura39.
A questo fine comunica agli apostoli la pienezza dei suoi poteri e promette la
sua presenza nella Chiesa sino alla fine dei tempi40.
Conviene evidenziare che «il fatto che
gli apostoli siano stati testimoni del Risorto e inviati da Lui, ha segnato per
sempre il cristianesimo. Proprio per questa testimonianza e missione
apostolica, il cristianesimo si è costituito in Chiesa. Se non fosse stato per
le esperienze pasquali e per la missione, il cristianesimo si sarebbe ridotto a
gruppi dispersi di entusiasti seguaci di Gesù, che sarebbero andati apparendo e
sparendo nel corso della storia»41.
* * *
Arrivati a questo punto, si può
affermare con cognizione di causa, che le parole e gli atti di Gesù rendono esplicita
la sua intenzione di fondare la Chiesa. Da quanto visto sin qui si può già
concludere, così come confermano la Tradizione ed il Magistero, che Gesù
costituì la Chiesa come un comunità con legami
spirituali e dotata allo stesso
tempo di elementi gerarchici e visibili.
La Commissione Teologica
Internazionale, ricordando «quello che la fede ha creduto sempre riguardo a
Cristo», lo esprime in questo modo: «Per realizzare la sua missione salvifica
Gesù volle riunire gli uomini in vista del Regno e convocarli intorno a sé. Per
portare avanti questo disegno, Gesù realizzò atti concreti, la cui unica
interpretazione possibile, presa nel suo contesto, è la preparazione della
Chiesa che sarà definitivamente costituita negli avvenimenti di Pasqua e Pentecoste.
È necessario, pertanto, affermare che Gesù volle fondare la Chiesa»42.
La stessa Commissione precisa più
avanti: «non si tratta di affermare che questa intenzione implichi un’espressa
volontà di fondare e definire tutti gli aspetti delle istituzioni della Chiesa
tali e quali si sono sviluppati nel corso dei secoli. È necessario, invece,
affermare che Gesù volle dotare la comunità, che convocò intorno a sé, di una
struttura che potesse durare fino alla consumazione del Regno. Si deve qui
porre in evidenza, in primo luogo, la scelta dei dodici e di Pietro come loro
capo, una scelta molto ben determinata»43.
La Chiesa manifestata dallo Spirito Santo
«Gesù non solo è all’origine storica
della Chiesa, ma è anche, dopo la sua Risurrezione, è il principio permanente
dell’unità e della vita della Chiesa, per mezzo dello Spirito Santo»44. Infatti, «compiuta l’opera che il
Padre aveva affidato al Figlio sulla terra (cfr. Gv 17,4) il giorno di
Pentecoste fu inviato lo Spirito Santo per santificare continuamente la Chiesa»45.
Nella festa ebraica di Pentecoste,
cinquanta giorni dopo gli avvenimenti pasquali, è pienamente rivelata la
Santissima Trinità46: il
Padre e il Figlio inviarono lo Spirito Santo agli apostoli e ai discepoli di
Gesù, spingendoli a predicare il Vangelo, secondo la missione che Egli aveva
loro affidato47. Nel giorno di
Pentecoste, la Chiesa si è manifestata al mondo e ha dato inizio alla sua
azione pubblica nella storia, che durerà fino alla seconda venuta di Gesù
Cristo alla fine dei tempi.
Da allora, la silenziosa presenza
dello Spirito Santo è fondamentale: Egli anima e santifica perennemente la
Chiesa, la vivifica e la rinnova, la unisce a Cristo e al Padre, forgia la
comunione in tutti suoi aspetti, ispira le sue decisioni, guida i suoi passi
verso la pienezza della verità, la preserva dagli errori, «la provvede e la
dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi
frutti, abita nel cuore dei suoi fedeli come in un tempio, e in essi prega e da
testimonianza della loro adozione a figli»48.
I benefici che il Paraclito dona incessantemente alla Chiesa sono inesauribili.
Per designare la sua multiforme
attività, fin dall’antichità si dice che lo Spirito Santo è l’«anima» della
Chiesa49. sant'Agostino lo spiega così:
«L’anima vivifica tutte le membra del corpo e conferisce a ciascuna di esse una
determinata funzione. Altrettanto avviene nella Chiesa di Dio…..Ciascuno ha una
sua funzione, però tutti vivono la stessa vita. Infatti, ciò che l’anima è per
il corpo dell’uomo, lo Spirito Santo lo è per il corpo di Cristo, ossia la
Chiesa»50.
Venti secoli di coscienza ecclesiale
La storia conferma che i primi
cristiani si sentivano uniti nella Chiesa, sotto la guida di Pietro e degli
apostoli. Non mutarono l’insegnamento di Gesù, ma lo misero in pratica.
Così, il libro degli Atti degli
Apostoli afferma che i primi cristiani:
- si convertono
a Gesù Cristo e vengono battezzati nel
suo nome51, mediante la
predicazione degli apostoli;
- restano
riuniti intorno agli apostoli, celebrano l’Eucaristia e pregano52;
- per risolvere
le prime difficoltà dottrinali si riuniscono nel Concilio di Gerusalemme, le
cui decisioni sono riconosciute
come ispirate dallo Spirito Santo e, come tali, trasmesse alle
comunità cristiane sorte in altre città53;
- tutti
obbediscono all’autorità di Pietro54,
che fin dal primo momento esercita il suo primato55.
A Gerusalemme, dove iniziò la
predicazione degli apostoli, si formò la prima comunità cristiana, la Chiesa
madre di tutte le altre, che all’inizio
era allo stesso tempo locale e universale. A questo modello si uniformeranno
tutte le comunità che in seguito si stabiliranno nelle altre città. Un modello
caratterizzato dall’obbedienza alle disposizioni degli apostoli, uniti a
Pietro, e dalla fedeltà al loro insegnamento.
Le successive generazioni di cristiani
non fecero né più né meno che continuare l’esempio dei loro predecessori,
sforzandosi di mantenere la comunione con il Romano Pontefice, successore di
Pietro a capo della Chiesa, e con i Vescovi, successori degli apostoli.
La Tradizione attesta che si è
mantenuta un’identica coscienza ecclesiale lungo venti secoli di storia.
Esistono testimonianze di tutte le epoche, come quella di Tertulliano, scrittore
cristiano del III secolo: «Gli apostoli andarono per il mondo intero a
predicare la stessa dottrina e la stessa fede a tutte le nazioni. In ogni città
fondarono Chiese, che furono germogli o semi della fede e della dottrina per le
altre chiese di ogni tempo. Per questo, le nostre chiese devono essere
considerate come germogli delle Chiese apostoliche. Pur essendo tante le
Chiese, formano una sola Chiesa che deriva dagli apostoli»56.
* * *
Rispetto alla fondazione e alla
permanenza nel tempo della Chiesa, il Concilio Vaticano II dice: «Questa è
l’unica Chiesa di Cristo (…..), che il Salvatore nostro, dopo la sua
resurrezione, diede da pascere a Pietro, affidandone a lui e agli altri
Apostoli la diffusione e la guida, e costituì per sempre colonna e sostegno
della verità. Questa Chiesa, in questo mondo costituita e organizzata come
società, sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e
dai Vescovi in comunione con lui»57.
Motivo dell’esistenza della Chiesa
La Chiesa è stata voluta da Dio per la
salvezza degli uomini, di ciascun uomo. «La Chiesa, procedendo dall’amore
dell’eterno Padre, fondata nel tempo dal Cristo Redentore, radunata nello
Spirito Santo, ha una finalità salvifica ed escatologica che non può essere
raggiunta pienamente se non nel mondo futuro»58.
Tutto nella Chiesa è ordinato a questo fine.
Nel Credo affermiamo che Gesù Cristo
scese dal cielo «per noi uomini e per la nostra salvezza». Cristo, il Figlio di
Dio fatto uomo, è l’unico Redentore dell’uomo: «in nessun altro c’è salvezza»59. Ed Egli si serve della Chiesa come
strumento di redenzione universale60.
Non è possibile comprendere la Chiesa
senza Cristo, che la fondò per perpetuare nella storia la sua missione. La
Chiesa è, perciò, «sacramento universale di salvezza»61, vale a dire, segno efficace e reale
dell’azione redentrice di Cristo fra gli uomini fino alla fine dei secoli. In
definitiva, la Chiesa salva perché ha i poteri e i mezzi di santificazione di
cui Cristo le ha fatto dono.
Il fine salvifico della Chiesa si
caratterizza per essere soprannaturale, immutabile, perpetuo ed universale.
- Soprannaturale: la conquista della
salvezza è al di sopra delle forze umane, e la si raggiunge soltanto con
l’aiuto della grazia divina.
La salvezza può venire soltanto da
Dio. Anche se il desiderio di salvezza è radicato nel cuore dell’uomo insieme
con quello di una felicità senza fine, non è possibile confondere o equiparare
tali aspirazioni. Il desiderio di felicità non è sufficiente – né mai lo
sarebbe – per raggiungere la salvezza, se Dio non venisse in nostro aiuto con
Gesù Cristo e con la Chiesa. Soltanto mediante la grazia l’uomo ha la
possibilità di soddisfare i suoi aneliti di felicità eterna, in modo inatteso,
infinito, divino.
- Immutabile: modificare il fine della
Chiesa sarebbe snaturarla, ma questa possibilità non è in potere dell’uomo e Dio non muta le
sue decisioni eterne.
Non si comprende nulla della Chiesa se
non si coglie la necessità dell’uomo di essere salvato. Negli ultimi anni, una
grave crisi d’indifferenza religiosa ha oscurato nella coscienza di molti la
prospettiva della salvezza, riducendo tutte le aspettative al benessere
terreno. Con parole di Giovanni Paolo II, si è manifestata «una graduale
secolarizzazione della salvezza»62.
In questa errata prospettiva, la
Chiesa risulta mera istituzione assistenziale,
fuori dal tempo e obsoleta. Ciononostante, questa diffusa opinione non
altera la verità del destino ultimo dell’uomo – sia esso la felicità o il
castigo eterni, conformi ai meriti di ciascuno -, che conosciamo con certezza
per rivelazione divina. Piuttosto pone innanzi alla Chiesa nuove sfide, per
imparare a presentarsi agli uomini come lo strumento per mezzo del quale Dio
offre la salvezza.
- Perpetuo: durerà fino alla consumazione dei secoli, come sappiamo
dalla promessa che Cristo fece alla Chiesa di rimanere per sempre con lei63.
- Universale: nella Chiesa, Dio offre
la salvezza a tutti gli uomini, senza che nessuno ne sia escluso a priori64.
Salvezza e santità
La salvezza è la felicità perfetta
dell’uomo; essa consiste nella perenne comunione con la Trinità, vale a dire,
nel possedere e nel godere Dio in Cielo per l’eternità, previa la remissione
dei peccati. Gesù Cristo ci ha reso capaci di raggiungere questa felicità per
mezzo della sua morte e risurrezione, rendendone duraturi gli effetti per mezzo
della Chiesa.
Una visione individualistica o
elitaria della salvezza, porta con sé il disprezzo della carità di Cristo, che
con il sacrificio redentore ci ha reso fratelli
degli altri uomini, chiamandoci tutti alla comunione nella sua Chiesa.
«Dio - insegna il Concilio Vaticano II - volle santificare e salvare gli uomini
non individualmente e senza alcun legame tra, ma volle costituire di loro un
popolo»65, che è la Chiesa.
Allo stesso tempo, «Dio, che ti creò
senza di te, non ti salverà senza di te»66,
come afferma S. Agostino in una delle sue celebri affermazioni. La felicità
eterna non si ottiene in modo passivo. «Il cristianesimo non è un cammino
comodo: non basta «stare» nella Chiesa e far passare gli anni»67. Ognuno deve fare la sua parte68, poiché «la salvezza, che è sempre un
dono dello Spirito Santo, esige la collaborazione dell’uomo per salvare sia se
stesso che gli altri»69.
Inoltre, questo impegno personale non
può essere mediocre, tenendo presente quel passo del Vangelo in cui alla
domanda: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?», Gesù risponde:
«Sforzatevi di entrare per la porta stretta»70.
In sostanza, la salvezza è santità,
ovvero implica sempre un certo eroismo nella libera corrispondenza a Dio.
È opportuno ribadire il significato
equivalente dei termini di “santità” e “salvezza”, anche se il linguaggio
comune tende a differenziarli. Per molti, con un paragone scolastico, salvezza
sarebbe come studiare il minimo indispensabile per superare un esame, mentre
santità corrisponderebbe allo sforzo fatto per ottenere il massimo dei voti.
Questa distinzione è chiaramente sbagliata. Soltanto colui che, con la sua
libertà e nella sua specifica condizione, lotta per corrispondere alla volontà
di Dio e usa i mezzi di salvezza della Chiesa, raggiungerà la sua «salvezza –
santità». Potremmo affermare che nessuno entra in cielo di nascosto o per una
scorciatoia, ma soltanto «per la porta principale».
* * *
Resta da fare un’ultima importante
considerazione riguardo alla finalità della Chiesa.
Il Concilio Vaticano II afferma:
«Questo è il fine della Chiesa: con la diffusione del regno di Cristo su tutta
la terra a gloria di Dio Padre, rendere partecipi tutti gli uomini della
salvezza operata dalla redenzione e per mezzo di essi ordinare effettivamente
il mondo intero a Cristo»71.
Si tratta di un testo denso di
significato, che allarga e precisa la prospettiva salvifica della Chiesa,
inserendola nel divino progetto universale. Occorre dire, infatti, che la
Chiesa opera la salvezza dell’uomo nella misura in cui, a gloria di Dio Padre,
si pone al servizio di questo ultimo fine e missione: annunziare ed instaurare
ovunque il Regno di Cristo e di Dio72.
Ma arrivati a questo punto, è necessario chiedersi in cosa consista il
Regno di Dio.
Il Regno di Dio e la Chiesa
Il Regno di Dio è il fine ultimo, la
missione e la ragion d’essere della Chiesa. Alcuni hanno voluto opporre il
Regno di Dio alla Chiesa. La formulazione di una siffatta posizione è solita
essere condensata in una frase del modernista Alfred Loisy, dell’inizio del
secolo XX: «Gesù annunziò il Regno di Dio e ciò che arrivò fu la Chiesa», interpretata
nel senso che la Chiesa avrebbe usurpato e snaturato l’intenzione di Cristo.
Questo riferimento storico - dottrinale può servire ad introdurre il tema che
in questione.
Il Regno di Dio fu l’oggetto
principale della predicazione di Cristo nel corso della sua vita pubblica.
Giovanni Battista, il precursore di Gesù, annunziò la vicinanza del regno di
Dio73, già profetizzato nell’Antico
Testamento74. Cristo, da parte sua,
predicò la venuta di questo regno, in vista del quale era stato inviato75.
Gesù parlò numerose volte del regno di
Dio, che chiama anche regno dei Cieli, o, semplicemente, mio regno. Nel Vangelo
possiamo osservare come Cristo:
- rivela e
spiega agli uomini la sua ricchezza di contenuto per mezzo di molte parabole o
paragoni76;
- insegna nel
Padrenostro a chiedere la venuta di questo regno77,
che non è di questo mondo78 e non
avrà fine79;
- annunzia ai
fedeli il possesso del regno alla fine dei tempi80,
momento in cui esso sarà compiuto81.
È opportuno sottolineare il momento in
cui Gesù promette a Pietro il Primato sulla Chiesa e le chiavi del regno, con
l’annesso potere di sciogliere e legare in Cielo ciò che decide sulla terra82.
Dalla Sacra Scrittura si deduce che il
regno di Dio fu profetizzato a Israele e istituito da Gesù, viene diffuso dalla
Chiesa e sarà compiuto solo alla fine del mondo, quando Cristo, che «deve
regnare fino a porre tutti i nemici sotto i suoi piedi», «offra a Dio Padre il
regno», «affinché Dio sia in tutte le cose»83.
Il Regno di Dio è la presenza salvifica di Cristo tra gli
uomini: si tratta di un «mistero»84, una
realtà incomprensibile, dotata di molteplici aspetti.
Il Regno di Dio non è soltanto futuro,
ma anche attuale. Non è solo personale, ma comunitario. Non è solo celeste, ma
anche terreno, giacché «il Regno mira a trasformare i rapporti tra gli uomini e
si attua progressivamente, man mano che essi imparano ad amarsi, a perdonarsi e
a servirsi a vicenda»; vale a dire, nella misura in cui i valori evangelici
penetrano e vivificano il mondo. «La natura del Regno è la comunione di tutti
gli esseri umani tra di loro e con Dio», e per questo «il Regno riguarda tutti:
le persone, la società, il mondo intero», come afferma Giovanni Paolo II
nell’enciclica Redemptoris Missio85, nella
quale analizza attentamente il Regno di Dio.
Nella sua fase attuale, il Regno di
Dio fa riferimento all’azione divina spirituale che salva e trasforma l’uomo e
il cui influsso raggiunge:
-
lo
stato di grazia e la salvezza dell’anima,
-
la
comunione di tutti i santi nella vita eterna,
-
la
situazione terrena della società umana.
Quanto a coloro che hanno tentato di
contrapporre il regno di Dio alla Chiesa, i testi evangelici qui citati, così
come la costante Tradizione, mostrano la falsità e l’inconsistenza di questa
posizione. La Chiesa sa che «di questo Regno costituisce in terra il germe e
l’inizio»86, così come sa di essere
interamente ed efficacemente al suo servizio.
«Non si può disgiungere Il Regno dalla
Chiesa. Certo, questa non è fine a se stessa, essendo ordinata al regno di Dio,
di cui è germe, segno e strumento. Ma, mentre si distingue dal Cristo e dal
Regno, la Chiesa è indissolubilmente unita a entrambi», con «una relazione
singolare e unica che, pur non escludendo l’opera di Cristo e dello Spirito
fuori dei confini visibili della Chiesa, conferisce a essa un ruolo specifico e
necessario. Di qui anche lo speciale legame della Chiesa col Regno di Dio e di
Cristo»87.
INDICE
Tavola delle abbreviazioni
Il termine “Chiesa”
Origine
trinitaria e sviluppo storico della Chiesa
Il
disegno salvifico di Dio Padre
La
preparazione della Chiesa nell’Antico Testamento
Fondazione
della Chiesa da parte di Gesù Cristo
Le Parole di Gesù
Le
opere di Gesù
La
Chiesa manifestata dallo Spirito Santo
Venti
secoli di coscienza ecclesiale
Motivo
dell’esistenza della Chiesa
Salvezza
e Santità
Il
Regno di Dio e la Chiesa
CAPITOLO
II: NATURA DELLA CHIESA
Il
mistero della Chiesa
Le
immagini della Chiesa
Il Popolo di Dio
Corpo
mistico di Cristo
Tempio
dello Spirito Santo
La
comunione nella Chiesa
La
Chiesa, sacramento di comunione
Una
definizione della Chiesa
CAPITOLO
III:
LA
CHIESA VISIBILE, SOCIETA’ GERARCHICAMENTE STRUTTURATA
1.
I fedeli cristiani
Sacerdozio comune e sacerdozio ministeriale
I ministri sacri
2.
La costituzione gerarchica della Chiesa
Istituzione divina della gerarchia
Origine
della gerarchia
Il
comportamento degli apostoli
La
successione apostolica e la collaborazione gerarchica.
Il Collegio Episcopale e il suo Capo, il Papa
Il Collegio Episcopale
Il Romano Pontefice
I vescovi
I presbiteri e i diaconi
Chiesa universale e chiese particolari
Prelature
personali e ordinariati militari
CAPITOLO
IV: LA MISSIONE DELLA CHIESA SULLA TERRA
La
missione affidata da Cristo alla sua Chiesa
1.
La missione della Gerarchia
La potestà di magistero e il compito di insegnare
Fondamento
evangelico
Contenuto
e funzione del Magistero
Tipi
di Magistero
L’infallibilità
Ambito
della infallibilità
Adesione
al Magistero
La potestà di ordine e il compito di santificare
La potestà di regime e il compito di governare
2.
I laici e la santificazione delle realtà terrene
Nozione e caratteristiche
La missione dei laici nella Chiesa
Compito di santificare
Compito
di insegnare
Compito
di governare
3.
La vita consacrata e la sua missione
Nozione
Natura ecclesiale
Diversità di forme
CAPITOLO
V: CHIESA CATTOLICA E CONFESSIONI CRISTIANE
Cristo
ha fondato una sola Chiesa
Le
note distintive della vera Chiesa
Unità
Santità
Cattolicità
Apostolicità
«Fuori
della Chiesa non c’è salvezza»
Gradi
di appartenenza alla Chiesa
Incorporazione piena
Incorporazione non piena
Orientamento verso la Chiesa
L’ecumenismo
Il
dialogo interreligioso
CAPITOLO
VI: LA CHIESA INVISIBILE. IL COMPIMENTO DELLA CHIESA
Gli
stati attuali della Chiesa
La Chiesa trionfante
La Chiesa purgante
La Chiesa pellegrina o militante
La
Comunione dei santi
Indefettibilità
della Chiesa
Il
compimento della Chiesa
Maria,
Madre della Chiesa
CONCLUSIONE
Bibliografia
1 S. Cipriano, Sull’unità della Chiesa, 6.
2 CCC 2030
3 CCC 750
4 LG 8.
5 Giovanni Paolo II, Omelia a Barcellona (/-XI-1982)
6 Ef 5,25-27
7 CnM 25
1 Cfr Dt 23,1-3
2 Cfr Es 19
3 Cfr Dt 4,10
4 Cfr 1 Tes 2,12
5 CCC 752
6 Cfr CCC 732
7 LG 2
8 Il Pastore di Erma, 2,4,1; Cfr S: Giustino, Apologie, 2,7
9 Cfr Gn 3,15
10 Cfr Gn 9,9-17
11 Cfr Gn 15,18
12 Cfr Es 19
13 Cfr Gn 17 11; Es 24 8
14 Cfr Ger 31,31-34; Is 55,3
15 LG 3
16 CCC 778
17Cfr Gv 21,15-17; Lc 22,32
18 Mt 16,18-19
19 Cfr Mt 18,18
20 Cfr Mc 1,16-20
21 Cfr Lc 10,1-20
22 Cfr Mc 3,13-19
23 Cfr Lc 6,13
24 Cfr t 28,19
25 Cfr Mt 18,18
26 Cfr Lc 22,19
27 Cfr Mt 19,28
28 Cfr Mt 16,18-19
29 Cfr Gv 21,15-17
30 CfrEs 12,1-47
31 Cfr Lc 22,19-20
32 Cfr CCC 1362-1367
33 S. Agostino, Contro Fausto 12,20
34 LG 26
35 CCC 1396
36 Cfr Ecc. 2,24.32
37 Cfr 1 Cor 15,14-20
38 Cfr Gv 20,21
39 Cfr Mc 16,15
40 Cfr Mt 28,19-20
41 NCE 3
42 Commissione Teologica Internazionale, La coscienza che Gesù aveva di se stesso (8-XI-1985), Proposizione 3
43 Ibid. Commento alla Proposizione 3.
44 NCE 2.
45 LG 4.
46 Cfr CCC 732.
47 Cfr At 2.
48 LG 4.
49 LG 7.
50 S.Agostino, Sermone 267,4.
51 Cfr At 2,37-41
52 Cfr At 2,42
53 Cfr At 15
54 Cfr At 15,7
55 Cfr At 1,15; 2,24
56 Tertulliano, La prescrizione degli eretici, 20
57 LG 8.
58 GS 40.
59 At 4,12.
60 Cfr LG 9.
61 LG 48.
62 RM 11.
63 Cfr Mt 28,20.
64 Cfr Mc 16,15.
65 LG 9.
66 S: Agostino, Sermone
169.
67 EG 57.
68 Cfr LG 14.
69 RM 9.
70 Lc 13,23-24.
71 AA 2.
72 Cfr LG 5.
73 Cfr Mc 1,15.
74 Cfr Es 15,18; Dan 3,100.
75 Cfr Lc 4,21.43.
76 Cfr Mt 13; Mc 4.
77 Cfr Lc 11,2.
78 Cfr Gv 18,36.
79 Cfr Lc 1,33
80 Cfr Mt 25,34.
81 Cfr 1 Cor 25,25.24.28.
82 Cfr Mt 16,18-19.
83 1 Cor 15,24-.25.28.
84 LG 5.
85 RM 15.
86 LG 5.
87 RM 18.