Bibbia a fumetti - Castigat ridendo mores - da Astrologia a Vita Sociale il dizionario dei problemi dell'uomo moderno

 

Torna all'indice

Cosa unisce Ratzinger e la Fallaci

Cosa unisce Ratzinger e la Fallaci

 

 di RENATO FARINA

 

Ieri ho capito meglio due cose e oso confidarle.

 

1) Che cosa c'entra Benedetto XVI con Oriana Fallaci. Perché lei, che pure si dichiara atea, lo ami, e dica e scriva che Papa Ratzinger le fa compagnia, la fa essere meno sola.

 

2) Com'è possibile avere paura eppure vivere, non sopravvivere ma vivere.

 

Devo questa doppia scoperta all'ascolto dell'Angelus del Pontefice. Non parlo tanto del discorso trascritto. Ma proprio di quei concetti mentre gonfiavano quella voce, avevano il corpo, per così dire,di quell'uomo. Le parole hanno le gambe, la faccia di chi le pronuncia. Il Dio di questo Papa è il Dio della vita. Punto.

 

Detto come lo dico io, uno replica: embè, chiacchiere. La questione è che non so in voi, ma in me, la frase di Ratzinger si è comunicata nella sua pienezza esistenziale. Si capiva la sincerità di quest'uomo candido. Ma era più della onestà. Si percepiva che non era la trasparenza di un illuso, dietro cui c'è un abisso però con gli uccellini cinguettanti. Era un credo forte, razionale, totale; era appoggiato su milioni di uomini che prima di lui e con lui hanno visto e sperimentato tutto questo. È la tradizione cristiana che ha dato forma, e ancora un po' la dà, la fa almeno presentire, alla nostra civiltà. Il Dio della vita non della morte. Ce lo siamo domandato tutti. C'è qualcosa che permette, con un po' di paura per noi e per i figli, ma di vivere? Qualcosa che sia più forte del terrore? Le leggi speciali contrastano, ma - ovvio, non siamo mica scemi - non bastano. E allora?

 

Che cosa dà la forza di resistere? Solo l'istinto di sopravvivenza? Noi, lo sappiamo, non viviamo per sopravvivere. C'è un'intenzione più grande. Proprio qui, a questo livello decisivo della nostra pratica quotidiana, dove si gioca la scelta se prendere la metropolitana o no, se studiare con gusto o no, se persino sorridere alla propria donna o no, è intervenuto il Papa a dire: «Il Dio della vita». Per favore, non diciamo: ha fatto il suo mestiere, ha parlato di Dio, di «non anteporre nulla all'amore di Cristo», e amen, cosa vuoi che dica? Quel mestiere di Papa non ha a che fare con l'incenso o con la disposizione dei fiori sull'altare. Riguarda l'istante in cui ci svegliamo il mattino: ha uno scopo tutta questa giostra, ha un senso tutto questo dolore?

 

Domenica, ripeto, il Papa ha risposto. Sì, ce l'ha. Ha parlato a tutti gli uomini, con l'autorità che gli viene dall'essere quello che è: insieme un semplice uomo e Pietro. È la roccia su cui si può poggiare per resistere. In fondo Pietro vuol dire roccia. Una roccia candida. Ha detto: «Proviamo tutti un profondo dolore per gli atroci attentati terroristici. Preghiamo per le persone uccise, per quelle ferite e per i loro cari. Ma preghiamo anche per gli attentatori. A quanti fomentano sentimenti di odio e a quanti compiono azioni terroristiche tanto ripugnanti dico: Dio ama la vita, che ha creato, non la morte. Fermatevi, in nome di Dio!».

 

Alcuni hanno visto in questa frase una mossa politica di unità tra le religioni. Non mi interessa. Benedetto qui ha detto l'essenza di tutto questo ambaradàn che è la vita. Dio ama la vita, l'ha creata. Subito dopo gli attentati di Madrid, il messaggio di rivendicazione proclamò: «Noi amiamo la morte». Papa Ratzinger dinanzi a questa voce demoniaca (il diavolo ama il nulla) si è alzato e ha detto che il Creatore non ci ha messi al mondo per la morte. Il diavolo islamico può annientarci a Londra e dire che ha trionfato. Ma è lui a illudersi.

 

Il Dio della vita è più forte, raccoglierà le membra annientate, darà loro respiro per l'eternità. Ehi, questo è il cristianesimo, l'Occidente non si spiega senza questa fiducia nel "Creator Spiritus". Non è cosa dei preti. Sono le cattedrali, ma anche le fabbriche e gli ospedali, le scuole e le botteghe. Nessuno dice più queste cose, nessuno pare crederci. Ma questo cambia tutto.

 

I complici dei terroristi siamo noi, quando non ci ricordiamo più chi siamo. Non macchine programmate dal Caso per lavorare, consumare, godere, morire, con valori e morale eccetera. Gli uomini riposano solo nell'infinito. Nell'essere. L'essere che è vita, piena di persone e di cose care. Non so trovare espressioni migliori.

 

Oriana Fallaci in "Lettera a un bambino mai nato" dipinge l'essenza della nostra civiltà (anzi dell'umanità):

 

«Nulla è peggiore del nulla. Io, te lo ripeto, non temo il dolore. Esso nasce con noi, cresce con noi... Io temo il niente, il non esserci...».

 

Ma la vita è più forte della morte, anche nella morte. Questa è la sfida che porta Papa Benedetto anche ai laici e ai non credenti. Non è un appello ai cattolici o agli aderenti alle tre religioni, non se ne può più di queste formule. E non sono le parole, ma la bocca che le dice, l'esperienza umana che le porge a chiamarci a qualche cosa, a sommuovere la ragione, proprio la ragione.

 

Se non si recupera questo sentimento positivo della vita, abbiamo già perso, la paura ha vinto. Siamo già morti.

 

C'è qualcosa che invece viene prima. Ratzinger, l'uomo Ratzinger indica la sorgente di tutto. L'abbiamo presentita, credenti o non credenti, da bambini, nello sguardo di nostra madre. Non è un pacchetto di valori morali, è di più.

 

Il poeta Norwid scrisse che alla sorgente non si beve dalla bottiglia, ma ci si inchina.

 

Così alla sorgente di ogni giorno, in ogni nostra alba, non abbiamo bisogno di astrazioni, ma di ricordarci la nostra natura di assetati di bene, di mendicanti dell'essere. Contro il ballo estenuato dell'effimero e i pugni nocchiuti ma senza speranza, guardiamo il chiaro mattino. Siamo stati strappati dal nulla per vivere.

 

E crepi il niente dei terroristi, la loro adorazione della morte.

 

E se Dio c'è tocchi il loro cuore, per favore. Ma prima il nostro.

 

                                                                                                                               Da Libero 12-07-2005

 

 

1   2   3   4   5   >  >>

amicizia
bellezza
cuore
desiderio
emozione
felicita
gioia
intelligenza
lavoro
matrimonio
natura
oroscopo
persona
ragione
solidarieta
tenerezza
umorismo
virtu
zibaldone