Tolleranza
E quell’atteggiamento pratico che, pur respingendo in linea
di principio un modo di pensare o di agire considerato erroneo, lo lascia
sussistere o per un motivo di rispetto verso la coscienza e la libertà altrui o
per convenienza pratica o di minor male. I suoi campi di applicazione
sono molteplici, ma è nell’ambito della religione che il problema della
tolleranza è sorto e ha avuto la sua più larga applicazione.
Sia nel piano teorico che in quello pratico, il principio della tolleranza in materia
religiosa è una delle grandi conquiste della modernità. S. Tommaso visse in
un’epoca decisamente intollerante: era il tempo in
cui Pontefici bandivano le crociate per cacciare i mussulmani dal
Alla questione della tolleranza
egli dedica due preziosi articoli della Secunda Secundae (q. 10): uno riguarda la tolleranza del culto
degli infedeli; l’altro concerne il battesimo di bambini ebrei o di altra religione non cristiana contro la volontà dei
genitori.
A quei teologi che sostengono che
non è lecito tollerare i vari culti degli infedeli, perché
il loro peccato è tra i più gravi, e altri peccati
come l’adulterio, il furto e simili non sono tollerati, bensì puniti dalle
leggi, S. Tommaso replica efficacemente nel modo seguente: "Il governo
dell’uomo deriva da quello di Dio, e deve imitarlo. Ora, Dio, sebbene sia
onnipotente e buono al sommo, permette tuttavia che avvengano nell’universo
alcuni mali che egli potrebbe impedire, per non eliminare con la loro
soppressione beni maggiori, oppure per impedire mali peggiori. Parimenti,
anche nel governo umano, chi comanda tollera giustamente certi mali, per non
impedire dei beni, o anche per non andare incontro a mali peggiori (...).
Perciò, sebbene gli infedeli pecchino coi loro riti,
essi si possono tollerare, o per il bene che ne può derivare o per un male che
così è possibile evitare (...); per es., per evitare
scandali o discordie che ne potrebbero derivare, oppure per togliere un
ostacolo alla salvezza di coloro che con questa tolleranza potranno convertirsi
alla fede. Ecco perché talora
S. Tommaso giudica azione illecita
e riprovevole l’amministrazione del Battesimo, contro la volontà dei loro
genitori non cristiani, a quei figli che non hanno ancora raggiunto l’uso della
ragione. E questo per tre ragioni:
1) perché è contraria alla consuetudine
della Chiesa, e la consuetudine della Chiesa, secondo l’Angelico, "ha
la massima autorità";
2) perché c’è il pericolo che raggiunto
l’uso di ragione, quel bambini "siano indotti dai loro genitori ad abbandonare quanto avevano ricevuto a loro
insaputa";
3) perché "secondo il diritto
naturale il figlio è sotto la cura del padre, prima dell’uso della ragione.
Sarebbe quindi contro la giustizia naturale sottrarre allora il bambino alle
cure dei genitori, o disporre di lui contro la loro
volontà. Invece quando comincia ad avere l’uso del libero arbitrio, comincia ad
appartenere a sé stesso, e può decidere di sé stesso
nelle cose di diritto divino e di diritto naturale. E
allora si deve disporlo alla fede, non con la forza, ma con la persuasione. E così può accettare la fede e farsi battezzare, anche
contro la volontà dei genitori. Ma non prima dell’uso
di ragione"(II-II, q.
(Vedi: RELIGIONE, ARBITRIO)
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Battista Mondin.
Dizionario
enciclopedico del pensiero di S.Tommaso D'Aquino,
Edizioni
Studio Domenicano, Bologna.