LE VIRTU' UMANE
Il
Vangelo del Seminatore, Mt 13, 1-9, spiega
come il seme della grazia possa cadere su terreni molto diversi: tra le spine,
sulla strada indurita dal passaggio della gente, in un luogo sassoso, sulla
terra buona. Dio vuole che siamo terra ben preparata che accoglie il seme e a
tempo debito dà un abbondante raccolto. Le virtù naturali rappresentano
nell’uomo il terreno fertile nel quale, con l’aiuto della grazia, mettono
radice e crescono le virtù soprannaturali. Molte persone che, forse per
ignoranza, vivono lontane da Dio, ma coltivano comportamenti nobili e onesti,
sono ben disposte e preparate a ricevere la grazia della fede, pèrché un retto agire
umano è il fondamento dell’edificio soprannaturale.
La vita della grazia nel cristiano non è sovrapposta alla realtà umana, ma la compenetra, l’arricchisce e la perfeziona. "Da questo punto di vista si spiega perché la Chiesa richieda nei suoi santi non solo l’esercizio eroico delle virtù teologali, ma anche delle virtù onorali o umane; e si spiega che le persone veramente unite a Dio mediante l’esercizio delle virtù teologali si perfezionino anche dal punto di vista umano e si mostrino più delicate nei rapporti con gli altri; sono leali, affabili, cortesi,.generose, sincere, proprio perché hanno riposto in Dio tutti gli affetti della loro anima"2.
L'ordine
soprannaturale non prescinde dall'ordine naturale e nemmeno lo distrugge:
"ma anzi lo eleva e lo perfeziona, ed ambedue gli ordini si prestano mutuo
aiuto e quasi complemento rispettivamente proporzionato alla natura e dignità
di ciascuno appunto perché essi procedono da Dio, il quale non si può
contraddire"3.
Quantunque
la grazia possa, di per sé stessa, trasformare le persone, è normale che
richieda la presenza di virtù umane: come potrebbe, per esempio, mettere
radici la virtù cardinale della fortezza in un cristiano che fosse incapace di
vincersi nelle sue piccole e meschine abitudini di comodità o di pigrizia,
eccessivamente preoccupato per il caldo o per il freddo, che si lasciasse
abitualmente sopraffare dagli stati d'animo, attento a sé stesso e alla propria
comodità? Come potrebbe nelle più vane circostanze vivere l’ottimismo,
conseguenza di una vita di fede, se nella normale convivenza fosse pessimista e
irritabile? "Non si può mutilare in niente 1' essenza umana, ne sottrarre
alla natura dell' uomo le sue buone qualità. Privarsi di ciò che di buono ha
l’uomo, ed è molto, è la cosa più deleteria che possa
fare un cristiano. Sviluppa la tua natura, la tua attività umana; sviluppala
sino all’infinito. Tutto ciò che rimpicciolisce, contrae e restringe, che ci
lega per paura, non è cristianesimo. Bisogna adoperare una parola diversa da
“spersonalizzazione”, per indicare la totale purificazione dal peccato e dalle
cattive inclinazioni che l’uomo, con l’aiuto di Dio, deve raggiungere"4. Il
Signore desidera per noi una personalità matura, per ciascuno la sua, che
risulta dalla stima in cui teniamo tutto ciò che Egli ci ha dato e dal nostro
impegno a coltivare questi doni personali.
Nella
terra ben preparata, le virtù naturali, la semente divina può attecchire, crescere e svilupparsi
con facilità, con l’aiuto della grazia e della nostra corrispondenza. E, nello
stesso tempo, il terreno in cui è caduto il buon seme migliora col crescere e
lo svilupparsi di questo. La vita cristiana, dando alle condizioni umane una
finalità più alta, le perfeziona; l’uomo è tanto più umano quanto più è
cristiano.
II.
Il Signore vuole che pratichiamo tutte le virtù naturali: l’ottimismo, la generosità,
l’ordine, la fortezza, l’allegria, la
cordialità, la sincerità, la veracità... In primo luogo perché dobbiamo imitare
Lui, perfetto Dio e perfetto uomo. In Lui tutte le virtù proprie della persona
trovano la loro pienezza; essendo Dio, si manifestò profondamente umano. "Vestiva
secondo la moda del tempo, mangiava cibi normali, si comportava secondo le
usanze del luogo, della razza e dell’epoca cui apparteneva. Imponeva le mani,
dava ordini, si inquietava, sorrideva, piangeva, discuteva, si stancava,
provava sonno e fatica, fame e sete, angoscia e gioia. E l'unione la fusione
tra il divino l'umano era così perfetta e totale, che tutte le sue azioni erano
insieme divine e umane. Era Dio, e amava chiamarsi Figlio del1’Uomo"(5). E
Cristo esige da tutti la perfezione umana contenuta nella legge naturale(6), e
ha formato i suoi discepoli non solo nelle virtù soprannaturali ma
additando loro anche le virtù sociali, la sincerità, la mutua fiducia(7),
l’importanza di non
essere precipitosi nel giudicare(8). Egli stesso si è dispiaciuto per la mancanza
della gratitudine di alcuni lebbrosi che aveva guarito(9), e ha apprezzato gli
atti di cortesia e di ospitalità propri di gente educata. Gesù ha attribuito
tale importanza alle virtù umane da giungere a dire ai suoi discepoli: "
Se vi ho parlato di cose della terra. e non credete, come crederete se vi parlerò
di cose del cielo?"(10).
Se facciamo in modo di essere semplici,
leali, laboriosi, comprensivi, equilibrati sul piano umano, saremo imitatori
di Cristo, che è anche i1 modello per il nostro comportamento, e ci disporremo
a essere la buona terra dove le virtù soprannaturali metteranno radice
facilmente. Per quésto dobbiamo contèmplare spesso il Maestro e vedere in Lui
la perfezione di quanto vi è nell’uomo di nobile e retto. Abbiamo in Gesù
l’ideale umano e divino al quale dobbiamo somigliare.
III. Il cristiano nel mondo è come una città posta
sulla cima di un monte, come una luce sul candeliere. Ed è l'aspetto umano che
si nota immediatamente; quello che trascina è l’esempio di persone rette, leali, oneste, capaci.
Per questo le virtù proprie della persona, tutte le qualità naturali buone, diventano
strumento della grazia per attirare altri a Dio: il prestigio professionale,
l’amicizia, la semplicità, la cordialità, possono disporre le anime ad
ascoltare con attenzione il messaggio di Cristo. Le virtù umane sono necessarie
nell’apostolato, perché se i nostri amici non le notano, difficilmente
capiranno quelle soprannaturali. Se un cristiano non fosse verace, come
potrebbero i suoi amici riporre fiducia in lui? Come potremmo far conoscere il
vero volto di Cristo se mancassimo negli aspetti più basilari, più umani? Le
virtù umane devono essere come il monte sul quale è posta la città, come il
candeliere sul quale si colloca la luce di Cristo. Molti apprezzeranno la vita
soprannaturale quando la vedranno realizzata in una condotta profondamente umana.
Dobbiamo
annunciare che Cristo vive con la gioia abituale, con la serenità in
circostanze forse difficili e penose, con il lavoro rifinito a perfezione, con
la sobrietà e la temperanza, con l’amicizia sempre aperta a tutti. Una
vocazione cristiana vissuta nella sua interezza deve informare tutti gli
aspetti dell’esistenza. Tutti i conoscenti coi quali in qualche modo siamo in
relazione devono percepire, il più delle volte anche solo dal nostro modo di
comportarci, la gioia della grazia che palpita nel nostro cuore. "La
nostra condotta deve essere tale che gli altri possano dire, vedendoci: ecco un
cristiano, perché non odia, perché sa comprendere, pérché non è animato da zelo
fanatico, perché domina i suoi istinti, perché si sacrifica, perché manifesta
sentimenti di pace, perché ama"(11); perché è generoso del suo tempo,
perché non si lamenta, perché sa fare a meno del superfluo.
Il mondo in cui
viviamo ha bisogno della testimonianza di uomini e donne che, avendo Cristo
nel loro cuore, siano esemplari. Mai forse si è parlato tanto dei diritti
dell’uomo e dei successi umani. Poche volte 1'umanità è stata tanto cosciente
delle proprie forze. Ma forse mai si sono trascurati in modo più palese i
valori propri della persona, quelli che possiede in quanto immagine di Dio.
Il
mondo aspetta dai cristiani questo insegnamento fondamentale: che tutti siamo
chiamati ad essere fig1i di Dio. E per raggiungere questa meta dobbiamo in
primo luogo vivere da uomini e donne normali, sviluppando tutte le qualità
natura1i che il Signore ci ha dato. Così, con semplicità, mostriamo che, per
essere imitatori di Cristo, è necessario essere molto umani; e che quando
siamo pienamente umani siamo sulla buona strada, dato
che la grazia non manca mai, per essere pienamente figli di
Dio.
1. Mt 13, 1-9. - 2. A. DEL PORTILLO, Consacrazione
& missione del sacerdote, Edizioni Ares, Milano 1970, p. 79.- 3. PIO XI,
Enc.Divini illius Magistri, 31 dicembre 1929.- 4. J. URTEAGA, Il valore divino
dell’umano, Edizioni Ares, Milano I979, p. 40.- 5. F. SUAREZ, El sacerdote y su
ministerio, p. 31.-6. M 15,21 ss.-7. Mt 5,37.-8. Gv 9, 1-3.-9. Lc 7,44-46.-10. Gv 3,
12. -11. J. ESCRIVA, E' Gesù che passa, 122.
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Da
Parlare con Dio, di F.F. Carvajal, Edizioni Ares 1990 - Milano