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ESORTAZIONE APOSTOLICA OSTSINODALE INDICE Introduzione [1] Il cibo della verità [2]
La fede eucaristica della Chiesa [6] Santissima Trinità ed Eucaristia Il pane disceso dal cielo [7] Eucaristia: Gesù vero Agnello immolato La nuova ed eterna alleanza nel sangue dell'Agnello [9]
Lo Spirito Santo e l'Eucaristia Gesù e lo Spirito Santo [12] Eucaristia principio causale della Chiesa [14] Sacramentalità della Chiesa [16] I. Eucaristia e iniziazione cristiana II. Eucaristia e sacramento della Riconciliazione III. Eucaristia e Unzione degli infermi [22] IV. Eucaristia e sacramento dell'Ordine V. Eucaristia e Matrimonio Eucaristia: dono all'uomo in cammino
[30] L'Eucaristia e la Vergine Maria [33]
Lex orandi e lex
credendi [34] La Celebrazione eucaristica opera del « Christus totus
» Christus totus in capite et in corpore [36] Ars celebrandi [38] Il Vescovo, liturgo per eccellenza
[39] La struttura della celebrazione eucaristica [43] Unità intrinseca dell'azione liturgica [44] Actuosa participatio [52] Autentica partecipazione [53] La celebrazione interiormente partecipata Catechesi mistagogica [64] Adorazione e pietà eucaristica Il rapporto intrinseco tra celebrazione e adorazione
[66]
Forma eucaristica della vita cristiana Il culto spirituale – logiké latreía (Rm 12,1)
[70] Eucaristia, mistero da annunciare Eucaristia e missione [84] Eucaristia, mistero da offrire al mondo Eucaristia, pane spezzato per la vita del mondo [88] Conclusione [94] 1.
Sacramento della carità (1), Il cibo della verità 2.
Nel Sacramento dell'altare, il Signore viene incontro all'uomo, creato ad
immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1,27), facendosi suo compagno di
viaggio. In questo Sacramento, infatti, il Signore si fa cibo per l'uomo
affamato di verità e di libertà. Poiché solo la verità può renderci liberi
davvero (cfr Gv 8,36), Cristo si fa per noi cibo di Verità. Con acuta
conoscenza della realtà umana, sant'Agostino ha messo in evidenza come l'uomo
si muova spontaneamente, e non per costrizione, quando si trova in relazione
con ciò che lo attrae e suscita in lui desiderio. Domandandosi, allora, che
cosa possa ultimamente muovere l'uomo nell'intimo,
il santo Vescovo esclama: « Che cosa desidera l'anima più ardentemente della
verità? » (2). Ogni uomo, infatti, porta in sé l'insopprimibile desiderio
della verità, ultima e definitiva. Per questo, il Signore Gesù, « via, verità
e vita » (Gv 14,6), si rivolge al cuore anelante dell'uomo, che si
sente pellegrino e assetato, al cuore che sospira verso la fonte della vita,
al cuore mendicante della Verità. Gesù Cristo, infatti, è Lo sviluppo del rito eucaristico 3.
Guardando alla storia bimillenaria della Chiesa di Dio, guidata dalla
sapiente azione dello Spirito Santo, ammiriamo, pieni di gratitudine, lo
sviluppo, ordinato nel tempo, delle forme rituali in cui facciamo memoria
dell'evento della nostra salvezza. Dalle molteplici forme dei primi secoli,
che ancora splendono nei riti delle antiche Chiese di Oriente, fino alla
diffusione del rito romano; dalle chiare indicazioni del Concilio di Trento e
del Messale di san Pio V fino al rinnovamento liturgico voluto dal Concilio
Vaticano II: in ogni tappa della storia della Chiesa Il Sinodo dei Vescovi e l'Anno dell'Eucaristia 4.
È necessario inoltre sottolineare il rapporto del recente Sinodo dei Vescovi
sull'Eucaristia con quanto è accaduto negli ultimi anni nella vita della
Chiesa. Innanzitutto, dobbiamo ricollegarci idealmente al Grande Giubileo del
2000, con il quale il mio amato Predecessore, il servo di Dio Giovanni Paolo
II, ha introdotto Scopo della presente Esortazione 5.
Questa Esortazione apostolica postsinodale ha lo scopo di riprendere la
multiforme ricchezza di riflessioni e proposte emerse nella recente Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi,
– a partire dai Lineamenta fino alle Propositiones,
passando attraverso l'Instrumentum laboris, le Relationes
ante et post disceptationem, gli interventi dei Padri sinodali, degli
auditores e dei delegati fraterni –, nell'intento di esplicitare alcune
fondamentali linee di impegno, volte a destare nella Chiesa nuovo impulso e
fervore eucaristico. Consapevoli del vasto patrimonio dottrinale e
disciplinare accumulato nel corso dei secoli intorno a questo Sacramento,(10) nel presente documento desidero soprattutto
raccomandare, accogliendo il voto dei Padri sinodali,(11) che il popolo
cristiano approfondisca la relazione tra il Mistero eucaristico, l'azione
liturgica e il nuovo culto spirituale derivante dall'Eucaristia,
quale sacramento della carità. In questa prospettiva intendo porre la
presente Esortazione in relazione con la mia prima Lettera enciclica Deus caritas est, nella quale ho parlato
più volte del sacramento dell'Eucaristia per sottolineare il suo rapporto con
l'amore cristiano, sia in riferimento a Dio che al
prossimo: « Il Dio incarnato ci attrae tutti a sé. Da ciò si comprende come
agape sia ora diventata anche un nome dell'Eucaristia: in essa l'agape di Dio viene a noi corporalmente per
continuare il suo operare in noi e attraverso di noi » (12). EUCARISTIA,
MISTERO DA CREDERE « Questa è l'opera di Dio: credere in colui La fede eucaristica della Chiesa 6.
« Mistero della fede! ». Con questa espressione pronunciata
immediatamente dopo le parole della consacrazione, il sacerdote proclama il
mistero celebrato e manifesta il suo stupore di fronte alla conversione
sostanziale del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore Gesù, una
realtà che supera ogni comprensione umana. In effetti, l'Eucaristia è per
eccellenza « mistero della fede »: « è il compendio e la somma della nostra
fede ».(13) La fede della Chiesa è essenzialmente fede eucaristica e si
alimenta in modo particolare alla mensa dell'Eucaristia. La fede e i
Sacramenti sono due aspetti complementari della vita ecclesiale. Suscitata
dall'annuncio della Parola di Dio, la fede è nutrita e cresce nell'incontro
di grazia col Signore risorto che si realizza nei Sacramenti: « La fede si
esprime nel rito e il rito rafforza e fortifica la fede ».(14) Per questo, il
Sacramento dell'altare sta sempre al centro della vita ecclesiale; « grazie
all'Eucaristia Santissima
Trinità ed Eucaristia Il pane disceso dal cielo 7.
La prima realtà della fede eucaristica è il mistero stesso di Dio, amore
trinitario. Nel dialogo di Gesù con Nicodemo, troviamo un'espressione
illuminante a questo proposito: « Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo
Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita
eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma
perché il mondo si salvi per mezzo di lui » (Gv 3,16-17). Queste
parole mostrano la radice ultima del dono di Dio. Gesù nell'Eucaristia dà non
« qualche cosa » ma se stesso; egli offre il suo corpo e versa il suo sangue.
In tal modo dona la totalità della propria esistenza, rivelando la fonte
originaria di questo amore. Egli è l'eterno Figlio dato per noi dal Padre.
Nel Vangelo ascoltiamo ancora Gesù che, dopo aver sfamato la moltitudine con
la moltiplicazione dei pani e dei pesci, ai suoi interlocutori che lo avevano seguito fino alla sinagoga di Cafarnao, dice: « Il
Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che
discende dal cielo e dà la vita al mondo » (Gv 6,32-33), ed arriva ad
identificare se stesso, la propria carne e il proprio sangue, con quel pane:
« Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà
in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo » (Gv
6,51). Gesù si manifesta così come il pane della vita, che l'eterno Padre
dona agli uomini. Dono gratuito della Santissima Trinità 8.
Nell'Eucaristia si rivela il disegno di amore che guida tutta la storia della
salvezza (cfr Ef 1,10; 3,8-11). In essa il Deus
Trinitas, che in se stesso è amore (cfr 1 Gv 4,7-8), si coinvolge
pienamente con la nostra condizione umana. Nel pane e nel vino, sotto le cui
apparenze Cristo si dona a noi nella cena pasquale (cfr Lc 22,14-20;
1 Cor 11,23- 26), è l'intera vita divina che ci raggiunge e si partecipa
a noi nella forma del Sacramento. Dio è comunione perfetta di amore tra il
Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Già nella creazione l'uomo è chiamato a
condividere in qualche misura il soffio vitale di Dio (cfr Gn 2,7). Ma
è in Cristo morto e risorto e nell'effusione dello Spirito Santo, dato senza
misura (cfr Gv 3,34), che siamo resi partecipi dell'intimità
divina.(16) Gesù Cristo, dunque, che « con uno Spirito eterno offrì se stesso
senza macchia a Dio » (Eb 9,14), nel dono eucaristico ci comunica la
stessa vita divina. Si tratta di un dono assolutamente gratuito, che risponde
soltanto alle promesse di Dio, compiute oltre ogni misura. Eucaristia:
Gesù vero Agnello immolato La nuova ed eterna alleanza nel sangue dell'Agnello 9.
La missione per la quale Gesù è venuto fra noi giunge a compimento nel
Mistero pasquale. Dall'alto della croce, dalla quale attira tutti a sé (cfr
Gv 12,32), prima di « consegnare lo Spirito », Egli dice: « Tutto è
compiuto » (Gv 19,30). Nel mistero della sua obbedienza fino alla
morte, e alla morte di croce (cfr Fil 2,8), si è compiuta la nuova ed
eterna alleanza. La libertà di Dio e la libertà dell'uomo si sono
definitivamente incontrate nella sua carne crocifissa in un patto
indissolubile, valido per sempre. Anche il peccato
dell'uomo è stato espiato una volta per tutte dal Figlio di Dio (cfr Eb 7,27;
1 Gv 2,2; 4,10). Come ho già avuto modo di affermare, « nella
sua morte in croce si compie quel volgersi di Dio contro se stesso nel quale
Egli si dona per rialzare l'uomo e salvarlo – amore,
questo, nella sua forma più radicale ».(18) Nel Mistero pasquale si è
realizzata davvero la nostra liberazione dal male e dalla morte. Nell'istituzione dell'Eucaristia Gesù stesso aveva parlato della
« nuova ed eterna alleanza », stipulata nel suo sangue versato (cfr Mt 26,28;
Mc 14,24; Lc 22,20). Questo scopo ultimo della sua missione
era già ben evidente all'inizio della sua vita pubblica. Infatti, quando
sulle rive del Giordano, Giovanni il Battista vede Gesù venire verso di lui,
esclama: « Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del
mondo » (Gv 1,29). È significativo che la stessa espressione ricorra,
ogni volta che celebriamo la santa Messa, nell'invito del sacerdote ad
accostarsi all'altare: « Beati gli invitati alla cena del Signore, ecco l'agnello
di Dio che toglie i peccati del mondo ». Gesù è il vero agnello
pasquale che ha offerto spontaneamente se stesso in sacrificio per noi,
realizzando così la nuova ed eterna alleanza. L'Eucaristia contiene in sé
questa radicale novità, che si ripropone a noi in ogni celebrazione.(19) L'istituzione dell'Eucaristia Figura transit in veritatem Lo
Spirito Santo e l' Eucaristia Gesù e lo Spirito Santo 12.
Con la sua parola e con il pane ed il vino il Signore stesso ci ha offerto
gli elementi essenziali del culto nuovo. Spirito Santo e Celebrazione eucaristica Eucaristia principio causale della Chiesa 14.
Attraverso il Sacramento eucaristico Gesù coinvolge i fedeli nella sua stessa
« ora »; in tal modo Egli ci mostra il legame che ha voluto tra sé e noi, tra
la sua persona e Eucaristia e comunione ecclesiale Sulla
relazione tra Eucaristia e communio aveva già attirato l'attenzione il
servo di Dio Giovanni Paolo II nella sua Enciclica Ecclesia de Eucharistia. Egli ha parlato del
memoriale di Cristo come della « suprema manifestazione sacramentale della
comunione nella Chiesa ».(36) L'unità della comunione ecclesiale si rivela
concretamente nelle comunità cristiane e si rinnova nell'atto eucaristico che
le unisce e le differenzia in Chiese particolari, « in quibus et ex quibus
una et unica Ecclesia catholica exsistit ».(37)
Proprio la realtà dell'unica Eucaristia che viene celebrata in ogni Diocesi
intorno al proprio Vescovo ci fa comprendere come le stesse Chiese
particolari sussistano in e ex Ecclesia. Infatti, « l'unicità e
indivisibilità del Corpo eucaristico del Signore implica l'unicità del suo
Corpo mistico, che è Sacramentalità della Chiesa 16.
Il Concilio Vaticano II ha ricordato che «
tutti i Sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere
d'apostolato, sono strettamente uniti alla sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati. Infatti, nella santissima Eucaristia è
racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo,
nostra Pasqua e pane vivo che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito
Santo e vivificante, dà vita agli uomini, i quali sono in
tal modo invitati e indotti a offrire assieme a Lui se stessi, il
proprio lavoro e tutte le cose create ».(41) Questa relazione intima
dell'Eucaristia con tutti gli altri Sacramenti e con l'esistenza cristiana è
compresa nella sua radice quando si contempla il mistero della Chiesa stessa
come sacramento.(42) A questo proposito il Concilio Vaticano II ha affermato che « Il
fatto che I.
Eucaristia e iniziazione cristiana Eucaristia, pienezza dell'iniziazione cristiana 17.
Se davvero l'Eucaristia è fonte e culmine della vita e della missione della
Chiesa, ne consegue innanzitutto che il cammino di iniziazione cristiana ha
come suo punto di riferimento la possibilità di accedere a tale sacramento. A
questo proposito, come hanno detto i Padri sinodali, dobbiamo chiederci se
nelle nostre comunità cristiane sia sufficientemente percepito lo stretto
legame tra Battesimo, Confermazione ed Eucaristia.(46) Non bisogna mai
dimenticare, infatti, che veniamo battezzati e cresimati in ordine
all'Eucaristia. Tale dato implica l'impegno di favorire nella prassi
pastorale una comprensione più unitaria del percorso di iniziazione
cristiana. Il sacramento del Battesimo, con il quale siamo resi conformi a
Cristo,(47) incorporati nella Chiesa e resi figli di
Dio, costituisce la porta di accesso a tutti i Sacramenti. Con esso veniamo inseriti nell'unico Corpo di Cristo (cfr 1
Cor 12,13), popolo sacerdotale. Tuttavia è la partecipazione al
Sacrificio eucaristico a perfezionare in noi quanto ci è donato nel
Battesimo. Anche i doni dello Spirito sono dati per l'edificazione del Corpo
di Cristo (1 Cor 12) e per la maggiore testimonianza evangelica nel
mondo.(48) Pertanto la santissima Eucaristia porta a pienezza l'iniziazione
cristiana e si pone come centro e fine di tutta la vita sacramentale.(49) L'ordine dei Sacramenti dell'iniziazione Iniziazione, comunità ecclesiale e famiglia 19.
Occorre tenere sempre presente che l'intera iniziazione cristiana è cammino
di conversione da compiere con l'aiuto di Dio ed in costante riferimento alla
comunità ecclesiale, sia quando è l'adulto a chiedere di entrare nella
Chiesa, come avviene nei luoghi di prima evangelizzazione e in tante zone
secolarizzate, oppure quando i genitori chiedono i Sacramenti per i loro
figli. A questo proposito, desidero portare l'attenzione soprattutto sul
rapporto tra iniziazione cristiana e famiglia. Nell'opera pastorale si deve
associare sempre la famiglia cristiana all'itinerario di iniziazione.
Ricevere il Battesimo, II.
Eucaristia e sacramento della Riconciliazione Loro nesso intrinseco 20.
Giustamente, i Padri sinodali hanno affermato che l'amore all'Eucaristia
porta ad apprezzare sempre più anche il sacramento della Riconciliazione
(54). A causa del legame tra questi sacramenti, un'autentica catechesi
riguardo al senso dell'Eucaristia non può essere disgiunta dalla proposta di
un cammino penitenziale (cfr 1 Cor 11,27-29). Certo, constatiamo come
nel nostro tempo i fedeli si trovino immersi in una
cultura che tende a cancellare il senso del peccato (55), favorendo un
atteggiamento superficiale, che porta a dimenticare la necessità di essere in
grazia di Dio per accostarsi degnamente alla comunione sacramentale (56). In
realtà, perdere la coscienza del peccato comporta sempre anche una certa
superficialità nell'intendere l'amore stesso di Dio. Giova molto ai fedeli richiamare
quegli elementi che, all'interno del rito della santa Messa, esplicitano la
coscienza del proprio peccato e, contemporaneamente, della misericordia di
Dio (57). Inoltre, la relazione tra Eucaristia e Riconciliazione ci ricorda
che il peccato non è mai una realtà esclusivamente individuale; esso comporta
sempre anche una ferita all'interno della comunione ecclesiale, nella quale
siamo inseriti grazie al Battesimo. Per questo Alcune attenzioni pastorali 21.
Il Sinodo ha ricordato che è compito pastorale del Vescovo promuovere nella
propria Diocesi un deciso recupero della pedagogia della conversione che
nasce dalla Eucaristia e favorire tra i fedeli la confessione frequente.
Tutti i sacerdoti si dedichino con generosità, impegno e competenza
all'amministrazione del sacramento della Riconciliazione.(60) A questo
proposito si deve fare attenzione a che i confessionali nelle nostre chiese siano ben visibili ed espressivi del significato di questo
Sacramento. Chiedo ai Pastori di vigilare attentamente sulla celebrazione del
sacramento della Riconciliazione, limitando la prassi dell'assoluzione
generale esclusivamente ai casi previsti,(61)
essendo solo quella personale la forma ordinaria.(62) Di fronte alla
necessità di riscoprire il perdono sacramentale, in tutte le Diocesi vi sia
sempre il Penitenziere.(63) Infine, alla nuova presa di coscienza
della relazione tra Eucaristia e Riconciliazione può essere di valido aiuto
una equilibrata ed approfondita prassi dell'indulgenza, lucrata per sé
o per i defunti. Con essa si ottiene « la remissione
davanti a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla
colpa ».(64) L'uso delle indulgenze ci aiuta a comprendere che con le nostre
sole forze non saremmo capaci di riparare al male compiuto e che i peccati di
ciascuno recano danno a tutta la comunità; inoltre, la pratica
dell'indulgenza, implicando oltre alla dottrina degli infiniti meriti di
Cristo anche quella della comunione dei santi, ci dice « quanto intimamente
siamo uniti in Cristo gli uni con gli altri e quanto la vita soprannaturale
di ciascuno possa giovare agli altri ».(65) Poiché la sua stessa forma
prevede, tra le condizioni, l'accostarsi alla confessione e alla comunione
sacramentale, la sua pratica può sostenere efficacemente i fedeli nel cammino
di conversione e nella scoperta della centralità dell'Eucaristia nella vita
cristiana. III.
Eucaristia e Unzione degli infermi 22.
Gesù non ha soltanto inviato i suoi discepoli a curare gli
infermi (cfr Mt 10,8; Lc 9,2; 10,9), ma ha anche istituito per
loro uno specifico sacramento: l'Unzione degli infermi.(66) IV.
Eucaristia e sacramento dell'Ordine In persona Christi capitis 23.
Il nesso intrinseco fra Eucaristia e sacramento dell'Ordine risulta dalle
parole stesse di Gesù nel Cenacolo: « Fate questo in memoria di me » (Lc 22,19).
Gesù, infatti, alla vigilia della sua morte, ha istituito l'Eucaristia e
fondato allo stesso tempo il sacerdozio della Nuova Alleanza. Egli è sacerdote, vittima ed altare: mediatore tra Dio Padre ed
il popolo (cfr Eb 5,5-10), vittima di espiazione (cfr 1 Gv 2,2;
4,10) che offre se stessa sull'altare della croce. Nessuno può dire « questo
è il mio corpo » e « questo è il calice del mio sangue » se non nel nome e
nella persona di Cristo, unico sommo sacerdote della nuova ed eterna Alleanza
(cfr Eb 8-9). Il Sinodo dei Vescovi già in altre assemblee aveva messo
a tema il Sacerdozio ordinato, sia per quanto riguarda l'identità del
ministero(69) sia per la formazione dei candidati.(70) In questa circostanza,
alla luce del dialogo avvenuto all'interno dell'ultima Assemblea sinodale, mi
preme richiamare alcuni valori relativi al rapporto tra Sacramento
eucaristico e Ordine. Innanzitutto è necessario ribadire che il legame tra
l'Ordine sacro e l'Eucaristia è visibile proprio nella Messa presieduta
dal Vescovo o dal presbitero in persona di Cristo capo. La
dottrina della Chiesa fa dell'ordinazione sacerdotale la condizione
imprescindibile per la celebrazione valida dell'Eucaristia.(71) Infatti, «
nel servizio ecclesiale del ministro ordinato è Cristo stesso che è presente
alla sua Chiesa, in quanto Capo del suo corpo, Pastore del suo gregge, Sommo
Sacerdote del sacrificio redentore ».(72) Certamente il ministro ordinato «
agisce anche a nome di tutta Eucaristia e celibato sacerdotale 24.
I Padri sinodali hanno voluto sottolineare che il sacerdozio ministeriale
richiede, attraverso l'Ordinazione, la piena configurazione a Cristo. Pur nel
rispetto della differente prassi e tradizione orientale, è necessario
ribadire il senso profondo del celibato sacerdotale, ritenuto giustamente una ricchezza inestimabile, e confermato anche dalla
prassi orientale di scegliere i Vescovi solo tra coloro che vivono nel
celibato e che tiene in grande onore la scelta del celibato operata da
numerosi presbiteri. In tale scelta del sacerdote, infatti, trovano peculiare
espressione la dedizione che lo conforma a Cristo e l'offerta esclusiva di se
stesso per il Regno di Dio.(75) Il fatto che Cristo stesso, sacerdote in
eterno, abbia vissuto la sua missione fino al sacrificio della croce nello
stato di verginità costituisce il punto di riferimento sicuro per cogliere il
senso della tradizione della Chiesa latina a questo proposito. Pertanto, non
è sufficiente comprendere il celibato sacerdotale in termini meramente
funzionali. In realtà, esso rappresenta una speciale conformazione allo stile
di vita di Cristo stesso. Tale scelta è innanzitutto sponsale; è
immedesimazione con il cuore di Cristo Sposo che dà la vita per la sua Sposa.
In unità con la grande tradizione ecclesiale, con il Concilio Vaticano II (76) e con i Sommi Pontefici miei predecessori (77), ribadisco la
bellezza e l'importanza di una vita sacerdotale vissuta nel celibato come
segno espressivo della dedizione totale ed esclusiva a Cristo, alla Chiesa e
al Regno di Dio, e ne confermo quindi l'obbligatorietà per la tradizione
latina. Il celibato sacerdotale vissuto con maturità, letizia e dedizione è
una grandissima benedizione per Scarsità di clero e pastorale vocazionale Gratitudine e speranza 26.
Infine, è necessario avere maggiore fede e speranza nella iniziativa divina.
Anche se in alcune regioni si registra scarsità di clero, non deve mai venire
meno la fiducia che Cristo continui a suscitare uomini, i quali, abbandonata
ogni altra occupazione, si dedichino totalmente alla celebrazione dei sacri
misteri, alla predicazione del Vangelo e al ministero pastorale. In questa
circostanza desidero dare voce alla gratitudine della Chiesa intera per tutti
i Vescovi e i presbiteri, che svolgono con fedele dedizione ed impegno la
propria missione. Naturalmente il ringraziamento della Chiesa va anche ai
diaconi, cui sono imposte le mani « non per il sacerdozio ma per il servizio
».(81) Come ha raccomandato l'Assemblea del Sinodo, uno speciale grazie
rivolgo ai presbiteri fidei donum, che con competenza e generosa
dedizione edificano la comunità annunciandole V.
Eucaristia e Matrimonio Eucaristia, sacramento sponsale Eucaristia e unicità del matrimonio 28.
È propriamente alla luce di questa relazione intrinseca tra matrimonio,
famiglia ed Eucaristia che è possibile considerare alcuni problemi pastorali.
Il legame fedele, indissolubile ed esclusivo che unisce Cristo e Eucaristia e indissolubilità del matrimonio 29.
Se l'Eucaristia esprime l'irreversibilità dell'amore di Dio in Cristo per la
sua Chiesa, si comprende perché essa implichi, in relazione al sacramento del
Matrimonio, quella indissolubilità alla quale ogni vero amore non può che
anelare.(91) Più che giustificata quindi l'attenzione pastorale che il Sinodo
ha riservato alle situazioni dolorose in cui si trovano non pochi fedeli che,
dopo aver celebrato il sacramento del Matrimonio, hanno divorziato e contratto
nuove nozze. Si tratta di un problema pastorale spinoso e complesso, una vera
piaga dell'odierno contesto sociale che intacca in misura crescente gli
stessi ambienti cattolici. I Pastori, per amore della verità, sono obbligati
a discernere bene le diverse situazioni, per aiutare spiritualmente nei modi
adeguati i fedeli coinvolti.(92) Il Sinodo dei Vescovi ha confermato la
prassi della Chiesa, fondata sulla Sacra Scrittura (cfr Mc 10,2-12),
di non ammettere ai Sacramenti i divorziati risposati, perché il loro stato e
la loro condizione di vita oggettivamente contraddicono quell'unione di amore
tra Cristo e Là
dove sorgono legittimamente dei dubbi sulla validità del Matrimonio
sacramentale contratto, si deve intraprendere quanto è necessario per
verificarne la fondatezza. Bisogna poi assicurare, nel pieno rispetto del
diritto canonico,(93) la presenza sul territorio dei
tribunali ecclesiastici, il loro carattere pastorale, la loro corretta e
pronta attività.(94) Occorre che in ogni Diocesi ci sia un numero sufficiente
di persone preparate per il sollecito funzionamento dei tribunali
ecclesiastici. Ricordo che « è un obbligo grave quello di rendere l'operato
istituzionale della Chiesa nei tribunali sempre più vicino ai fedeli ».(95) È
necessario, tuttavia, evitare di intendere la preoccupazione pastorale come
se fosse in contrapposizione col diritto. Si deve piuttosto partire dal
presupposto che fondamentale punto d'incontro tra diritto e pastorale è
l'amore per la verità: questa infatti non è mai
astratta, ma « si integra nell'itinerario umano e cristiano di ogni fedele
».(96) Infine, là dove non viene riconosciuta la nullità del vincolo matrimoniale
e si danno condizioni oggettive che di fatto rendono la convivenza
irreversibile, Data
la complessità del contesto culturale in cui vive Eucaristia: dono all'uomo in cammino 30.
Se è vero che i Sacramenti sono una realtà che appartiene alla Chiesa
pellegrinante nel tempo(99) verso la piena manifestazione della vittoria di
Cristo risorto, è tuttavia altrettanto vero che, specialmente nella liturgia
eucaristica, ci è dato di pregustare il compimento escatologico verso cui
ogni uomo e tutta la creazione sono in cammino (cfr Rm 8,19 ss.).
L'uomo è creato per la felicità vera ed eterna, che solo l'amore di Dio può
dare. Ma la nostra libertà ferita si smarrirebbe, se non fosse possibile già
fin d'ora sperimentare qualcosa del compimento futuro. Del resto, ogni uomo
per poter camminare nella direzione giusta ha bisogno di essere orientato
verso il traguardo finale. Questa meta ultima, in realtà, è lo stesso Cristo
Signore vincitore del peccato e della morte, che si rende presente a noi in
modo speciale nella Celebrazione eucaristica. Così, pur essendo noi ancora «
stranieri e pellegrini » ( Il banchetto escatologico 31.
Riflettendo su questo mistero, possiamo dire che con la sua venuta Gesù si è
posto in rapporto con l'attesa presente nel popolo di Israele, nell'intera
umanità ed in fondo nella stessa creazione. Con il dono di se stesso, Egli ha
obiettivamente inaugurato il tempo escatologico. Cristo è
venuto per chiamare a raccolta il Popolo di Dio disperso (cfr Gv 11,52),
manifestando chiaramente l'intenzione di radunare la comunità dell'alleanza,
per portare a compimento le promesse di Dio fatte agli antichi padri (cfr
Ger 23,3; 31,10; Lc 1,55.70). Nella chiamata dei Dodici, da porre
in relazione con le dodici tribù di Israele, e nel mandato loro affidato
nell'Ultima Cena, prima della sua Passione redentrice, di celebrare il suo
memoriale, Gesù ha mostrato di voler trasferire all'intera comunità da Lui
fondata il compito di essere, nella storia, segno e strumento del raduno
escatologico, in Lui iniziato. Pertanto, in ogni Celebrazione
eucaristica si realizza sacramentalmente il radunarsi escatologico del Popolo
di Dio. Il banchetto eucaristico è per noi reale anticipazione del banchetto
finale, preannunziato dai Profeti (cfr Is 25,6-9) e descritto nel
Nuovo Testamento come « le nozze dell'Agnello » (Ap 19,7.9), da
celebrarsi nella gioia della comunione dei santi.(100) Preghiera per i defunti 32.
L'Eucaristia
e 33.
Dalla relazione tra l'Eucaristia e i singoli Sacramenti, e dal significato
escatologico dei santi Misteri emerge nel suo insieme il profilo
dell'esistenza cristiana, chiamata ad essere in ogni istante culto
spirituale, offerta di se stessa gradita a Dio. E se è vero che noi tutti
siamo ancora in cammino verso il pieno compimento della nostra speranza,
questo non toglie che si possa già ora con gratitudine riconoscere che quanto
Dio ci ha donato trova perfetta realizzazione nella Vergine Maria, Madre di
Dio e Madre nostra: la sua Assunzione al cielo in corpo ed anima è per noi
segno di sicura speranza, in quanto indica a noi, pellegrini nel tempo,
quella meta escatologica che il sacramento dell'Eucaristia ci fa fin d'ora
pregustare. In
Maria Santissima vediamo perfettamente attuata anche la modalità sacramentale
con cui Dio raggiunge e coinvolge nella sua iniziativa salvifica la creatura
umana. Dall'Annunciazione alla Pentecoste, Maria di Nazareth appare come la
persona la cui libertà è totalmente disponibile alla volontà di Dio. La sua
Immacolata Concezione si rivela propriamente nella docilità incondizionata
alla Parola divina. La fede obbediente è la forma che la sua vita assume in
ogni istante di fronte all'azione di Dio. Vergine in
ascolto, ella vive in piena sintonia con la volontà divina; serba nel suo
cuore le parole che le vengono da Dio e, componendole come in un mosaico,
impara a comprenderle più a fondo (cfr Lc 2,19.51); Maria è la grande
Credente che, piena di fiducia, si mette nelle mani di Dio, abbandonandosi
alla sua volontà.(102) Tale mistero si intensifica fino ad arrivare al pieno
coinvolgimento nella missione redentrice di Gesù. Come ha affermato il
Concilio Vaticano II, « la beata Vergine avanzò nella pellegrinazione della
fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non
senza un disegno divino, se ne stette (cfr Gv 19,25) soffrendo profondamente
col suo Unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di Lui,
amorosamente consenziente all'immolazione della vittima da lei generata; e
finalmente, dallo stesso Gesù morente in croce fu data quale madre al
discepolo con queste parole: Donna, ecco tuo figlio ».(103)
Dall'Annunciazione fino alla Croce, Maria è colei che accoglie Per
questo, ogni volta che nella Liturgia eucaristica ci accostiamo al Corpo e al
Sangue di Cristo, ci rivolgiamo anche a Lei che, aderendovi pienamente, ha
accolto per tutta EUCARISTIA,
MISTERO DA CELEBRARE « In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il
pane dal cielo, Lex orandi e lex credendi 34.
Il Sinodo dei Vescovi ha riflettuto molto sulla relazione intrinseca tra fede
eucaristica e celebrazione, mettendo in evidenza il nesso tra lex orandi
e lex credendi e sottolineando il primato dell'azione liturgica.
È necessario vivere l'Eucaristia come mistero della fede autenticamente
celebrato, nella chiara consapevolezza che « l'intellectus fidei è
sempre originariamente in rapporto con l'azione liturgica della Chiesa
».(105) In questo ambito, la riflessione teologica non può mai prescindere
dall'ordine sacramentale istituito da Cristo stesso. Dall'altra parte,
l'azione liturgica non può mai essere considerata genericamente, a
prescindere dal mistero della fede. La sorgente della nostra fede e della
liturgia eucaristica, infatti, è il medesimo evento: il dono che Cristo ha
fatto di se stesso nel Mistero pasquale. Bellezza e liturgia 35.
Il rapporto tra mistero creduto e celebrato si manifesta in modo peculiare
nel valore teologico e liturgico della bellezza. La liturgia, infatti, come
del resto La
bellezza della liturgia è parte di questo mistero; essa è espressione
altissima della gloria di Dio e costituisce, in un certo senso, un
affacciarsi del Cielo sulla terra. Il memoriale del sacrificio redentore
porta in se stesso i tratti di quella bellezza di Gesù di cui Pietro, Giacomo
e Giovanni ci hanno dato testimonianza, quando il Maestro, in cammino verso
Gerusalemme, volle trasfigurarsi davanti a loro (cfr Mc 9,2). La
bellezza, pertanto, non è un fattore decorativo dell'azione liturgica; ne è
piuttosto elemento costitutivo, in quanto è attributo di Dio stesso e della
sua rivelazione. Tutto ciò deve renderci consapevoli di quale attenzione si debba avere perché l'azione liturgica risplenda secondo la
sua natura propria. Christus totus in capite et in corpore 36.
La bellezza intrinseca della liturgia ha come soggetto proprio il Cristo
risorto e glorificato nello Spirito Santo, che include Eucaristia e Cristo risorto 37.
Poiché la liturgia eucaristica è essenzialmente actio Dei che ci
coinvolge in Gesù per mezzo dello Spirito, il suo fondamento non è a
disposizione del nostro arbitrio e non può subire il ricatto delle mode del
momento. Anche qui vale l'irrefragabile affermazione di san Paolo: « Nessuno
può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù
Cristo » (1 Cor 3,11). È ancora l'Apostolo delle genti ad assicurarci
che, in riferimento all'Eucaristia, egli non ci
comunica una sua personale dottrina, ma quello che a sua volta ha ricevuto
(cfr 1 Cor 11,23). La celebrazione dell'Eucaristia implica, infatti, 38.
Nei lavori sinodali è stata più volte raccomandata la necessità di superare
ogni possibile separazione tra l'ars celebrandi, cioè l'arte di
celebrare rettamente, e la partecipazione piena, attiva e fruttuosa di tutti
i fedeli. In effetti, il primo modo con cui si favorisce la partecipazione
del Popolo di Dio al Rito sacro è la celebrazione adeguata del Rito stesso.
L'ars celebrandi è la migliore condizione per l'actuosa
participatio.(114) L'ars celebrandi scaturisce dall'obbedienza
fedele alle norme liturgiche nella loro completezza, poiché è proprio questo
modo di celebrare ad assicurare da duemila anni la vita di fede di tutti i
credenti, i quali sono chiamati a vivere la celebrazione in quanto Popolo di
Dio, sacerdozio regale, nazione santa (cfr Il Vescovo, liturgo per eccellenza 39.
Se è vero che tutto il Popolo di Dio partecipa alla Liturgia eucaristica, tuttavia
in relazione alla corretta ars celebrandi un compito imprescindibile
spetta a coloro che hanno ricevuto il sacramento dell'Ordine. Vescovi,
sacerdoti e diaconi, ciascuno secondo il proprio grado, devono considerare la
celebrazione come loro principale dovere.(116) Innanzitutto il Vescovo
diocesano: egli infatti, quale « primo dispensatore
dei misteri di Dio nella Chiesa particolare a lui affidata, è la guida, il
promotore e il custode di tutta la vita liturgica ».(117) Tutto ciò è
decisivo per la vita della Chiesa particolare non solo in quanto la comunione
con il Vescovo è la condizione perché ogni celebrazione sul territorio sia
legittima, ma anche perché egli stesso è il liturgo per eccellenza della
propria Chiesa.(118) A lui spetta salvaguardare la concorde unità delle
celebrazioni nella sua Diocesi. Pertanto deve essere « impegno del Vescovo
fare in modo che i presbiteri, i diaconi e i fedeli comprendano sempre più il
senso autentico dei riti e dei testi liturgici e così siano condotti ad
un'attiva e fruttuosa celebrazione dell'Eucaristia ».(119) In particolare,
esorto a fare quanto è necessario perché le celebrazioni liturgiche svolte
dal Vescovo nella Chiesa cattedrale avvengano nel pieno rispetto dell'ars
celebrandi, in modo che possano essere considerate come modello da tutte
le chiese sparse sul territorio.(120) Il rispetto dei libri liturgici e della ricchezza dei segni 40.
Sottolineando l'importanza dell'ars celebrandi, si pone in luce di
conseguenza il valore delle norme liturgiche.(121) L'ars celebrandi
deve favorire il senso del sacro e l'utilizzo di quelle forme esteriori che
educano a tale senso, come, ad esempio, l'armonia del rito, delle vesti
liturgiche, dell'arredo e del luogo sacro. La celebrazione eucaristica trova
giovamento là dove i sacerdoti e i responsabili della pastorale liturgica si
impegnano a fare conoscere i vigenti libri liturgici e le relative norme,
mettendo in evidenza le grandi ricchezze dell'Ordinamento Generale del
Messale Romano e dell'Ordinamento delle Letture della Messa. Nelle
comunità ecclesiali si dà forse per scontata la loro conoscenza ed il loro
giusto apprezzamento, ma spesso così non è. In realtà, sono testi in cui sono
contenute ricchezze che custodiscono ed esprimono la fede e il cammino del
Popolo di Dio lungo i due millenni della sua storia. Altrettanto importante
per una giusta ars celebrandi è l'attenzione verso tutte le forme di
linguaggio previste dalla liturgia: parola e canto, gesti e silenzi,
movimento del corpo, colori liturgici dei paramenti. La liturgia, in effetti,
possiede per sua natura una varietà di registri di comunicazione che le
consentono di mirare al coinvolgimento di tutto l'essere umano. La semplicità
dei gesti e la sobrietà dei segni posti nell'ordine e nei tempi previsti
comunicano e coinvolgono di più che l'artificiosità di aggiunte inopportune.
L'attenzione e l'obbedienza alla struttura propria del rito, mentre esprimono
il riconoscimento del carattere di dono dell'Eucaristia, manifestano la
volontà del ministro di accogliere con docile gratitudine tale ineffabile
dono. Arte al servizio della celebrazione 41.
Il legame profondo tra la bellezza e la liturgia deve farci considerare con attenzione tutte le espressioni artistiche poste al
servizio della celebrazione.(122) Una componente importante dell'arte sacra è
certamente l'architettura delle chiese,(123) nelle quali deve
risaltare l'unità tra gli elementi propri del presbiterio: altare,
crocifisso, tabernacolo, ambone, sede. A tale proposito si deve tenere
presente che lo scopo dell'architettura sacra è di offrire alla Chiesa che
celebra i misteri della fede, in particolare l'Eucaristia, lo spazio più
adatto all'adeguato svolgimento della sua azione liturgica.(124) Infatti, la
natura del tempio cristiano è definita dall'azione liturgica stessa, che
implica il radunarsi dei fedeli (ecclesia), i quali
sono le pietre vive del tempio (cfr Lo
stesso principio vale per tutta l'arte sacra in genere, specialmente la
pittura e la scultura, nelle quali l'iconografia religiosa deve essere
orientata alla mistagogia sacramentale. Un'approfondita conoscenza delle
forme che l'arte sacra ha saputo produrre lungo i secoli può essere di grande
aiuto per coloro che, di fronte a architetti e artisti, hanno la
responsabilità della committenza di opere artistiche legate all'azione
liturgica. Perciò è indispensabile che nella formazione dei seminaristi e dei
sacerdoti sia inclusa, come disciplina importante, la storia dell'arte con
speciale riferimento agli edifici di culto alla luce delle norme liturgiche.
In definitiva, è necessario che in tutto quello che riguarda l'Eucaristia vi
sia gusto per la bellezza. Rispetto e cura dovranno aversi anche per i
paramenti, gli arredi, i vasi sacri, affinché, collegati in modo organico e
ordinato tra loro, alimentino lo stupore per il mistero di Dio, manifestino
l'unità della fede e rafforzino la devozione.(125) Il canto liturgico 42.
Nell'ars celebrandi un posto di rilievo viene
occupato dal canto liturgico.(126) A ragione sant'Agostino in un suo famoso
sermone afferma: « L'uomo nuovo sa qual è il cantico nuovo. Il cantare è
espressione di gioia e, se pensiamo a ciò con un po' più di attenzione, è espressione di amore ».(127) Il Popolo di Dio radunato per
la celebrazione canta le lodi di Dio. La
struttura della celebrazione eucaristica 43.
Dopo aver ricordato gli elementi portanti dell'ars celebrandi emersi
nei lavori sinodali, vorrei richiamare l'attenzione più specificamente su
alcune parti della struttura della Celebrazione eucaristica, che nel nostro
tempo necessitano di una particolare cura, al fine di restare fedeli
all'intenzione profonda del rinnovamento liturgico voluto dal Concilio
Vaticano II, in continuità con tutta la grande tradizione ecclesiale. Unità intrinseca dell'azione liturgica 44.
Prima di tutto è necessario riflettere sull'unità intrinseca del rito della
santa Messa. Bisogna evitare che, sia nelle catechesi che nella modalità di
celebrazione, si dia adito ad una visione giustapposta delle due parti del
rito. Liturgia della Parola e liturgia eucaristica - oltre ai riti di
introduzione e di conclusione - « sono così strettamente congiunte tra loro
da formare un unico atto di culto ».(132) Infatti,
esiste un legame intrinseco tra La liturgia della Parola 45.
Insieme al Sinodo, chiedo che la liturgia della Parola sia sempre debitamente
preparata e vissuta. Pertanto, raccomando vivamente che nelle liturgie si
ponga grande attenzione alla proclamazione della Parola di Dio da parte di
lettori ben preparati. Non dimentichiamo mai che « quando nella Chiesa si
legge A
questo scopo è necessario che i fedeli siano aiutati ad apprezzare i tesori
della Sacra Scrittura presenti nel lezionario attraverso iniziative
pastorali, celebrazioni della Parola e la lettura orante (lectio divina).
Inoltre, non si dimentichi di promuovere le forme di preghiera confermate
dalla tradizione: L'omelia Presentazione dei doni 47.
I Padri sinodali hanno richiamato l'attenzione anche sulla presentazione dei
doni. Non si tratta semplicemente di un sorta di «
intervallo » tra la liturgia della Parola e quella eucaristica. Ciò farebbe
venir meno, tra l'altro, il senso dell'unico rito composto di due parti
connesse. In questo gesto umile e semplice si manifesta, in realtà, un
significato molto grande: nel pane e nel vino che portiamo all'altare
tutta la creazione è assunta da Cristo Redentore per essere
trasformata e presentata al Padre.(144) In questa prospettiva portiamo
all'altare anche tutta la sofferenza e il dolore del mondo, nella certezza
che tutto è prezioso agli occhi di Dio. Questo gesto, per essere vissuto nel
suo autentico significato, non ha bisogno di essere enfatizzato con
complicazioni inopportune. Esso permette di valorizzare l'originaria
partecipazione che Dio chiede all'uomo per portare a compimento l'opera
divina in lui e dare in tal modo senso pieno al lavoro umano, che attraverso La preghiera eucaristica 48.
La preghiera eucaristica è « momento centrale e culminante dell'intera celebrazione
».(145) La sua importanza merita di essere adeguatamente sottolineata. Le
differenti preghiere eucaristiche contenute nel Messale ci sono tramandate
dalla Tradizione viva della Chiesa e si distinguono per una ricchezza
teologica e spirituale inesauribile. I fedeli devono essere messi in grado di
apprezzarla. L'Ordinamento Generale del Messale Romano ci aiuta in
questo ricordandoci gli elementi fondamentali di ogni preghiera eucaristica:
azione di grazie, acclamazione, epiclesi, racconto dell'istituzione,
consacrazione, anamnesi, offerta, intercessione e dossologia conclusiva.(146)
In particolare, la spiritualità eucaristica e la riflessione teologica vengono illuminate se si contempla la profonda unità
nell'anafora tra l'invocazione dello Spirito Santo e il racconto
dell'istituzione,(147) in cui « si compie il sacrificio che Cristo stesso
istituì nell'Ultima Cena ».(148) Infatti, « Scambio della pace Distribuzione e ricezione dell'Eucaristia 50.
Un altro momento della celebrazione a cui è
necessario accennare è la distribuzione e la ricezione della santa Comunione.
Chiedo a tutti, in particolare ai ministri ordinati e a coloro che,
adeguatamente preparati, in caso di reale necessità, vengono
autorizzati al ministero della distribuzione dell'Eucaristia, di fare il
possibile perché il gesto nella sua semplicità corrisponda al suo valore di
incontro personale con il Signore Gesù nel Sacramento. Per quanto riguarda le
prescrizioni per la corretta prassi rimando ai documenti recentemente
emanati.(151) Tutte le comunità cristiane si attengano fedelmente alle norme
vigenti, vedendo in esse l'espressione della fede e
dell'amore che tutti dobbiamo avere nei confronti di questo sublime
Sacramento. Inoltre, non venga trascurato il tempo
prezioso del ringraziamento dopo A
questo proposito, vorrei richiamare l'attenzione ad un problema pastorale in
cui frequentemente accade di imbattersi nel nostro tempo. Mi riferisco al
fatto che in alcune circostanze, come ad esempio nelle sante Messe celebrate
in occasione di matrimoni, funerali o eventi analoghi, sono presenti alla
celebrazione, oltre ai fedeli praticanti, anche altri che magari da anni non
si accostano all'altare, o forse si trovano in una situazione di vita che non
permette l'accesso ai Sacramenti. Altre volte capita
che siano presenti persone di altre confessioni cristiane o addirittura di
altre religioni. Circostanze simili si verificano anche in chiese che sono
meta di visitatori, soprattutto nelle grandi città d'arte. Si comprende la
necessità che si trovino allora modi brevi ed incisivi per richiamare tutti
al senso della comunione sacramentale e alle condizioni per la sua ricezione.
Laddove vi siano situazioni in cui non sia possibile garantire la doverosa
chiarezza sul significato dell'Eucaristia, si deve valutare l'opportunità di
sostituire Il congedo: « Ite, missa est » 51.
Infine, vorrei soffermarmi su quanto i Padri sinodali hanno detto circa il
saluto di congedo al termine della Celebrazione eucaristica. Dopo la
benedizione, il diacono o il sacerdote congeda il popolo con le parole: Ite,
missa est. In questo saluto ci è dato di cogliere il rapporto tra Autentica partecipazione 52.
Il Concilio Vaticano II aveva posto giustamente una particolare enfasi sulla
partecipazione attiva, piena e fruttuosa dell'intero Popolo di Dio alla
Celebrazione eucaristica.(155) Certamente, il rinnovamento attuato in questi
anni ha favorito notevoli progressi nella direzione auspicata dai Padri
conciliari. Tuttavia, non dobbiamo nasconderci il fatto che a volte si è
manifestata qualche incomprensione precisamente circa il senso di questa
partecipazione. Conviene pertanto mettere in chiaro che con tale parola non
si intende fare riferimento ad una semplice attività esterna durante la
celebrazione. In realtà, l'attiva partecipazione auspicata dal Concilio deve
essere compresa in termini più sostanziali, a partire da una più grande
consapevolezza del mistero che viene celebrato e del
suo rapporto con l'esistenza quotidiana. Ancora pienamente valida è la
raccomandazione della Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium, che esortava i
fedeli a non assistere alla liturgia eucaristica « come estranei o muti
spettatori », ma a partecipare « all'azione sacra consapevolmente, piamente e
attivamente ».(156) Il Concilio proseguiva sviluppando la riflessione: i
fedeli « formati dalla Parola di Dio, si nutrano alla mensa del Corpo del
Signore; rendano grazie a Dio; offrendo la vittima senza macchia, non
soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui, imparino ad offrire
se stessi, e di giorno in giorno, per mezzo di Cristo Mediatore siano
perfezionati nell'unità con Dio e tra di loro
».(157) Partecipazione e ministero sacerdotale 53.
La bellezza e l'armonia dell'azione liturgica trovano una significativa
espressione nell'ordine con cui ciascuno è chiamato a partecipare
attivamente. Ciò comporta il riconoscimento dei diversi ruoli gerarchici
implicati nella celebrazione stessa. È utile ricordare che la partecipazione
attiva ad essa non coincide di per sé con lo
svolgimento di un ministero particolare. Soprattutto non giova alla causa
della partecipazione attiva dei fedeli una confusione che venisse
ingenerata dalla incapacità di distinguere, nella comunione ecclesiale, i
diversi compiti spettanti a ciascuno.(158) In particolare, è necessario che
vi sia chiarezza riguardo ai compiti specifici del sacerdote. Egli è in modo
insostituibile, come attesta la tradizione della Chiesa, colui che presiede
l'intera Celebrazione eucaristica, dal saluto iniziale alla benedizione
finale. In forza dell'Ordine sacro ricevuto, egli rappresenta Gesù Cristo,
capo della Chiesa e, nel modo suo proprio, anche Celebrazione eucaristica e inculturazione Condizioni personali per una « actuosa participatio » 55.
Considerando il tema dell'actuosa participatio dei fedeli al sacro
rito, i Padri sinodali hanno dato rilievo anche alle condizioni personali in
cui ciascuno deve trovarsi per una fruttuosa partecipazione.(168) Una di
queste è certamente lo spirito di costante conversione che deve
caratterizzare la vita di tutti i fedeli. Non ci si può aspettare una
partecipazione attiva alla liturgia eucaristica, se ci si accosta ad essa superficialmente, senza prima interrogarsi sulla
propria vita. Favoriscono tale disposizione interiore, ad esempio, il
raccoglimento ed il silenzio, almeno qualche istante prima
dell'inizio della liturgia, il digiuno e, quando necessario, Senza
dubbio, la piena partecipazione all'Eucaristia si ha quando
ci si accosta anche personalmente all'altare per ricevere Partecipazione dei cristiani non cattolici 56.
Con il tema della partecipazione ci troviamo inevitabilmente a trattare dei
cristiani appartenenti a Chiese o a Comunità ecclesiali che non sono in piena
comunione con Partecipazione attraverso i mezzi di comunicazione Infine,
quanto al valore della partecipazione alla santa Messa resa possibile dai
mezzi di comunicazione, chi assiste a tali trasmissioni deve sapere che, in
condizioni normali, non adempie al precetto festivo.
Infatti, il linguaggio dell'immagine rappresenta la realtà, ma non la
riproduce in se stessa.(177) Se è assai lodevole che anziani e malati
partecipino alla santa Messa festiva attraverso le trasmissioni
radiotelevisive, non altrettanto potrebbe dirsi di chi, mediante tali
trasmissioni, volesse dispensarsi dall'andare in chiesa per partecipare alla
Celebrazione eucaristica nell'assemblea della Chiesa viva. «
Actuosa participatio » degli infermi 58.
Considerando la condizione di coloro che per motivi di salute o di età non
possono recarsi nei luoghi di culto, vorrei richiamare l'attenzione di tutta
la comunità ecclesiale sulla necessità pastorale di assicurare l'assistenza spirituale
ai malati, a quelli che restano nelle proprie case o che si trovano in
ospedale. Più volte nel Sinodo dei Vescovi si è fatto cenno alla loro
condizione. Occorre fare in modo che questi nostri fratelli
possano accostarsi con frequenza alla Comunione sacramentale. Rinforzando in
tal modo il rapporto con Cristo crocifisso e risorto, potranno sentire la
propria esistenza pienamente inserita nella vita e nella missione della
Chiesa mediante l'offerta della propria sofferenza in unione col sacrificio di
nostro Signore. Un'attenzione particolare deve essere riservata ai disabili;
là dove la loro condizione lo permette, la comunità cristiana deve favorire
la loro partecipazione alla celebrazione nel luogo di culto. In proposito, si
faccia in modo che siano rimossi negli edifici sacri eventuali ostacoli
architettonici che impediscono ai disabili l'accesso. Infine, venga assicurata anche la comunione eucaristica, per
quanto possibile, ai disabili mentali, battezzati e cresimati: essi ricevono
l'Eucaristia nella fede anche della famiglia o della comunità che li
accompagna.(178) L'attenzione per i carcerati 59.
La tradizione spirituale della Chiesa, sulla scorta di una precisa parola di
Cristo (cfr Mt 25,36), ha individuato nella visita ai carcerati una
delle opere di misericordia corporale. Coloro che si trovano in questa
situazione hanno particolarmente bisogno di essere visitati dal Signore
stesso nel sacramento dell'Eucaristia. Sperimentare la vicinanza della
comunità ecclesiale, partecipare all'Eucaristia e ricevere la santa Comunione
in un periodo della vita così particolare e doloroso può sicuramente
contribuire alla qualità del proprio cammino di fede e favorire il pieno
ricupero sociale della persona. Interpretando i desideri espressi
nell'Assemblea sinodale chiedo alle Diocesi di fare in modo che, nei limiti
del possibile, vi sia un adeguato investimento di forze nell'attività
pastorale rivolta alla cura spirituale dei detenuti.(179) I migranti e la partecipazione all'Eucaristia 60.
Toccando il problema di coloro che per diversi motivi sono costretti a
lasciare la propria terra, il Sinodo ha espresso particolare gratitudine
verso quanti sono impegnati nella cura pastorale dei migranti. In questo
contesto, un'attenzione specifica deve essere data a quei migranti che
appartengono alle Chiese cattoliche orientali e per i quali, al distacco
dalla propria casa, si aggiunge la difficoltà di non poter partecipare alla
liturgia eucaristica secondo il proprio rito di appartenenza. Per questo, dove
è possibile, venga loro concesso di essere assistiti
dai sacerdoti del loro rito. In ogni caso, chiedo ai Vescovi di accogliere
nella carità di Cristo questi fratelli. L'incontro di fedeli di riti diversi
può diventare anche occasione di vicendevole arricchimento. In particolare,
penso al giovamento che può derivare, soprattutto per il clero, dalla
conoscenza delle diverse tradizioni.(180) Le grandi concelebrazioni La lingua latina 62.
Quanto affermato non deve, tuttavia, mettere in ombra il valore di queste
grandi liturgie. Penso in questo momento, in particolare, alle celebrazioni
che avvengono durante incontri internazionali, oggi sempre più frequenti.
Esse devono essere giustamente valorizzate. Per meglio esprimere l'unità e
l'universalità della Chiesa, vorrei raccomandare quanto suggerito dal Sinodo
dei Vescovi, in sintonia con le direttive del Concilio Vaticano II: (182) eccettuate le
letture, l'omelia e la preghiera dei fedeli, è bene che tali celebrazioni
siano in lingua latina; così pure siano recitate in latino le preghiere più
note(183) della tradizione della Chiesa ed eventualmente eseguiti brani in
canto gregoriano. Più in generale, chiedo che i futuri sacerdoti, fin dal
tempo del seminario, siano preparati a comprendere e a celebrare la santa
Messa in latino, nonché a utilizzare testi latini e a eseguire il canto
gregoriano; non si trascuri la possibilità che gli stessi fedeli siano
educati a conoscere le più comuni preghiere in latino, come anche a cantare in gregoriano certe parti della liturgia.(184) Celebrazioni eucaristiche in piccoli gruppi 63.
Una situazione assai diversa è quella che si viene a creare in alcune
circostanze pastorali in cui, proprio per una partecipazione più consapevole,
attiva e fruttuosa, si favoriscono le celebrazioni in piccoli gruppi. Pur
riconoscendo la valenza formativa sottesa a queste scelte, è necessario
precisare che esse devono essere armonizzate con l'insieme della proposta
pastorale della Diocesi. Infatti, tali esperienze perderebbero il loro
carattere pedagogico, se fossero sentite in antagonismo o in parallelo
rispetto alla vita della Chiesa particolare. A tale proposito, il Sinodo ha
evidenziato alcuni criteri ai quali attenersi: i piccoli gruppi devono servire
a unificare la comunità, non a frammentarla; ciò deve trovare convalida nella
prassi concreta; questi gruppi devono favorire la partecipazione fruttuosa
dell'intera assemblea e preservare, per quanto possibile, l'unità della vita
liturgica delle singole famiglie.(185) La
celebrazione interiormente partecipata Catechesi mistagogica 64.
La grande tradizione liturgica della Chiesa ci insegna che, per una fruttuosa
partecipazione, è necessario impegnarsi a corrispondere personalmente al
mistero che viene celebrato, mediante l'offerta a
Dio della propria vita, in unità con il sacrificio di Cristo per la salvezza
del mondo intero. Per questo motivo, il Sinodo dei Vescovi ha raccomandato di
curare nei fedeli l'intima concordanza delle disposizioni interiori con i
gesti e le parole. Se questa mancasse, le nostre celebrazioni, per quanto animate, rischierebbero la deriva del
ritualismo. Pertanto occorre promuovere un'educazione alla fede eucaristica
che disponga i fedeli a vivere personalmente quanto
viene celebrato. Di fronte all'importanza essenziale di questa
participatio personale e consapevole, quali possono essere gli strumenti
formativi adeguati? I Padri sinodali all'unanimità hanno indicato, al
riguardo, la strada di una catechesi a carattere mistagogico, che porti i
fedeli a addentrarsi sempre meglio nei misteri che vengono
celebrati.(186) In particolare, per la relazione tra ars celebrandi e
actuosa participatio si deve innanzitutto affermare che « la migliore
catechesi sull'Eucaristia è la stessa Eucaristia ben celebrata ».(187) Per
natura sua, infatti, la liturgia ha una sua efficacia pedagogica
nell'introdurre i fedeli alla conoscenza del mistero celebrato. Proprio per
questo, nella tradizione più antica della Chiesa il cammino formativo del
cristiano, pur senza trascurare l'intelligenza sistematica dei contenuti
della fede, assumeva sempre un carattere esperienziale in cui determinante
era l'incontro vivo e persuasivo con Cristo annunciato da autentici
testimoni. In questo senso, colui che introduce ai misteri è innanzitutto il
testimone. Tale incontro certamente si approfondisce nella catechesi e trova
la sua fonte e il suo culmine nella celebrazione dell'Eucaristia. Da questa
struttura fondamentale dell'esperienza cristiana prende le mosse l'esigenza di
un itinerario mistagogico, in cui devono sempre essere tenuti presenti tre
elementi. a) Si tratta innanzitutto della
interpretazione dei riti alla luce degli eventi salvifici, in conformità
con la tradizione viva della Chiesa. In effetti, la celebrazione dell'Eucaristia,
nella sua infinita ricchezza, contiene continui riferimenti alla storia della
salvezza. In Cristo crocifisso e risorto ci è dato di celebrare davvero il
centro ricapitolatore di tutta la realtà (cfr Ef 1,10). Fin
dall'inizio la comunità cristiana ha letto gli avvenimenti della vita di
Gesù, ed in particolare del mistero pasquale, in relazione a tutto il
percorso veterotestamentario. b) La catechesi mistagogica si dovrà preoccupare,
inoltre, di introdurre al senso dei segni contenuti nei riti. Questo
compito è particolarmente urgente in un'epoca fortemente
tecnicizzata come l'attuale, in cui c'è il rischio di perdere la capacità
percettiva in relazione ai segni e ai simboli. Più che informare, la
catechesi mistagogica dovrà risvegliare ed educare
la sensibilità dei fedeli per il linguaggio dei segni e dei gesti che, uniti
alla parola, costituiscono il rito. c) Infine, la catechesi mistagogica deve preoccuparsi di
mostrare il significato dei riti in relazione alla vita cristiana in
tutte le sue dimensioni, di lavoro e di impegno, di pensieri e di affetti, di
attività e di riposo. È parte dell'itinerario mistagogico porre in evidenza
il nesso dei misteri celebrati nel rito con la responsabilità missionaria dei
fedeli. In tal senso, l'esito maturo della mistagogia è la consapevolezza che
la propria esistenza viene progressivamente
trasformata dai santi Misteri celebrati. Scopo di tutta l'educazione
cristiana, del resto, è di formare il fedele, come « uomo nuovo », ad una
fede adulta, che lo renda capace di testimoniare nel
proprio ambiente la speranza cristiana da cui è animato. Per
poter svolgere all'interno delle nostre comunità ecclesiali un tale compito
educativo occorre avere formatori adeguatamente preparati. Certamente tutto
il Popolo di Dio deve sentirsi impegnato in questa formazione. Ogni comunità
cristiana è chiamata ad essere luogo di introduzione pedagogica ai misteri
che si celebrano nella fede. A questo riguardo, i Padri durante il Sinodo
hanno sottolineato l'opportunità di un maggior coinvolgimento delle Comunità
di vita consacrata, dei movimenti e delle aggregazioni che, in forza dei loro
propri carismi, possono arrecare nuovo slancio alla formazione
cristiana.(188) Anche nel nostro tempo lo Spirito Santo non lesina certo
l'effusione dei suoi doni per sostenere la missione apostolica della Chiesa, a cui spetta di diffondere la fede e di educarla fino alla
sua maturità.(189) La riverenza verso l'Eucaristia 65.
Un segnale convincente dell'efficacia che la catechesi eucaristica ha sui
fedeli è sicuramente la crescita in loro del senso del mistero di Dio
presente tra noi. Ciò può essere verificato attraverso specifiche
manifestazioni di riverenza verso l'Eucaristia, a cui
il percorso mistagogico deve introdurre i fedeli.(190) Penso, in senso
generale, all'importanza dei gesti e della postura, come l'inginocchiarsi
durante i momenti salienti della preghiera eucaristica. Nell'adeguarsi alla
legittima diversità di segni che si compiono nel contesto delle differenti
culture, ciascuno viva ed esprima la consapevolezza di trovarsi in ogni
celebrazione davanti alla maestà infinita di Dio, che ci raggiunge in modo
umile nei segni sacramentali. Adorazione
e pietà eucaristica Il rapporto intrinseco tra celebrazione e adorazione 66.
Uno dei momenti più intensi del Sinodo è stato quando
ci siamo recati nella Basilica di San Pietro, insieme a tanti fedeli per
l'adorazione eucaristica. Con tale gesto di preghiera, l'Assemblea dei
Vescovi ha inteso richiamare l'attenzione, non solo con le parole,
sull'importanza della relazione intrinseca tra Celebrazione eucaristica e
adorazione. In questo significativo aspetto della fede della Chiesa si trova
uno degli elementi decisivi del cammino ecclesiale, compiuto dopo il rinnovamento
liturgico voluto dal Concilio Vaticano II. Mentre la riforma
muoveva i primi passi, a volte l'intrinseco rapporto tra la santa Messa e
l'adorazione del Ss.mo Sacramento non fu abbastanza chiaramente percepito.
Un'obiezione allora diffusa prendeva spunto, ad esempio, dal rilievo secondo
cui il Pane eucaristico non ci sarebbe stato dato per essere contemplato, ma
per essere mangiato. In realtà, alla luce dell'esperienza di preghiera della
Chiesa, tale contrapposizione si rivelava priva di ogni fondamento. Già Agostino aveva detto: « nemo autem illam carnem manducat,
nisi prius adoraverit; peccemus non adorando – Nessuno mangia questa
carne senza prima adorarla; peccheremmo se non la adorassimo ».(191)
Nell'Eucaristia, infatti, il Figlio di Dio ci viene incontro e desidera
unirsi a noi; l'adorazione eucaristica non è che l'ovvio sviluppo della
Celebrazione eucaristica, la quale è in se stessa il più grande atto d'adorazione
della Chiesa.(192) Ricevere l'Eucaristia significa porsi in atteggiamento di
adorazione verso Colui che riceviamo. Proprio così e soltanto così
diventiamo una cosa sola con Lui e pregustiamo in anticipo, in qualche modo,
la bellezza della liturgia celeste. L'atto di adorazione al di fuori della
santa Messa prolunga ed intensifica quanto s'è fatto nella Celebrazione
liturgica stessa. Infatti, « soltanto nell'adorazione può maturare
un'accoglienza profonda e vera. E proprio in questo atto personale di incontro
col Signore matura poi anche la missione sociale che nell'Eucaristia è
racchiusa e che vuole rompere le barriere non solo
tra il Signore e noi, ma anche e soprattutto le barriere che ci separano gli
uni dagli altri ».(193) La pratica dell'adorazione eucaristica 67.
Insieme all'Assemblea sinodale, pertanto, raccomando vivamente ai Pastori
della Chiesa e al Popolo di Dio la pratica dell'adorazione eucaristica, sia
personale che comunitaria.(194) A questo proposito, di grande giovamento sarà
un'adeguata catechesi in cui si spieghi ai fedeli l'importanza di questo atto
di culto che permette di vivere più profondamente e con maggiore frutto la
stessa Celebrazione liturgica. Nel limite del possibile, poi, soprattutto nei
centri più popolosi, converrà individuare chiese od oratori da riservare
appositamente all'adorazione perpetua. Inoltre, raccomando che nella
formazione catechistica, ed in particolare negli itinerari di preparazione
alla Prima Comunione, si introducano i fanciulli al senso e alla bellezza di
sostare in compagnia di Gesù, coltivando lo stupore per la sua presenza
nell'Eucaristia. Vorrei
qui esprimere ammirazione e sostegno a tutti quegli Istituti di vita
consacrata i cui membri dedicano una parte significativa del loro tempo
all'adorazione eucaristica. In tal modo essi offrono a
tutti l'esempio di persone che si lasciano plasmare dalla presenza
reale del Signore. Desidero ugualmente incoraggiare quelle associazioni di
fedeli, come anche le Confraternite, che assumono questa pratica come loro speciale
impegno, diventando così fermento di contemplazione per tutta Forme di devozione eucaristica 68.
Il rapporto personale che il singolo fedele instaura con Gesù, presente
nell'Eucaristia, lo rimanda sempre all'insieme della comunione ecclesiale,
alimentando in lui la consapevolezza della sua appartenenza al Corpo di
Cristo. Per questo, oltre ad invitare i singoli fedeli a trovare
personalmente del tempo da trascorrere in preghiera davanti al Sacramento
dell'altare, ritengo doveroso sollecitare le stesse parrocchie e gli altri
gruppi ecclesiali a promuovere momenti di adorazione comunitaria. Ovviamente,
conservano tutto il loro valore le già esistenti forme di devozione
eucaristica. Penso, ad esempio, alle processioni eucaristiche, soprattutto
alla tradizionale processione nella solennità del Corpus Domini, alla
pia pratica delle Quarant'ore, ai Congressi eucaristici locali, nazionali e
internazionali, e alle altre iniziative analoghe. Opportunamente aggiornate e
adattate alle circostanze diverse, tali forme di devozione meritano di essere
anche oggi coltivate.(195) Il luogo del tabernacolo nella chiesa EUCARISTIA,
MISTERO DA VIVERE « Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io
vivo per il Padre, Forma
eucaristica della vita cristiana Il culto spirituale – logiké latreía (Rm 12,1) 70.
Il Signore Gesù, fattosi per noi cibo di verità e di amore, parlando del dono
della sua vita ci assicura che « chi mangia di questo pane vivrà in eterno »
(Gv 6,51). Ma questa « vita eterna » inizia in noi già in questo tempo
attraverso il cambiamento che il dono eucaristico genera in noi: « Colui che
mangia di me vivrà per me » (Gv 6,57). Queste parole di Gesù ci fanno
capire come il mistero « creduto » e « celebrato » possegga in sé un
dinamismo che ne fa principio di vita nuova in noi e forma dell'esistenza
cristiana. Comunicando al Corpo e al Sangue di Gesù Cristo, infatti, veniamo
resi partecipi della vita divina in modo sempre più adulto e consapevole. Vale anche qui quanto sant'Agostino, nelle sue Confessioni,
dice del Logos eterno, cibo dell'anima: mettendo in rilievo il
carattere paradossale di questo cibo, il santo Dottore immagina di sentirsi
dire: « Sono il cibo dei grandi: cresci e mi mangerai. E non io sarò
assimilato a te come cibo della tua carne, ma tu sarai assimilato a me
».(198) Infatti non è l'alimento eucaristico che si
trasforma in noi, ma siamo noi che veniamo da esso misteriosamente cambiati.
Cristo ci nutre unendoci a sé; « ci attira dentro di sé ».(199) Efficacia onnicomprensiva del culto eucaristico 71.
Il nuovo culto cristiano abbraccia ogni aspetto dell'esistenza,
trasfigurandola: « Sia dunque che mangiate sia che beviate, sia che facciate
qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio » (1 Cor 10,31).
In ogni atto della vita il cristiano è chiamato ad esprimere il vero culto a
Dio. Da qui prende forma la natura intrinsecamente eucaristica della vita
cristiana. In quanto coinvolge la realtà umana del credente nella sua
concretezza quotidiana, l'Eucaristia rende possibile, giorno dopo giorno, la
progressiva trasfigurazione dell'uomo chiamato per grazia ad essere ad
immagine del Figlio di Dio (cfr Rm 8,29s). Non c'è nulla di autenticamente umano – pensieri ed affetti, parole ed
opere – che non trovi nel sacramento dell'Eucaristia la forma adeguata per
essere vissuto in pienezza. Qui emerge tutto il valore antropologico della
novità radicale portata da Cristo con l'Eucaristia: il culto a Dio
nell'esistenza umana non è relegabile ad un momento particolare e privato, ma
per natura sua tende a pervadere ogni aspetto della realtà dell'individuo. Il
culto gradito a Dio diviene così un nuovo modo di vivere tutte le circostanze
dell'esistenza in cui ogni particolare viene
esaltato, in quanto vissuto dentro il rapporto con Cristo e come offerta a
Dio. La gloria di Dio è l'uomo vivente (cfr 1 Cor 10,31). E la vita
dell'uomo è la visione di Dio.(203) « Iuxta dominicam viventes » – Vivere secondo la domenica 72.
Questa radicale novità che l'Eucaristia introduce nella vita dell'uomo si è
rivelata alla coscienza cristiana fin dall'inizio. I fedeli hanno subito
percepito il profondo influsso che Vivere il precetto festivo 73.
I Padri sinodali, consapevoli di questo principio nuovo di vita che
l'Eucaristia pone nel cristiano, hanno ribadito l'importanza per tutti i
fedeli del precetto domenicale come fonte di libertà autentica, per poter
vivere ogni altro giorno secondo quanto hanno celebrato nel « giorno del
Signore ». La vita di fede, infatti, è in pericolo quando
non si avverte più il desiderio di partecipare alla Celebrazione eucaristica
in cui si fa memoria della vittoria pasquale. Partecipare all'assemblea
liturgica domenicale, insieme a tutti i fratelli e le sorelle con i quali si forma un solo corpo in Cristo Gesù, è richiesto
dalla coscienza cristiana e al tempo stesso forma la coscienza cristiana.
Smarrire il senso della domenica come giorno del Signore da santificare è
sintomo di una perdita del senso autentico della libertà cristiana, la
libertà dei figli di Dio (206). Rimangono preziose, a questo riguardo, le
osservazioni fatte dal mio venerato predecessore, Giovanni Paolo II, nella
Lettera apostolica Dies Domini (207), a proposito delle
diverse dimensioni della domenica per i cristiani: essa è Dies Domini,
in riferimento all'opera della creazione; Dies
Christi in quanto giorno della nuova creazione e del dono che il Signore
Risorto fa dello Spirito Santo; Dies Ecclesiae come giorno in cui la
comunità cristiana si ritrova per la celebrazione; Dies hominis come
giorno di gioia, riposo e carità fraterna. Un
tale giorno, pertanto, si manifesta come festa primordiale, nella quale ogni
fedele, nell'ambiente in cui vive, può farsi annunziatore e custode del senso
del tempo. Da questo giorno, in effetti, scaturisce il senso cristiano
dell'esistenza ed un nuovo modo di vivere il tempo, le relazioni, il lavoro,
la vita e la morte. È bene, dunque, che nel giorno del Signore le realtà
ecclesiali organizzino, intorno alla Celebrazione eucaristica domenicale,
manifestazioni proprie della comunità cristiana: incontri amichevoli,
iniziative per la formazione nella fede di bambini, giovani e adulti,
pellegrinaggi, opere di carità e momenti diversi di preghiera. A motivo di
questi valori così importanti – per quanto giustamente il sabato sera sin dai
Primi Vespri appartenga già alla Domenica e sia
permesso adempiere in esso al precetto domenicale – è necessario rammentare
che è la domenica in se stessa che merita di essere santificata, perché non
finisca per risultare un giorno « vuoto di Dio ».(208) Il senso del riposo e del lavoro 74.
Infine, è particolarmente urgente in questo nostro tempo ricordare che il
giorno del Signore è anche il giorno del riposo dal lavoro. Ci auguriamo
vivamente che esso sia riconosciuto come tale anche dalla società civile,
così che sia possibile essere liberi dalle attività lavorative, senza venire
per questo penalizzati. I cristiani, infatti, non senza rapporto con il
significato del sabato nella tradizione ebraica, hanno visto nel giorno del
Signore anche il giorno del riposo dalla fatica quotidiana. Ciò ha un suo
preciso senso, perché costituisce una relativizzazione del lavoro, che
viene finalizzato all'uomo: il lavoro è per l'uomo e
non l'uomo per il lavoro. È facile intuire la tutela che da ciò viene offerta all'uomo stesso, che risulta così emancipato
da una possibile forma di schiavitù. Come ho avuto modo di affermare, « il
lavoro riveste primaria importanza per la realizzazione dell'uomo e per lo
sviluppo della società, e per questo occorre che esso sia sempre organizzato
e svolto nel pieno rispetto dell'umana dignità e al servizio del bene comune.
Al tempo stesso, è indispensabile che l'uomo non si lasci asservire dal
lavoro, che non lo idolatri, pretendendo di trovare in esso
il senso ultimo e definitivo della vita » (209). È nel giorno consacrato a
Dio che l'uomo comprende il senso della sua esistenza ed anche dell'attività
lavorativa.(210) Assemblee domenicali in assenza di sacerdote 75.
Riscoprendo il significato della Celebrazione domenicale per la vita del
cristiano, è spontaneo porsi il problema di quelle comunità cristiane in cui
manca il sacerdote e dove, di conseguenza, non è possibile celebrare la santa
Messa nel Giorno del Signore. Occorre dire, a questo proposito, che ci
troviamo di fronte a situazioni assai diversificate tra loro. Il Sinodo ha
raccomandato innanzitutto ai fedeli di recarsi in una delle chiese della
Diocesi in cui è garantita la presenza del sacerdote, anche quando ciò
richiede un certo sacrificio (211). Là dove, invece, le grandi distanze
rendono praticamente impossibile la partecipazione
all'Eucaristia domenicale, è importante che le comunità cristiane si radunino
ugualmente per lodare il Signore e fare memoria del Giorno a Lui dedicato.
Ciò dovrà tuttavia avvenire nel contesto di un'adeguata istruzione circa la
differenza tra la santa Messa e le assemblee domenicali in
attesa di sacerdote. La cura pastorale della Chiesa si deve esprimere in
questo caso nel vigilare perché la liturgia della Parola, organizzata sotto
la guida di un diacono o di una persona incaricata dall'autorità competente,
si compia secondo un rituale specifico elaborato dalle Conferenze episcopali
e a tale scopo da esse approvato (212). Ricordo che
spetta agli Ordinari concedere la facoltà di distribuire la comunione in tali
liturgie, valutando attentamente la convenienza di una certa scelta. Inoltre,
si deve fare in modo che tali assemblee non ingenerino confusione sul ruolo
centrale del sacerdote e sulla componente sacramentale nella vita della
Chiesa. L'importanza del ruolo dei laici, che vanno giustamente ringraziati
per la loro generosità al servizio delle comunità cristiane, non deve mai
occultare il ministero insostituibile dei sacerdoti per la vita della
Chiesa.(213) Pertanto, si vigili attentamente a che le assemblee in attesa di sacerdote non diano adito a visioni
ecclesiologiche non aderenti alla verità del Vangelo e alla tradizione della
Chiesa. Piuttosto dovrebbero essere occasioni privilegiate di preghiera a Dio
perché mandi santi sacerdoti secondo il suo cuore. Toccante, a questo
proposito, quanto scriveva il Papa Giovanni Paolo II nella Lettera ai Sacerdoti per il Giovedì
Santo 1979, ricordando quei luoghi dove la gente, privata del sacerdote da
parte del regime dittatoriale, si riuniva in una chiesa o in un santuario,
metteva sull'altare la stola ancora conservata e recitava le
preghiera della liturgia eucaristica fermandosi in silenzio « al
momento che corrisponde alla transustanziazione », a testimonianza di quanto
« ardentemente essi desiderano di udire le parole che solo le labbra di un
sacerdote possono efficacemente pronunciare ».(214) Proprio in questa
prospettiva, considerato il bene incomparabile derivante dalla celebrazione
del Sacrificio eucaristico, chiedo a tutti i sacerdoti una fattiva e concreta
disponibilità a visitare il più spesso possibile le comunità affidate alla
loro cura pastorale, perché non rimangano troppo tempo senza il Sacramento
della carità. Una forma eucaristica dell'esistenza cristiana,
l'appartenenza ecclesiale La
forma eucaristica dell'esistenza cristiana è indubbiamente una forma
ecclesiale e comunitaria. Attraverso Spiritualità e cultura eucaristica 77.
I Padri sinodali hanno significativamente affermato che « i fedeli cristiani
hanno bisogno di una più profonda comprensione delle relazioni tra
l'Eucaristia e la vita quotidiana. La spiritualità eucaristica non è soltanto
partecipazione alla Messa e devozione al Santissimo Sacramento. Essa
abbraccia la vita intera » (216). Questo rilievo riveste per tutti noi oggi
particolare significato. Occorre riconoscere che uno degli effetti più gravi
della secolarizzazione poc'anzi menzionata sta nell'aver relegato la fede
cristiana ai margini dell'esistenza, come se essa fosse inutile per quanto riguarda
lo svolgimento concreto della vita degli uomini. Il fallimento di questo modo
di vivere « come se Dio non ci fosse » è ora davanti a tutti. Oggi c'è
bisogno di riscoprire che Gesù Cristo non è una semplice convinzione privata
o una dottrina astratta, ma una persona reale il cui inserimento nella storia
è capace di rinnovare la vita di tutti. Per questo l'Eucaristia come fonte e
culmine della vita e missione della Chiesa si deve tradurre in spiritualità,
in vita « secondo lo Spirito » (Rm 8,4s; cfr Gal 5,16.25). È
significativo che san Paolo, nel passo della Lettera ai Romani in cui
invita a vivere il nuovo culto spirituale, richiami contemporaneamente alla
necessità del cambiamento del proprio modo di vivere e di pensare: « Non
conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi, rinnovando la
vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui
gradito e perfetto » (12,2). In tal modo, l'Apostolo delle genti sottolinea
il legame tra il vero culto spirituale e la necessità di un nuovo modo di
percepire l'esistenza e di condurre la vita. È parte integrante della forma
eucaristica della vita cristiana il rinnovamento di mentalità, « affinché non
siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi
vento di dottrina » (Ef 4,14). Eucaristia ed evangelizzazione delle culture 78.
Da quanto affermato consegue che il Mistero eucaristico ci mette in
dialogo con le differenti culture, ma anche in un certo senso le sfida (217). Occorre riconoscere il carattere
interculturale di questo nuovo culto, di questa logiké latreía. La
presenza di Gesù Cristo e l'effusione dello Spirito Santo sono eventi che
possono stabilmente confrontarsi con ogni realtà culturale, per fermentarla
evangelicamente. Ciò comporta conseguentemente l'impegno di promuovere con
convinzione l'evangelizzazione delle culture, nella consapevolezza che Cristo
stesso è la verità di ogni uomo e di tutta la storia umana. L'Eucaristia
diviene criterio di valorizzazione di tutto ciò che il cristiano incontra
nelle varie espressioni culturali. In questo importante processo possiamo
sentire quanto mai significative le parole di san Paolo che invita nella sua Prima
Lettera ai Tessalonicesi a « esaminare ogni cosa e a tenere ciò che è
buono » (cfr 5,21). Eucaristia e fedeli laici E
poiché il mondo è « il campo » (Mt 13,38) in cui Dio pone i suoi figli
come buon seme, i cristiani laici, in forza del Battesimo e della Cresima, e
corroborati dall'Eucaristia, sono chiamati a vivere la novità radicale
portata da Cristo proprio all'interno delle comuni
condizioni della vita.(219) Essi devono coltivare il desiderio che
l'Eucaristia incida sempre più profondamente nella loro esistenza quotidiana,
portandoli ad essere testimoni riconoscibili nel proprio ambiente di lavoro e
nella società tutta.(220) Un particolare incoraggiamento rivolgo alle famiglie,
perché traggano ispirazione e forza da questo Sacramento. L'amore tra l'uomo
e la donna, l'accoglienza della vita, il compito educativo si rivelano quali
ambiti privilegiati in cui l'Eucaristia può mostrare la sua capacità di
trasformare e portare a pienezza di significato l'esistenza.(221) I Pastori
non manchino mai di sostenere, educare ed
incoraggiare i fedeli laici a vivere pienamente la propria vocazione alla
santità dentro quel mondo che Dio ha tanto amato da dare il suo Figlio perché
ne diventasse la salvezza (cfr Gv 3,16). Eucaristia e spiritualità sacerdotale 80.
La forma eucaristica dell'esistenza cristiana si manifesta indubbiamente in
modo particolare nello stato di vita sacerdotale. La spiritualità sacerdotale
è intrinsecamente eucaristica. Il seme di una tale spiritualità si trova già
nelle parole che il Vescovo pronuncia nella liturgia dell'Ordinazione: «
Ricevi le offerte del popolo santo per il Sacrificio eucaristico. Renditi
conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la
tua vita al mistero della croce di Cristo Signore ».(222) Per dare alla sua
esistenza una sempre più compiuta forma eucaristica, il sacerdote, già nel
periodo di formazione e poi negli anni successivi, deve fare ampio spazio
alla vita spirituale.(223) Egli è chiamato a essere continuamente un
autentico ricercatore di Dio, pur restando al contempo vicino alle
preoccupazioni degli uomini. Una vita spirituale intensa gli permetterà di
entrare più profondamente in comunione con il Signore e l'aiuterà a lasciarsi
possedere dall'amore di Dio, divenendone testimone in ogni circostanza anche
difficile e buia. A tale scopo, insieme con i Padri del Sinodo, raccomando ai
sacerdoti « la celebrazione quotidiana della santa Messa, anche quando non ci
fosse partecipazione di fedeli ».(224) Tale raccomandazione si accorda
innanzitutto con il valore oggettivamente infinito di ogni Celebrazione
eucaristica; e trae poi motivo dalla sua singolare efficacia spirituale, perché,
se vissuta con attenzione e fede, la santa Messa è formativa nel senso più
profondo del termine, in quanto promuove la conformazione a Cristo e rinsalda
il sacerdote nella sua vocazione. Eucaristia e vita consacrata 81.
Nel contesto della relazione tra l'Eucaristia e le diverse vocazioni
ecclesiali risplende in particolare « la testimonianza profetica delle
consacrate e dei consacrati, che trovano nella Celebrazione eucaristica e
nell'adorazione la forza per la sequela radicale di Cristo
obbediente, povero e casto ».(225) I consacrati e le consacrate, pur
svolgendo molti servizi nel campo della formazione umana e della cura dei
poveri, nell'insegnamento o nell'assistenza dei malati, sanno che lo scopo
principale della loro vita è « la contemplazione delle verità divine e la
costante unione con Dio ».(226) Il contributo essenziale che Eucaristia e trasformazione morale 82.
Scoprendo la bellezza della forma eucaristica dell'esistenza cristiana siamo
portati anche a riflettere sulle energie morali che da tale forma vengono attivate a sostegno dell'autentica libertà propria
dei figli di Dio. Intendo con ciò riprendere una tematica emersa nel Sinodo
riguardo al legame tra forma eucaristica dell'esistenza e trasformazione
morale. Il Papa Giovanni Paolo II aveva affermato che la vita morale «
possiede il valore di un « culto spirituale » (Rm 12,1; cfr Fil
3,3), attinto e alimentato da quella inesauribile sorgente di santità e di
glorificazione di Dio che sono i Sacramenti, in specie l'Eucaristia: infatti,
partecipando al Sacrificio della Croce, il cristiano comunica con l'amore di
donazione di Cristo ed è abilitato e impegnato a vivere questa stessa carità
in tutti i suoi atteggiamenti e comportamenti di vita ».(228) In definitiva,
« nel « culto » stesso, nella comunione eucaristica è contenuto l'essere
amati e l'amare a propria volta gli altri.
Un'Eucaristia che non si traduca in amore concretamente
praticato è in se stessa frammentata ».(229) Questo
richiamo alla valenza morale del culto spirituale non va interpretato in
chiave moralistica. È innanzitutto la felice scoperta del dinamismo
dell'amore nel cuore di chi accoglie il dono del Signore, si abbandona a Lui
e trova la vera libertà. La trasformazione morale, implicata nel nuovo culto
istituito da Cristo, è una tensione e un desiderio cordiale di voler
corrispondere all'amore del Signore con tutto il proprio essere, pur nella
consapevolezza della propria fragilità. Ciò di cui parliamo ben si rispecchia
nel racconto evangelico relativo a Zaccheo (cfr Lc 19,1-10). Dopo aver
ospitato Gesù nella sua casa, il pubblicano si ritrova completamente
trasformato: decide di dare metà dei suoi averi ai poveri e di restituire
quattro volte tanto a coloro ai quali ha rubato. La tensione morale che nasce
dall'ospitare Gesù nella nostra vita scaturisce dalla gratitudine per aver
sperimentato l'immeritata vicinanza del Signore. Coerenza eucaristica 83.
È importante rilevare ciò che i Padri sinodali hanno qualificato come
coerenza eucaristica, a cui la nostra esistenza
è oggettivamente chiamata. Il culto gradito a Dio, infatti, non è mai atto
meramente privato, senza conseguenze sulle nostre relazioni sociali: esso
richiede la pubblica testimonianza della propria fede. Ciò vale ovviamente
per tutti i battezzati, ma si impone con particolare urgenza nei confronti di
coloro che, per la posizione sociale o politica che occupano, devono prendere
decisioni a proposito di valori fondamentali, come il rispetto e la difesa
della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, la famiglia
fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la libertà di educazione dei figli e
la promozione del bene comune in tutte le sue forme.(230) Tali valori non
sono negoziabili. Pertanto, i politici e i legislatori cattolici, consapevoli
della loro grave responsabilità sociale, devono sentirsi particolarmente
interpellati dalla loro coscienza, rettamente formata, a presentare e sostenere
leggi ispirate ai valori fondati nella natura umana.(231) Ciò ha peraltro un
nesso obiettivo con l'Eucaristia (cfr 1 Cor 11,27-29). I Vescovi sono
tenuti a richiamare costantemente tali valori; ciò fa parte della loro
responsabilità nei confronti del gregge loro affidato.(232) Eucaristia,
mistero da annunciare Eucaristia e missione 84.
Nell'omelia durante Eucaristia e testimonianza 85.
La prima e fondamentale missione che ci viene dai santi Misteri che
celebriamo è di rendere testimonianza con la nostra vita. Lo stupore per il
dono che Dio ci ha fatto in Cristo imprime alla nostra esistenza un dinamismo
nuovo impegnandoci ad essere testimoni del suo
amore. Diveniamo testimoni quando, attraverso le nostre azioni, parole e modo
di essere, un Altro appare e si comunica. Si può dire che la testimonianza è
il mezzo con cui la verità dell'amore di Dio raggiunge l'uomo nella storia,
invitandolo ad accogliere liberamente questa novità radicale. Nella
testimonianza Dio si espone, per così dire, al rischio della libertà
dell'uomo. Gesù stesso è il testimone fedele e verace (cfr Ap
1,5; 3,14); è venuto per rendere testimonianza alla verità (cfr Gv
18,37). In quest'ordine di riflessioni mi preme
riprendere un concetto caro ai primi cristiani, ma che colpisce anche noi,
cristiani di oggi: la testimonianza fino al dono di se stessi, fino al martirio,
è sempre stata considerata nella storia della Chiesa il culmine del nuovo
culto spirituale: « Offrite i vostri corpi » (Rm 12,1). Si pensi, ad esempio, al racconto del martirio di san Policarpo
di Smirne, discepolo di san Giovanni: tutta la drammatica vicenda è descritta
come liturgia, anzi come un divenire Eucaristia del martire stesso.(235)
Pensiamo anche alla coscienza eucaristica che Ignazio di Antiochia esprime in
vista del suo martirio: egli si considera « frumento di Dio » e desidera di
diventare nel martirio « pane puro di Cristo ».(236) Il cristiano che offre
la sua vita nel martirio entra nella piena comunione con Cristo Gesù, unico Salvatore 86.
Sottolineare il rapporto intrinseco tra Eucaristia e missione ci fa
riscoprire anche il contenuto ultimo del nostro annuncio. Quanto più nel
cuore del popolo cristiano sarà vivo l'amore per l'Eucaristia, tanto più gli
sarà chiaro il compito della missione: portare Cristo. Non solo
un'idea o un'etica a Lui ispirata, ma il dono della sua stessa Persona. Chi
non comunica la verità dell'Amore al fratello non ha ancora dato abbastanza.
L'Eucaristia come sacramento della nostra salvezza ci richiama così
inevitabilmente all'unicità di Cristo e della salvezza da Lui compiuta a
prezzo del suo sangue. Pertanto, dal Mistero eucaristico, creduto e
celebrato, sorge l'esigenza di educare costantemente tutti al lavoro
missionario il cui centro è l'annuncio di Gesù, unico Salvatore.(238) Ciò
impedirà di ridurre in chiave meramente sociologica la decisiva opera di
promozione umana sempre implicata in ogni autentico processo di
evangelizzazione. Libertà di culto Eucaristia,
mistero da offrire al mondo Eucaristia, pane spezzato per la vita del mondo 88.
« Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo » (Gv 6,51).
Con queste parole il Signore rivela il vero significato del dono della
propria vita per tutti gli uomini. Esse ci mostrano anche l'intima
compassione che Egli ha per ogni persona. In effetti, tante
volte i Vangeli ci riportano i sentimenti di Gesù nei confronti degli uomini,
in special modo dei sofferenti e dei peccatori (cfr Mt 20,34; Mc
6,34; Lc 19,41). Egli esprime attraverso un sentimento
profondamente umano l'intenzione salvifica di Dio per ogni uomo, affinché
raggiunga la vita vera. Ogni Celebrazione eucaristica attualizza
sacramentalmente il dono che Gesù ha fatto della propria vita sulla Croce per
noi e per il mondo intero. Al tempo stesso, nell'Eucaristia Gesù fa di noi
testimoni della compassione di Dio per ogni fratello e sorella. Nasce così
intorno al Mistero eucaristico il servizio della carità nei confronti del
prossimo, che « consiste appunto nel fatto che io amo, in Dio e con Dio,
anche la persona che non gradisco o neanche conosco. Questo può realizzarsi
solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato
comunione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento. Allora imparo a
guardare quest'altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei
sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo ».(240) In tal modo
riconosco, nelle persone che avvicino, fratelli e sorelle per i quali il Signore ha dato la sua vita amandoli « fino
alla fine » (Gv 13,1). Di conseguenza, le nostre comunità, quando
celebrano l'Eucaristia, devono prendere sempre più coscienza che il
sacrificio di Cristo è per tutti e pertanto l'Eucaristia spinge ogni credente
in Lui a farsi « pane spezzato » per gli altri, e dunque ad impegnarsi per un
mondo più giusto e fraterno. Pensando alla moltiplicazione dei pani e dei
pesci, dobbiamo riconoscere che Cristo ancora oggi continua ad esortare i suoi
discepoli ad impegnarsi in prima persona: « Date loro voi stessi da mangiare
» (Mt 14,16). Davvero la vocazione di ciascuno di noi è quella di
essere, insieme a Gesù, pane spezzato per la vita del mondo. Le implicazioni sociali del Mistero eucaristico Nella
prospettiva della responsabilità sociale di tutti i cristiani i Padri
sinodali hanno ricordato che il sacrificio di Cristo è mistero di liberazione
che ci interpella e provoca continuamente. Rivolgo pertanto un appello a
tutti i fedeli ad essere realmente operatori di pace e di giustizia: « Chi
partecipa all'Eucaristia, infatti, deve impegnarsi a costruire la pace nel
nostro mondo segnato da molte violenze e guerre, e oggi in modo particolare,
dal terrorismo, dalla corruzione economica e dallo sfruttamento sessuale
».(245) Tutti problemi, questi, che a loro volta generano altri fenomeni
avvilenti che destano viva preoccupazione. Noi sappiamo che queste situazioni
non possono essere affrontate in modo superficiale. Proprio in forza del
Mistero che celebriamo, occorre denunciare le circostanze che sono in
contrasto con la dignità dell'uomo, per il quale Cristo ha versato il suo
sangue, affermando così l'alto valore di ogni singola persona. Il cibo della verità e l'indigenza dell'uomo 90.
Non possiamo rimanere inattivi di fronte a certi processi di globalizzazione
che non di rado fanno crescere a dismisura lo scarto tra ricchi e poveri a
livello mondiale. Dobbiamo denunciare chi dilapida le ricchezze della terra,
provocando disuguaglianze che gridano verso il cielo (cfr Gc 5,4). Ad
esempio, è impossibile tacere di fronte alle « immagini sconvolgenti dei
grandi campi di profughi o di rifugiati – in diverse parti del mondo –
raccolti in condizioni di fortuna, per scampare a sorte peggiore, ma di tutto
bisognosi. Non sono, questi esseri umani, nostri fratelli
e sorelle? Non sono i loro bambini venuti al mondo con le stesse legittime
attese di felicità degli altri? ».(246) Il Signore Gesù, Pane di vita eterna,
ci sprona e ci rende attenti alle situazioni di indigenza in cui versa ancora
gran parte dell'umanità: sono situazioni la cui causa implica spesso una
chiara ed inquietante responsabilità degli uomini. Infatti, « sulla base di
dati statistici disponibili si può affermare che meno della metà delle
immense somme globalmente destinate agli armamenti sarebbe più che
sufficiente per togliere stabilmente dall'indigenza lo sterminato esercito
dei poveri. La coscienza umana ne è interpellata. Alle popolazioni che vivono
sotto la soglia della povertà, più a causa di situazioni dipendenti dai
rapporti internazionali politici, commerciali e culturali, che non a motivo
di circostanze incontrollabili, il nostro comune impegno nella verità può e
deve dare nuova speranza ».(247) Il
cibo della verità ci spinge a denunciare le situazioni indegne dell'uomo, in
cui si muore per mancanza di cibo a causa dell'ingiustizia e dello
sfruttamento, e ci dona nuova forza e coraggio per lavorare senza sosta
all'edificazione della civiltà dell'amore. Dall'inizio i cristiani si sono
preoccupati di condividere i loro beni (cfr At 4,32) e di aiutare i
poveri (cfr Rm 15,26). L'elemosina che si raccoglie nelle assemblee
liturgiche ne è un vivo ricordo, ma è anche una necessità assai attuale. Le
istituzioni ecclesiali di beneficenza, in particolare La dottrina sociale della Chiesa 91.
Il mistero dell'Eucaristia ci abilita e ci spinge ad un impegno coraggioso
nelle strutture di questo mondo per portarvi quella novità di rapporti che ha
nel dono di Dio la sua fonte inesauribile. La preghiera, che ripetiamo in
ogni santa Messa: « Dacci oggi il nostro pane quotidiano », ci obbliga a fare
tutto il possibile, in collaborazione con le istituzioni internazionali,
statali, private, perché cessi o perlomeno diminuisca nel mondo lo scandalo
della fame e della sottoalimentazione di cui soffrono tanti milioni di
persone, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Il cristiano laico in
particolare, formato alla scuola dell'Eucaristia, è chiamato ad assumere
direttamente la propria responsabilità politica e sociale. Perché egli possa
svolgere adeguatamente i suoi compiti occorre prepararlo attraverso una
concreta educazione alla carità e alla giustizia. Per questo, come è stato
richiesto dal Sinodo, è necessario che nelle Diocesi e nelle comunità
cristiane venga fatta conoscere e promossa la
dottrina sociale della Chiesa.(248) In questo prezioso patrimonio,
proveniente dalla più antica tradizione ecclesiale, troviamo gli elementi che
orientano con profonda sapienza il comportamento dei cristiani di fronte alle
questioni sociali scottanti. Questa dottrina, maturata durante tutta la
storia della Chiesa, si caratterizza per realismo ed equilibrio, aiutando
così ad evitare fuorvianti compromessi o vacue utopie. Santificazione del mondo e salvaguardia del creato 92.
Infine, per sviluppare una spiritualità eucaristica profonda, capace di
incidere significativamente anche nel tessuto sociale, è necessario che il
popolo cristiano, che rende grazie per mezzo dell'Eucaristia, abbia coscienza
di farlo in nome dell'intera creazione, aspirando così alla santificazione
del mondo e lavorando intensamente a tal fine.(249) L'Eucaristia stessa getta
una luce potente sulla storia umana e su tutto il cosmo. In questa
prospettiva sacramentale impariamo, giorno per giorno, che ogni evento
ecclesiale possiede il carattere di segno, attraverso il quale Dio comunica
se stesso e ci interpella. In tal maniera, la forma eucaristica
dell'esistenza può davvero favorire un autentico cambiamento di mentalità nel
modo con cui leggiamo la storia ed il mondo. La liturgia stessa ci educa a
tutto questo, quando, durante la presentazione dei doni, il sacerdote rivolge
a Dio una preghiera di benedizione e di richiesta in relazione al pane e al
vino, « frutto della terra », « della vite » e del « lavoro dell'uomo ». Con
queste parole, oltre che coinvolgere nell'offerta a Dio tutta l'attività e la
fatica umana, il rito ci spinge a considerare la terra come creazione di Dio,
che produce per noi ciò di cui abbiamo bisogno per il nostro sostentamento.
Essa non è una realtà neutrale, mera materia da utilizzare indifferentemente
secondo l'umano istinto. Piuttosto si colloca all'interno del disegno buono
di Dio, per il quale tutti noi siamo chiamati ad essere figli e figlie
nell'unico Figlio di Dio, Gesù Cristo (cfr Ef 1,4-12). Le giuste
preoccupazioni per le condizioni ecologiche in cui versa il creato in tante
parti del mondo trovano conforto nella prospettiva della speranza cristiana,
che ci impegna ad operare responsabilmente per la salvaguardia del
creato.(250) Nel rapporto tra l'Eucaristia e il cosmo, infatti, scopriamo
l'unità del disegno di Dio e siamo portati a cogliere la profonda relazione
tra la creazione e la « nuova creazione », inaugurata nella risurrezione di
Cristo, nuovo Adamo. Ad essa noi partecipiamo già
ora in forza del Battesimo (cfr Col 2,12s) e così alla nostra vita
cristiana, nutrita dall'Eucaristia, si apre la prospettiva del mondo nuovo,
del nuovo cielo e della nuova terra, dove la nuova Gerusalemme scende dal
cielo, da Dio, « pronta come una sposa adorna per il suo sposo » (Ap
21,2). Utilità di un Compendio eucaristico 93.
Al termine di queste riflessioni, in cui ho voluto soffermarmi sugli
orientamenti emersi nel Sinodo, desidero accogliere anche la richiesta che i
Padri hanno avanzato per aiutare il popolo cristiano a credere, celebrare e
vivere sempre meglio il Mistero eucaristico. A cura dei competenti Dicasteri
sarà pubblicato un Compendio, che raccoglierà testi del Catechismo
della Chiesa Cattolica, orazioni, spiegazioni delle Preghiere Eucaristiche
del Messale e quant'altro possa rivelarsi utile per la corretta comprensione,
celebrazione e adorazione del Sacramento dell'altare.(251) Mi auguro che
questo strumento possa contribuire a fare sì che il memoriale della Pasqua
del Signore diventi ogni giorno di più fonte e culmine della vita e della
missione della Chiesa. Ciò stimolerà ogni fedele a fare della propria vita un
vero culto spirituale. 94.
Cari fratelli e sorelle, l'Eucaristia è all'origine di ogni forma di santità
ed ognuno di noi è chiamato a pienezza di vita nello Spirito Santo. Quanti
santi hanno reso autentica la propria vita grazie alla loro pietà
eucaristica! Da sant'Ignazio d'Antiochia a sant'Agostino, da sant'Antonio
Abate a san Benedetto, da san Francesco d'Assisi a san Tommaso d'Aquino, da
santa Chiara d'Assisi a santa Caterina da Siena, da san Pasquale Baylon a san
Pier Giuliano Eymard, da sant'Alfonso M. de' Liguori
al beato Charles de Foucauld, da san Giovanni Maria Vianney a santa Teresa di
Lisieux, da san Pio da Pietrelcina alla beata Teresa di Calcutta, dal beato
Piergiorgio Frassati al beato Ivan Mertz, per fare solo alcuni dei tantissimi
nomi, la santità ha sempre trovato il suo centro nel Sacramento
dell'Eucaristia. È
perciò necessario che nella Chiesa questo santissimo Mistero sia veramente
creduto, devotamente celebrato e intensamente vissuto. Il dono che Gesù fa di
sé nel Sacramento memoriale della sua passione ci attesta che la riuscita
della nostra vita sta nella partecipazione alla vita trinitaria, che in Lui
ci è offerta in modo definitivo ed efficace. La celebrazione e l'adorazione
dell'Eucaristia permettono di accostarci all'amore di Dio e di aderirvi
personalmente fino all'unione con l'amato Signore. L'offerta della nostra
vita, la comunione con tutta la comunità dei credenti e la solidarietà con
ogni uomo sono aspetti imprescindibili della « logiké latreía », del
culto spirituale, santo e gradito a Dio (cfr Rm 12,1), in cui tutta la
nostra concreta realtà umana è trasformata a gloria di Dio. Invito pertanto
tutti i pastori a porre la massima attenzione nella promozione di una
spiritualità cristiana autenticamente eucaristica. I presbiteri, i diaconi e
tutti coloro che svolgono un ministero eucaristico possano sempre trarre da
questi stessi servizi, adempiuti con cura e costante preparazione, forza e
stimolo per il proprio personale e comunitario cammino di santificazione.
Esorto tutti i laici, le famiglie in particolare, a trovare continuamente nel
Sacramento dell'amore di Cristo l'energia per trasformare la propria vita in
un segno autentico della presenza del Signore risorto. Chiedo a tutti i
consacrati e consacrate di mostrare con la propria esistenza eucaristica lo
splendore e la bellezza di appartenere totalmente al Signore. 95.
All'inizio del quarto secolo il culto cristiano era ancora proibito dalle
autorità imperiali. Alcuni cristiani del Nord Africa, che si sentivano
impegnati alla celebrazione del Giorno del Signore, sfidarono la proibizione.
Furono martirizzati mentre dichiaravano che non era
loro possibile vivere senza l'Eucaristia, cibo del Signore: sine dominico
non possumus.(252) Questi martiri di Abitine, uniti a tanti Santi e Beati
che hanno fatto dell'Eucaristia il centro della loro vita, intercedano per
noi e ci insegnino la fedeltà all'incontro con Cristo risorto. Anche noi non
possiamo vivere senza partecipare al Sacramento della nostra salvezza e
desideriamo essere iuxta dominicam viventes, tradurre cioè nella vita
quello che celebriamo nel Giorno del Signore. Questo giorno, in effetti, è il
giorno della nostra definitiva liberazione. C'è da meravigliarsi se
desideriamo che ogni giorno sia vissuto secondo la novità introdotta da
Cristo con il mistero dell'Eucaristia? 96.
Maria Santissima, Vergine immacolata, arca della nuova ed eterna alleanza, ci
accompagni in questo cammino incontro al Signore che
viene. In Lei troviamo realizzata l'essenza della Chiesa nel modo più
perfetto. 97.
Per intercessione della Beata Vergine Maria, lo Spirito Santo accenda in noi
lo stesso ardore che sperimentarono i discepoli di
Emmaus (cfr Lc 24,13-35) e rinnovi nella nostra vita lo stupore
eucaristico per lo splendore e la bellezza che rifulgono nel rito liturgico,
segno efficace della stessa bellezza infinita del mistero santo di Dio. Quei
discepoli si alzarono e ritornarono in fretta a Gerusalemme per condividere
la gioia con i fratelli e le sorelle nella fede. La vera gioia infatti è riconoscere che il Signore rimane tra noi,
compagno fedele del nostro cammino. L'Eucaristia ci fa scoprire che Cristo,
morto e risorto, si mostra nostro contemporaneo nel mistero della Chiesa, suo
Corpo. Di questo mistero d'amore siamo resi testimoni. Auguriamoci vicendevolmente
di andare colmi di gioia e di meraviglia all'incontro con la santa
Eucaristia, per sperimentare e annunciare agli altri la verità della parola
con cui Gesù si è congedato dai suoi discepoli: « Io sono con voi tutti i
giorni fino alla fine del mondo » (Mt 28,20). Dato
a Roma, presso San Pietro, il 22 febbraio 2007, festa della Cattedra di San
Pietro Apostolo, secondo del mio Pontificato.
BENEDICTUS
PP. XVI (1) Cfr S.
Tommaso D'Aquino, Summa Theologiae III, q. (2) S.
Agostino, In Iohannis Evangelium Tractatus, 26.5: PL 35, 1609. (3) Benedetto
XVI, Discorso ai partecipanti all'Assemblea Plenaria della
Congregazione per la Dottrina della fede (10 febbraio 2006) :
AAS 98 (2006), 255. (4) Cfr
Benedetto XVI, Discorso ai Membri del Consiglio Ordinario della
Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi (1 giugno 2006): L'Osservatore
Romano, 2 giugno 2006, p. 5. (5) Cfr
Propositio 2. (6) Mi
riferisco qui alla necessità di una ermeneutica della continuità anche in
riferimento ad una corretta lettura dello sviluppo liturgico dopo il Concilio
Vaticano II: cfr Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana (22 dicembre
2005): AAS 98 (2006), 44-45. (7) Cfr
AAS 97 (2005), 337-352. (8) Cfr Anno dell'Eucaristia: suggerimenti e proposte
(15 ottobre 2004): L'Osservatore Romano, 15 ottobre 2004, Supplemento. (9) Cfr
AAS 95 (2003), 433-475. Si ricordi anche l'Istr. della
Congregazione per il Culto Divino e (10) Solo per
ricordare i principali: Conc. Ecum. di Trento,
Doctrina et canones de ss. Missae sacrificio, DS 1738-1759; Leone
XIII, Lett. enc. Mirae caritatis (28 maggio 1902): ASS (1903),
115-136; Pio XII, Lett. enc. Mediator Dei (20 novembre 1947): AAS
39 (1947), 521-595; Paolo VI, Lett. enc. Mysterium fidei (3 settembre 1965): AAS
57 (1965), 753-774; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Ecclesia de Eucharistia (17 aprile 2003): AAS 95
(2003), 433-475; Congregazione per il Culto Divino e (11) Cfr
Propositio 1. (12) N. 14: AAS
98 (2006), 229. (13) Catechismo della Chiesa Cattolica, 1327. (14) Propositio
16. (15)
Benedetto XVI, Omelia in occasione dell'insediamento sulla Cattedra
Romana (7 maggio 2005): AAS 97 (2005), 752. (16) Cfr
Propositio 4. (17) De
Trinitate, VIII, 8, 12: CCL 50, 287. (18) Lett.
enc. Deus caritas est (25 dicembre 2005), 12:
AAS 98 (2006), 228. (19) Cfr
Propositio 3. (20)
Breviario Romano, Inno all'Ufficio delle Letture della solennità del
Corpus Domini. (21)
Benedetto XVI, Lett. enc. Deus caritas est, (25 dicembre 2005),
13: AAS 98 (2006), 228. (22) Cfr
Benedetto XVI, Omelia sulla Spianata di Marienfeld (21
Agosto 2005): AAS 97 (2005), 891-892. (23) Cfr
Propositio 3. (24) Cfr
Messale Romano, Preghiera Eucaristica IV. (25) Catechesi
XXIII, 7: PG 33, 1114 s. (26) Cfr
Sul Sacerdozio, VI, 4: PG 48, 681. (27) Ibidem,
III, 4: PG 48, 642. (28) Propositio
22. (29) Cfr
Propositio 42: « Questo incontro eucaristico si realizza nello Spirito
Santo che ci trasforma e santifica. Egli risveglia nel discepolo la volontà
decisa di annunciare agli altri, con audacia, quanto si è ascoltato e vissuto,
per condurre anche loro allo stesso incontro con Cristo. In questo modo, il
discepolo, inviato dalla Chiesa, si apre ad una missione senza frontiere ». (30) Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 3; ad esempio, si veda S.
Giovanni Crisostomo, Catechesi 3,13-19: SC 50,174-177. (31) Giovanni
Paolo II, Lett. enc. Ecclesia de Eucharistia (17 aprile
2003), 1: AAS 95 (2003), 433. (32) Ibidem,
21: AAS 95 (2003), 447. (33) Cfr
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptor
hominis (4 marzo 1979), 20: AAS 71 (1979), 309-316;
Lett. ap. Dominicae Cenae (24 febbraio 1980), 4:
AAS 72 (1980), 119-121. (34) Cfr
Propositio 5. (35) S.
Tommaso D'Aquino, Summa Theologiae, III, q. (36) N. 38:
AAS 95 (2003), 458. (37) Conc.
Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 23. (38)
Congregazione per (39) Propositio
5: « Il termine “cattolico” esprime l'universalità proveniente dall'unità che
l'Eucaristia, celebrata in ogni Chiesa, favorisce ed edifica. Le Chiese
particolari nella Chiesa universale hanno così, nell'Eucaristia, il compito
di rendere visibile la loro propria unità e la loro
diversità. Questo legame di amore fraterno lascia trasparire la comunione
trinitaria. I concili e i sinodi esprimono nella storia quest'aspetto
fraterno della Chiesa ». (40) Cfr
ibidem. (41) Decr.
sul ministero e la vita dei presbiteri Presbyterorum Ordinis, 5. (42) Cfr
Propositio 14. (43) Cost.
dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 1. (44) De
Orat. Dom., 23: PL 4, 553. (45) Conc.
Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 48; cfr anche ibidem 9. (46) Cfr
Propositio 13. (47) Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 7. (48) Cfr
ibidem, 11; Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sull'attività missionaria della Chiesa
Ad gentes, 9.13; (49) Cfr
Giovanni Paolo II, Lett. ap. Dominicae Cenae (24 febbraio 1980),7: AAS 72 (1980), 124-127; Conc. Ecum. Vat. II,
Decr. sul ministero e la vita dei presbiteri Presbyterorum Ordinis, 5. (50) Cfr
Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 710. (51) Cfr Rito
dell'iniziazione cristiana degli adulti, introd. gen.
nn. 34-36. (52) Cfr
Rito del Battesimo dei bambini, introd. nn. 18-19. (53) Cfr
Propositio 15. (54) Cfr
Propositio 7; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Ecclesia
de Eucharistia (17 aprile 2003), 36: AAS 95 (2003),
457-458. (55) Cfr
Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Reconciliatio et Paenitentia (2 dicembre
1984), 18: AAS 77 (1985), 224-228. (56) Cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1385. (57) Si pensi
qui al Confiteor o alle parole del sacerdote e dell'assemblea prima di
accostarsi all'altare: « Signore, non sono degno di partecipare alla tua
mensa ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato! ». Non è senza
significato che la liturgia preveda anche per il sacerdote alcune preghiere
molto belle, consegnateci dalla tradizione, che richiamano al bisogno di
essere perdonati, come ad esempio quella pronunciata sottovoce, prima di
invitare i fedeli alla comunione sacramentale: « per il santo mistero del
tuo corpo e del tuo sangue liberami da ogni colpa e da ogni male, fa che sia
sempre fedele alla tua legge e non sia mai separato da te ». (58) Cfr S.
Giovanni Damasceno, Sulla retta fede, IV, 9: PG 94, (59) Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 11; Giovanni Paolo II,
Esort. ap. postsinodale Reconciliatio et Paenitentia (2 dicembre
1984), 30: AAS 77 (1985), 256-257. (60) Cfr
Propositio 7. (61) Cfr
Giovanni Paolo II, Motu proprio Misericordia Dei (7 aprile 2002): AAS
94 (2002), 452-459. (62) Insieme
ai Padri sinodali ricordo che le celebrazioni penitenziali non sacramentali,
menzionate nel rituale del sacramento della Riconciliazione, possono essere
utili per incrementare lo spirito di conversione e di comunione nelle
comunità cristiane, preparando così i cuori alla celebrazione del sacramento:
cfr Propositio 7. (63) Cfr Codice di Diritto Canonico, can. 508. (64) Paolo
VI, Cost. ap. Indulgentiarum doctrina (1 gennaio
1967), Normae, n.1: AAS 59 (1967), 21. (65) Ibidem,
9: AAS 59 (1967), 18-19. (66) Cfr Catechismo della Chiesa Cattolica,
1499-1531. (67) Ibidem,
1524. (68) Cfr
Propositio 44. (69) Cfr
Sinodo dei Vescovi, II Assemblea Generale, Documento sul sacerdozio
ministeriale Ultimis temporibus (30 novembre 1971): AAS 63
(1971), 898-942. (70) Cfr
Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis (25 marzo 1992),
42-69: AAS 84 (1992), 729-778. (71) Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 10; Congregazione per (72) Catechismo della Chiesa Cattolica, 1548. (73) Ibidem,
1552. (74) Cfr
In Iohannis Evangelium Tractatus 123,5: PL 35, 1967. (75) Cfr
Propositio 11. (76) Cfr
Decr. sul ministero e la vita dei presbiteri Presbyterorum Ordinis, 16. (77) Cfr
Giovanni XXIII, Lett. enc. Sacerdotii nostri primordia (1 agosto
1959): AAS 51 (1959), 545-579; Paolo VI, Lett. enc. Sacerdotalis coelibatus (24 giugno
1967): AAS 59 (1967), 657-697; Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis (25 marzo 1992), 29:
AAS 84 (1992), 703-705; Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana (22 dicembre
2006): L'Osservatore Romano, 23 dicembre 2006, p. 6. (78) Cfr
Propositio 11. (79) Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sulla formazione sacerdotale Optatam
totius, 6; Codice di Diritto Canonico, can. 241, § 1 e can. 1029; Codice
dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 342, § 1 e can. 758; Giovanni
Paolo II, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis (25 marzo 1992)
11.34.50: AAS 84 (1992), 673-675; 712-714; 746-748; Congregazione per
il Clero, Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri Dives
Ecclesiae (31 marzo 1994), 58: LEV, 1994, pp. 56-58; Congregazione per
l'educazione cattolica, Istruzione circa i criteri di discernimento
vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della
loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri (4 novembre 2005): AAS
97 (2005), 1007-1013. (80) Cfr Propositio
12; Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis (25 marzo 1992) 41: AAS
84 (1992), 726-729. (81) Conc.
Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 29. (82) Cfr
Propositio 38. (83) Cfr
Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Familiaris
consortio (22 novembre 1981), 57: AAS 74 (1982), 149-150. (84) Lett.
ap. Mulieris dignitatem (15 agosto 1988), 26: AAS 80 (1988),
1715-1716. (85) Catechismo
della Chiesa Cattolica, 1617. (86) Cfr
Propositio 8. (87) Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 11. (88) Cfr
Propositio 8. (89) Cfr
Giovanni Paolo II, Lett. ap. Mulieris dignitatem (15 agosto 1988): AAS 80 (1988), 1653-1729; Congregazione per la dottrina
della fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica sulla collaborazione
dell'uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo (31 maggio 2004): AAS 96 (2004), 671-687. (90) Cfr
Propositio 9. (91) Cfr
Catechismo della Chiesa Cattolica, 1640. (92) Cfr
Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Familiaris
consortio (22 novembre 1981), 84: AAS 74 (1982), 184-186;
Congregazione per (93) Cfr
Pontificio Consiglio per i Testi legislativi, Istruzione sulle norme da
osservarsi nei tribunali ecclesiastici nelle cause matrimoniali Dignitas
connubii (25 gennaio 2005), Città del Vaticano, 2005. (94) Cfr
Propositio 40. (95)
Benedetto XVI, Discorso al Tribunale della Rota Romana in occasione dell'inaugurazione
dell'anno giudiziario (28 gennaio 2006): AAS 98 (2006), 138. (96) Cfr
Propositio 40. (97) Cfr
ibidem. (98) Cfr
ibidem. (99) Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 48. (100) Cfr Propositio
3. (101) Vorrei
qui richiamare le parole piene di speranza e di conforto che troviamo nella
Preghiera eucaristica II: « ricordati dei nostri fratelli che si sono
addormentati nella speranza della risurrezione e di tutti i defunti che si
affidano alla tua clemenza: ammettili a godere la luce del tuo volto ». (102) Cfr Benedetto
XVI, Omelia (8 dicembre 2005): AAS 98 (2006), 15-16. (103) Cost.
dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 58. (104) Propositio
4. (105) Relatio
post disceptationem, 4: L'Osservatore Romano, 14 ottobre 2005, p.
5. (106) Cfr
Sermo 1, 7; 11, 10; 22, 7; 29, 76: Sermones dominicales ad fidem
codicum nunc denuo editi, Grottaferrata 1977, pp.135, 209 s., 292 s.,
337; Benedetto XVI, Messaggio ai Movimenti Ecclesiali e alle Nuove Comunità
(22 maggio 2006): AAS 98 (2006), 463. (107) Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. sulla Chiesa nel
mondo contemporaneo Gaudium et spes, 22. (108) Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla divina rivelazione
Dei Verbum, 2.4. (109) Propositio 33. (110) Sermo 227,
1: PL 38, 1099. (111) S.
Agostino, In Iohannis Evangelium Tractatus 21, 8: PL 35, 1568. (112) Ibidem,
28,1: PL 35, 1622. (113) Cfr
Propositio 30. Anche la santa Messa che (114) Cfr
Propositio 2. (115) Cfr
Propositio 25 (116) Cfr Propositio
19. (117) Ordinamento
Generale del Messale Romano, 22; Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla
sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, 41; Congregazione per il Culto
Divino e (118) Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sull'ufficio pastorale dei Vescovi nella Chiesa Christus
Dominus, 14; Cost. sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium,
41. (119) Ordinamento
Generale del Messale Romano, 22. (120) Cfr
ibidem. (121) Cfr
Propositio 25. (122) Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium,
112-130. (123) Cfr
Propositio 27. (124) Cfr
ibidem. (125) Per
tutto quanto riguarda questi aspetti occorre attenersi fedelmente a quanto
indicato nell'Ordinamento Generale del Messale Romano, 319-351. (126) Cfr Ordinamento
Generale del Messale Romano, 39-41; Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla
sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, 112-118. (127) Sermo
34,1: PL 38, 210. (128) Cfr Propositio
25: « Come tutte le espressioni artistiche anche il canto deve essere
intimamente armonizzato con la liturgia, partecipare efficacemente al suo
fine, ossia deve esprimere la fede, la preghiera, lo stupore, l'amore verso
Gesù presente nell'Eucaristia ». (129) Cfr
Propositio 29. (130) Cfr
Propositio 36. (131) Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium,
116; Ordinamento Generale del Messale Romano, 41. (132) Ordinamento
Generale del Messale Romano, 28; cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla
sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, 56; Sacra Congregazione dei
Riti, Istr. Eucharisticum Mysterium (25 maggio 1967), 3: AAS 57
(1967), 540-543. (133) Cfr
Propositio 18. (134) Ibidem. (135) Ordinamento
Generale del Messale Romano, 29. (136) Cfr
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Fides et Ratio (14 settembre 1998),
13: AAS 91 (1999), 15-16. (137) S.
Gerolamo, Comm. in Is., Prol.: PL 24, 17; cfr Conc.
Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla divina Rivelazione Dei
Verbum, 25. (138) Cfr Propositio
31. (139) Ordinamento
Generale del Messale Romano, 29; cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla
sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, 7.33.52. (140) Propositio 19. (141) Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium,
52. (142) Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla divina
Rivelazione Dei Verbum, 21. (143) A tale
scopo il Sinodo ha esortato ad elaborare sussidi pastorali, basati sul
lezionario triennale, che aiutino a legare in modo intrinseco la
proclamazione delle letture previste con la dottrina della fede: cfr Propositio
19. (144) Cfr
Propositio 20. (145) Ordinamento
Generale del Messale Romano, 78. (146) Cfr
ibidem, 78-79. (147) Cfr
Propositio 22. (148) Ordinamento
Generale del Messale Romano, 79d. (149) Ibidem,
79c. (150) Tenendo
conto di consuetudini antiche e venerabili e dei desideri espressi dai Padri
sinodali, ho chiesto ai competenti Dicasteri di studiare la possibilità di
collocare lo scambio della pace in altro momento, ad esempio prima della
presentazione dei doni all'altare. Tale scelta, peraltro, non mancherebbe di
suscitare un significativo richiamo all'ammonimento del Signore sulla
necessaria riconciliazione previa ad ogni offerta a Dio (cfr Mt 5,23s):
cfr Propositio 23. (151) Cfr
Congregazione per il Culto Divino e (152) Cfr
Propositio 34. (153) Cfr
Propositio 35. (154) Cfr
Propositio 24. (155) Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra liturgia
Sacrosanctum Concilium, 14-20; 30s; 48s; Congregazione per il Culto
Divino e (156) N. 48. (157) Ibidem. (158) Cfr
Congregazione per il Clero e altri Dicasteri della Curia Romana, Istr. su alcune questioni circa la collaborazione dei laici nel
ministero dei sacerdoti Ecclesiae de mysterio (15 agosto 1997): AAS
89 (1997), 852-877. (159) Cfr
Propositio 33. (160) Ordinamento
Generale del Messale Romano, 92. (161) Cfr ibidem,
94. (162) Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sull'apostolato dei laici Apostolicam
actuositatem, 24; Ordinamento Generale del Messale Romano, nn.
95-111; Congregazione per il Culto Divino e (163) Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium,
37-42. (164) Cfr
Ordinamento Generale del Messale Romano, 386-399. (165) AAS 87
(1995), 288-314. (166) Esort.
ap. postsinodale Ecclesia in Africa (14
settembre 1995), 55-71: AAS 88 (1996), 34-47; Esort. ap. postsinodale Ecclesia in America (22 gennaio 1999),
16.40.64.70-72: AAS 91 (1999), 752-753; 775-776; 799; 805-809; Esort.
ap. postsinodale Ecclesia in Asia (6 novembre
1999), 21s.: AAS 92 (2000), 482-487; Esort. ap. postsinodale
Ecclesia in Oceania (22 novembre 2001), 16: AAS 94 (2002),
382-384; Esort. ap. postsinodale Ecclesia in
Europa (28 giugno 2003), 58-60: AAS 95 (2003), 685-686. (167) Cfr
Propositio 26. (168) Cfr Propositio
35; Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium,
11. (169) Cfr
Catechismo della Chiesa Cattolica, 1388; Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla
sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, 55. (170) Cfr
Lett. enc. Ecclesia de Eucharistia (17 aprile
2003), 34: AAS 95 (2003), 456. (171) Quali,
ad esempio, S. Tommaso d'Aquino, Summa. Theologiae, III, q. (172) Cfr
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Ut unum sint (25 maggio 1995), 8: AAS
87 (1995), 925-926. (173) Cfr Propositio
41; Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sull'ecumenismo Unitatis redintegratio,
8, 15; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Ut unum sint
(25 maggio 1995), 46: AAS 87 (1995), 948; Lett. enc. Ecclesia de Eucharistia (17 aprile 2003), 45-46: AAS 95 (2003), 463-464; Codice
di Diritto Canonico, can. 844 §§ 3-4; Codice dei Canoni delle Chiese
Orientali, can. 671 §§ 3-4; Pontificio Consiglio per l'Unità dei
Cristiani, Directoire pour l'application des principes et des normes sur
l'œcuménisme (25 marzo 1993), 125, 129- 131: AAS 85 (1993), 1087,
1088-1089. (174) Cfr NN.
1398-1401. (175) Cfr N.
293. (176) Cfr
Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Istr. past. sulle Comunicazioni Sociali nel 20(o) Anniversario della «
Communio et Progressio » Aetatis novae (22 febbraio 1992): AAS 84
(1992), 447-468. (177) Cfr
Propositio 29. (178) Cfr
Propositio 44. (179) Cfr
Propositio 48. (180) Tale
conoscenza può essere effettuata anche negli anni di formazione dei candidati
al sacerdozio in seminario attraverso opportune iniziative: cfr Propositio
45. (181) Cfr
Propositio 37. (182) Cfr
Cost. sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, 36 e 54. (183) Propositio 36. (184) Cfr
ibidem. (185) Cfr
Propositio 32. (186) Cfr
Propositio 14. (187) Propositio
19. (188) Cfr
Propositio 14. (189) Cfr
Benedetto XVI, Omelia ai primi Vespri di Pentecoste (3 giugno 2006): AAS
98 (2006), 509. (190) Cfr
Propositio 34. (191) Enarrationes
in Psalmos 98,9: CCL XXXIX, 1385; cfr Benedetto XVI, Discorso alla
Curia Romana (22 Dicembre 2005): AAS 98 (2006), 44-45. (192) Cfr
Propositio 6. (193)
Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana (22 Dicembre 2005): AAS 98
(2006), 45. (194) Cfr Propositio
6; Congregazione per il Culto divino e (195) Cfr
Relatio post disceptationem, 11: L'Osservatore Romano, 14 ottobre
2005, p. 5. (196) Cfr
Propositio 28. (197) Cfr n.
314. (198) VII,
10, 16: PL 32, 742. (199)
Benedetto XVI, Omelia sulla Spianata di Marienfeld, (21 agosto 2005): AAS
97 (2005), 892; cfr Omelia nella Veglia di Pentecoste (3 giugno 2006): AAS
98 (2006), 505. (200) Cfr Relatio
post disceptationem, 6, 47: L'Osservatore Romano, 14 ottobre 2005,
pp. 5-6; Propositio 43. (201) De
civitate Dei, X, 6: PL 41, 284. (202) Cfr
Catechismo della Chiesa Cattolica, 1368. (203) Cfr S.
Ireneo, Contro le eresie IV, 20, 7: PG 7, 1037. (204) Epistola
ai Magnesiani, 9,1: PG 5, 670. (205) Cfr I
Apologia 67, 1-6; 66: PG 6, 430 s. 427. 430. (206) Cfr
Propositio 30. (207) Cfr AAS
90 (1998), 713-766. (208) Propositio
30. (209) Omelia
(19 marzo 2006): AAS 98 (2006), 324. (210)
Opportunamente nota al riguardo il Compendio della dottrina sociale della
Chiesa, 258: « All'uomo, legato alla necessità del lavoro, il riposo apre
la prospettiva di una libertà più piena, quella del sabato eterno (cfr Eb 4,9-10).
Il riposo consente agli uomini di ricordare e di rivivere le opere di Dio,
dalla Creazione alla Redenzione, di riconoscersi essi stessi
come opera sua (cfr Ef 2,10), di rendere grazie della propria
vita e della propria sussistenza a Lui, che ne è l'autore ». (211) Cfr
Propositio 10. (212) Cfr
ibidem. (213) Cfr
Benedetto XVI, Discorso ai Vescovi della Conferenza episcopale del Canada –
Quebec in visita ad limina Apostolorum (11 maggio 2006): L'Osservatore
Romano, 12 maggio 2006, p. 5. (214) N. 10:
AAS 71 (1979), 414-415. (215)
Benedetto XVI, Udienza generale del 29 marzo 2006: L'Osservatore Romano,
30 marzo 2006, p. 4. (216) Propositio
39. (217) Cfr
Relatio post disceptationem, 30: L'Osservatore Romano, 14 ottobre
2005, p. 6. (218) Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 39-42. (219) Cfr
Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale
Christifideles laici (30 dicembre 1988), 14.16: AAS 81 (1989) ,
409-413; 416-418. (220)Cfr
Propositio 39. (221) Cfr
ibidem. (222) Pontificale
Romano. Ordinazione del Vescovo, dei Presbiteri e dei Diaconi, Rito
dell'ordinazione del presbitero, n. 150. (223) Cfr
Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis (25 marzo 1992),
19-33; 70-81: AAS 84 (1992), 686-712; 778-800. (224) Propositio
38 (225) Propositio
39. Cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale
Vita consecrata (25 marzo 1996), 95: AAS 88 (1996), 470-471. (226) Codice
di Diritto Canonico, can. 663, § 1. (227) Cfr
Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Vita
consecrata (25 marzo 1996), 34: AAS 88 (1996), 407-408. (228) Lett.
enc. Veritatis splendor (6 agosto 1993), 107: AAS 85 (1993),
1216-1217. (229)
Benedetto XVI, Lett. enc. Deus caritas est (25 dicembre 2005), 14:
AAS 98 (2006), 229. (230) Cfr
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Evangelium vitae (25 marzo 1995): AAS 87 (1995), 401-522; Benedetto XVI, Discorso alla Pontificia
Accademia per la vita (27 febbraio 2006): AAS 98 (2006), 264-265. (231) Cfr
Congregazione per la dottrina della Fede, Nota dottrinale circa alcune
questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita
politica (24 novembre 2002): AAS 96 (2004), 359-370. (232) Cfr
Propositio 46. (233) AAS
97 (2005), 711. (234) Propositio
42. (235) Cfr
Il martirio di Policarpo, XV,1: PG 5, 1039. 1042. (236) S.
Ignazio di Antiochia, Ai Romani, IV,1: PG 5, 690. (237) Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 42. (238) Cfr Propositio
42; Congregazione per (239) Cfr
Propositio 42 (240)
Benedetto XVI, Lett. enc. Deus caritas est (25 dicembre 2005), 18:
AAS 98 (2006), 232. (241) Ibidem,
n. 14. (242) Non
senza commozione durante l'Assemblea sinodale abbiamo ascoltato testimonianze
assai significative sull'efficacia del sacramento nell'opera di
pacificazione. Al riguardo nella Propositio 49
si afferma: « Grazie alle Celebrazioni eucaristiche, popoli in conflitto
hanno potuto radunarsi attorno alla Parola di Dio, ascoltare il suo annuncio
profetico della riconciliazione tramite il perdono gratuito, ricevere la
grazia della conversione che permette la comunione allo stesso pane ed allo
stesso calice ». (243) Cfr
Propositio 48. (244) Benedetto
XVI, Lett. enc. Deus caritas est (25 dicembre 2005), 28:
AAS 98 (2006), 239. (245) Propositio
48. (246)
Benedetto XVI, Discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso (247) Ibidem. (248) Cfr
Propositio 48. Utilissimo a questo proposito si rivela il Compendio
della dottrina sociale della Chiesa. (249) Cfr
Propositio 43. (250) Cfr
Propositio 47. (251) Cfr
Propositio 17. (252) Martyrium
Saturnini, Dativi et aliorum plurimorum, 7,9,10: PL 8,
707.709-710. (253) Cfr
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Ecclesia
de Eucharistia (17 aprile 2003), 53: AAS 95 (2003),
469. (254) Preghiera
Eucaristica I (Canone Romano). (255) Propositio
50. (256) Cfr
Benedetto XVI, Omelia (8 dicembre 2005): AAS 98 (2006), 15.
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