Caso
E' in generale
l’accadere senza vera e propria causa, preter-intenzionalmente.
Fu teorizzato come principio oggettivo dagli atomisti, in contrapposizione al determinismo universale del Fato. Secondo Epicuro e Lucrezio gli atomi, che sono i primi elementi
della realtà, si aggregano tra di loro per caso, e,
così, danno origine alla molteplicità delle cose; anche l’ordine apparente che
si incontra nella natura è frutto del caso, non del Demiurgo o di qualche
altra divinità. Già Anassagora,
Platone e gli Stoici, considerando l’universo come organizzato in ogni sua
parte da un Principio razionale (il Nous, il
Demiurgo, il Logos), videro nel caso solo una causa incomprensibile
dall’intelletto umano. Alla stessa conclusione furono condotti più
tardi i filosofi cristiani: Origene, Agostino, Boezio.
Secondo S. Tommaso ciò che noi diciamo caso
in realtà è frutto di cause contingenti, il cui modo
di operare sfugge all’uomo ma non alla conoscenza di Dio e alla divina
provvidenza: "Se Dio non ha provvidenza di questi eventi singolari, ciò
avviene o perché Dio non li conosce, o perché non può o perché non vuole averne
cura. Ma non si può dire che Dio non li conosca,
perché si è dimostrato che a Dio sono noti (Libro I, c. 65). Ne si può dire che Dio non possa averne cura (Libro II, c.
22) (...). E neppure si può
affermare che Dio non voglia governarli, poiché la sua volontà si porta
universalmente su tutti i beni (Libro 1, c. 75); ora il bene di quelli che
sono governati consiste massimamente nell’ordine del governo. Non si può dunque
dire che Dio non abbia cura di queste cose
singolari". (C. G. III, c. 75, n. 2503).
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Battista Mondin.
Dizionario
enciclopedico del pensiero di S. Tommaso D'Aquino,
Edizioni
Studio Domenicano, Bologna.