Bibbia a fumetti - Castigat ridendo mores - da Astrologia a Vita Sociale il dizionario dei problemi dell'uomo moderno

 

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Da IL GIORNALE, mercoledì 2 agosto 2000, pag

 

Da IL GIORNALE, mercoledì 2 agosto 2000, pag.10

COMMENTI

 

A Valencia

 

il modello per l’Europa

 

DARI0 ANTISERI

 

   E' forse tempo di farla finita con l’idea che è buono tutto e solo do che è pub­blico: che è pubblico solo ciò che è sta­tale, che è statale tutto quello che può essere preda del partiti. E dobbiamo chiederci: svolge un migliore servizio pubblico una scuola statale inefficiente op­pure una scuola non statale ben funzionan­te, meno costosa, pili efficiente? E' più pub­blica una scuola non statale efficiente ovve­ro una scuola statale improduttiva e sciupo­na? La proposta del buono-scuola è la pro­posta di una giusta terapia per le malattie della scuola italiana. E' una buona idea, una soluzione ragionevole di un problema ur­gente. Se un' idraulico ripara una fogna che si è rotta, la riparazione è di destra o di sini­stra? Già negli anni settanta Christopher Jenks, noto personaggio di sinistra, proget­ta la prima esperienza del sistema di buono­-scuola. L’idea di buono-scuola è poi stata ripresa da D. Osborne e T. Gaber, ispiratori ambedue della politica di Bill Clinton. Ora il buono-scuola è una realtà nello Stato di Washington. E' stato sperimentato nel Di­stretto di Alum Rock (California), nello Stato di Minnesota (dove, nel 1990, il sistema del buono era stato gia adottato dal 10% degli alunni), a Porto Rico, in Nuova Zelanda, in Australia, a Cleveland (Ohio), a Milwaukee (Wisconsin), e in Svezia. Qui, in Svezia, fu il governo conservatore che nel 1990 introdus­se il buono-scuola. Nel 1994 i conservatori hanno perso le elezioni, ma i socialisti, andati al potere, hanno lasciato in vigore la legge sul buono-scuola. Questa legge accredita a chi sceglie la scuola non statale l’85% del costo medio di un alunno delle scuole del Regno, con evidenti risparmi per il pubblico erario. Da qualche mese il sistema del buo­no-scuola è una realtà anche in Polonia. E vale qui ancora una volta ricordare che la libertà di insegnamento è stata stabilita, sen­za possibilità di equivoci, nelle Costituzioni dei Paesi che sono usciti dalla morsa del co­munismo:

 

-  la Costituzione ungherese (1989) all’art. 67.2 stabilisce che "i genitori devono avere il diritto di scegliere il tipo di    educazione che essi desiderano assicurare al loro figli".

 

-  la Costituzione croata (1990) dice all’art. 63 che "i genitori hanno il dovere di allevare, sostenere e istruire i loro figli e hanno il dirit­to e Ia libertà di decidere autonomamente l’educazione da dare ai loro figli".

 

-  La Costituzione bulgara del 1991 all’art. 47.1 recita che la crescita e l’educazione dei figli sino a quando questi raggiungano la maggiore età è un diritto e un obbligo dei genitori; lo Stato offre le risorse".

 

-  la Costituzione estone (1992) stabilisce all'art. 37 che "i genitori devono avere la de­cisione finale nella scelta educativa per i lo­ro figli".

 

-  in Russia la legge sulla scuola del' luglio 1992 rende possibile una espansione senza limiti delle alternative educative, sulla base di stanziamenti governativi paritari per le scuole statali e quelle libere.

 

Di grande rilevanza è poi una realtà da noi poco conosciuta ma estremamente signifi­cativa l’introduzione del buono-scuola a Va­lencia, in Spagna. E' stato nel corso del Con­vegno sui modi di finanziamento dell’istru­zione in Europa (organizzato a Parigi dall’Oi­del nel 1997) che Maria Dolores Garcia Bro­ch, già assistente del sindaco di Valencia, ha portato a conoscenza i tratti della realizza­zione del suo progetto. Quello del buono­-scuola, ha subito precisato la Garcia Broch, è il sistema "che si avvicina di più all’ideale di uguaglianza delle opportunità poiché il finanziamento non è indirizzato alla scuola, ma direttamente all’allievo, cioè al titolare del diritto di educazione".

 

CARTA DI LIBERAZIONE

 

   Gli statalisti di ogni parte debbono ancora capire che il buono-scuola costituisce una carta di liberazione per le famiglie meno ab­bienti: queste, a Valencia, con il buono-scuo­Ia "hanno potuto scegliere scuole prestigio­se". Non c’erano finanziamenti per il proget­to, e, allora, ecco come la Garcia Broch ha risolto il problema: "Ho messo tutte le scuo­le in gestione indiretta, nominando alla loro direzione un gestore privato, senza che il sindaco venisse a perdere il suo diritto di proprietà. Ciò ml ha permesso di economiz­zare parecchie centinaia di milioni. Ho ana­lizzato il costo reale della spesa scolastica e distribuito il denaro ottenuto. I risultati sono impressionanti: con ciò che costava una scuola di trecentotredici (313) allievi, noi ab­biamo pagato il buono scuola di duemila quattrocento settantatrè (2.473) alunni, per il valore medio di scuole d’élite. La sfida era stata vinta".

 

   Il buono-scuola può essere applicato a tut­ti i livelli della formazione, anche se la cecità e la paura dei politici frenano il movimento. Il buono-scuola, ha concluso la Garcia Bro­ch, costituisce un’economia per lo Stato e per i contribuenti e contribuisce all’istituzio­ne di buone scuole private nei quartieri sfa­voriti. Da allora, esso ha migliorato la quali­tà dell’istruzione sia nelle scuole pubbliche sia in quelle non statali. Il buono-scuola ha, cer­to, i suoi detrattori, ma sono quelli che sanno che, se c'è libertà di scelta, sopravvivran­no unicamente le scuole buone".

 

 

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