Bibbia a fumetti - Castigat ridendo mores - da Astrologia a Vita Sociale il dizionario dei problemi dell'uomo moderno

 

Torna all'indice

Scienza

 

Scienza

 

Termine polivalente, la cui gamma se­mantica va dal conoscere in generale alla co­noscenza metodica più rigorosa e sofisticata. Comunque, in generale, per scienza si intende una conoscenza sistematica intorno a un de­terminato oggetto, condotta con rigore e obiettività. Si tratta di un concetto essenzial­mente analogico in quanto sia l'obiettività sia il rigore variano da oggetto a oggetto e quindi da scienza a scienza.

Aristotele fu il primo a elaborare con esattezza una teoria della scienza, spiegando qual è la sua natura, i suoi compiti, le sue proprietà. Per Aristotele la scienza è essenzialmente lo studio e la spiegazione di una cosa mediante i suoi principi (cause). «Scienza si ha quando conosciamo la causa per la quale una cosa è e che proprio di tale cosa è causa e che non può essere altrimenti» (Anal. post. I, 2, 71h). Donde la tradizionale definizione di scienza: conoscenza delle cose per la loro causa, dove il termine di causa deve casere preso in tutta la sua estensione. come causa estrinseca, efficiente e finale, e soprattutto intrinseca, formale e materiale. Per questo, secondo Aristotele, la scienza, nel senso più stretto e perfetto, è la scienza dimostrativa (di'oti, propter quid), la quale, premessi alcuni princìpi, definizioni, assiomi, ne deduce le conseguenze logiche, spiega le cose e i fenomeni attraverso le cause ed essenze. Tuttavia Aristotele riconosce pure la legittimità, l'utilità e anche la necessità di altre forme più imperfette di conoscenza: la scienza dialettica, che parte da premesse probabili e anche false e può condurre o alla dimostrazione per assurdo o alla scoperta indiretta di princìpi veri e necessari (Top. I, 2, 101, a 34‑b 4); e la scienza induttiva che permette di risalire dall'effetto alla causa, dai particolari all'universale, dai fenomeni all'essenza.

S. Tommaso riprende globalmente l'epistemologia di Aristotele e se ne serve soprattutto per definire lo statuto epistemologico della teologia.

 

1.   DEFINIZIONE DELLA SCIENZA

 

Come s'è detto, scienza è un termine polivalente e conosce vari usi. Per S. Tommaso in senso lato scienza significa qualsiasi tipo di conoscenza intellettiva, qualsiasi rappresentazione delle cose, operata dalla mente: «Scientia nihil aliud est, quam descriptio rerum in anima, cum scientia esse dicatur assimilatio scientiae ad scitum» (De Ver., q. 11, a. 1. bob. 11). Invece in senso proprio è un abito intellettivo, più precisamente la seconda delle virtù noetiche (la prima è la sapienza), è «virtus intellectualisquae procedit inquirendo ex principiis in conclusionibus» (III Sent., d. 34, q. 1, a. 2). È quella conoscenza della cosa mediante le sue cause (princìpi) di cui parla Aristotele: «Scientia est rei cognitio per propriam causam» (C. G., I c. 94). In un senso più ristretto è l'insieme di conoscenze relative a un determinato oggetto (l'uomo, Dio, il mondo, la salute ecc.): «Est ordinata aggregatio ipsarum specierum existentium in intellectu» (C. G., I, c. 56).

La scienza esige tre elementi: un oggetto, una serie di princìpi e la spiegazione. «Nelle dimostrazioni ci sono tre cose. Una è ciò che viene dimostrato (spiegato), ossia la conclusione (...). La seconda sono le dignità (princìpi) da cui procede la dimostrazione. La terza è l'oggetto (subiectum) del quale la dimostrazione mette in luce le proprietà e gli accidenti propri» (I Anal., 15, n. 3; cfr. III Met., lect. 15, n. 390).

Ciò che conferisce unità alla scienza è l'oggetto (subiectum), però non l'oggetto materiale bensì quello formale. «Non la diversità materiale degli oggetti diversifica gli abiti, ma solo quella formale. E poiché lo scibile è l'oggetto proprio della scienza, le scienze non si distinguono tra di loro in base alla diversità materiale degli oggetti conosciuti (scibilium) ma secondo la loro diversità formale» (I Anal. 41, n. 11). «Infatti esiste tra oggetto (subiectum) e scienza il medesimo rapporto che passa tra oggetto e facoltà o abito. Ora, oggetto proprio di una facoltà o abito è ciò che fa rientrare ogni altro oggetto sotto quella facoltà o abito: cosi l'uomo e la pietra dicono relazione alla vista in quanto colorati, motivo per cui il colorato è l'oggetto proprio della vista» (I, q. 1, a. 7). Così la medicina, nonostante l'enorme diversità degli oggetti materiali (erbe, bevande, decotti, corpo umano ecc.) ha una sua unità, perché unico è l'oggetto formale: la salute.

 

2.   LE PROPRIETA’ DELLA SCIENZA

 

Le proprietà su cui S. Tommaso insiste maggiormente sono la certezza, l'universalità e la necessità. Dal punto di vista soggettivo ciò che distingue la scienza da ogni altra forma di conoscenza (opinione, ipotesi ecc.) è la certezza: «Ad scientiam requiritur cognitionis certitudo» (De Ver., q. 11, a. 1, ob. 13); «Scientia est certa cognitio rei... per certitudinem... quod non possit aliter se habere» (I Anal., 4, n. 5); «Scientia importat ccrtitudinem cognitionis per demonstrationem» (I Anal., 44, n. 3).

Dal punto di vista oggettivo la scienza tratta dell'universale e non del particolare: «Scientia est universalium» (In II De Anima, lect. 12); «Scientia non est de singularibus» (1 Anal., 44, n. 6). Tratta inoltre del necessario e non del contingente: dato che contingente è ciò che accade per caso e perciò esclude sia l'universalità, sia la certezza, sia 1'assumibilità sotto cause ben definite: «Scientia perficit intellectum circa necessaria» (II‑II q. 1, a. 5, ad 4); «Illud de quo habetur scientia oportet esse necessarium scilicet non contingat aliter se habere» (I Anal., 4, n. 7).

 

3.  DIVISIONE DELLA SCIENZA

 

La scienza si può dividere e classificare in molti modi a seconda dei punti di vista che si prendono. Se si assume come punto di vista il fine, si divide in speculativa (teorica, dottrinale) e pratica (operativa). Quella speculativa che ha di mira semplicemente la conoscenza, cioè la conoscenza della verità: quella pratica è volta all'agire (la morale) oppure al fare (l'arte) (XI Met., lect. 7; C. G., III, c. 79; I, q. 1, a. 4). Se si prende in considerazione il procedimento seguito, le scienze si dividono in scienza propter quid e in scienza quia. Le prime sono anche dette scienza architettoniche; le seconde scienza subalterne (I Anal., 25, n. 209). Un'altra divisione si basa sui gradi di astrazione (v. Astrazione) e allora si ottiene la divisione della scienza in tre grandi rami: fisica, matematica e metafisica (In De Trin., II, q. 1, a. 1; I Anal., 25, n. 209). Un altro punto di vista può essere quello dell’ordine, visto che «compito del sapiente è distribuire le cose in ordine»: in tal caso si ottengono quattro gruppi di scienze: fisiche e metafisiche (quando l’ordine riguarda la natura); logiche e matematiche (quando l'ordine riguarda la mente), etiche e politiche (quando l’ordine riguarda le azioni della volontà), tecniche (quando l'ordine è quello che la ragione realizza nelle cose esteriori) (I Ethic., lect. 1, n. 1).

 

4.      LA SCIENZA TEOLOGICA

 

S. Tommaso si avvale del concetto aristotelico di scienza per determinare lo statuto epistemologico della teologia e così fa vedere che seppure in senso analogico anche la teologia è una scienza vera e propria. Infatti essa possiede un suo oggetto formale, la verità rivelata da Dio. Tutto quanto è stato rivelato da Dio si rassomiglia dal punto di vista di questa scienza, anche se non tutto viene trattato alla pari, perché al primo posto viene lo studio di Dio e successivamente quello delle creature: «La sacra dottrina non si occupa di Dio c delle creature nella stessa misura; ma di Dio principalmente, delle creature invece in quanto si riferiscono a Dio, come a principio o fine loro. E’ salva quindi l'unità della scienza teologica» (I. q. 1, a. 3 e ad 1).

Come la scienza anche la teologia procede da determinati princìpi: questi non sono i princìpi primi della ragione, ma i dogmi, ossia i misteri fondamentali della fede. «Vi è un doppio genere di scienze. Alcune di esse procedono da princìpi noti per naturale lume d'intelletto come l’aritmetica e la geometria; altre che procedono da princìpi conosciuti alla luce di una scienza superiore: per es. la prospettiva si basa sui princìpi della geometria e la musica sui principi dell'aritmetica. E in tal maniera la sacra dottrina è scienza, in quanto poggia su princìpi conosciuti per lume di scienza superiore, cioè della scienza di Dio e dei beati. Quindi, come la musica ammette i principi che le fornisce la matematica, così la sacra dottrina accetta i princìpi rivelali da Dio» (I, q. 1, a. 2). Siccome deriva i suoi principi da una scienza superiore, la teologia non è une scienza architettonica bensì subalterna: la sua guida è la sapienza divina, ed è in effetti una partecipazione di essa. «La sacra dottrina non mutua i suoi princìpi da nessuna scienza umana, ma dalla scienza divina, dalla quale, come da somma sapienza, è regolata ogni nostra cognizione». (1, q. 1, a. 6 e ad I).

Come scienza anche la teologia è raziocinativa, è deduttiva e, ricava pertanto una serie di conclusioni, la cui certezza però non è data, come nelle scienze umane, dalla evidenza dei princìpi, bensì dalla solidità della autorità dalla quale trae i propri princìpi (i dogmi): ed è autorità solidissima, perché è la stessa autorità di Dio che è l'autore della rivelazione: «Argomentare per autorità è particolarmente proprio di questa dottrina (la teologia), per il fatto che essa deriva i suoi princìpi dalla rivelazione (...). Né ciò deroga alla dignità della sacra dottrina, perché sebbene l'argomento d'autorità umana sia il più debole di tutti, l'argomento d'autorità fondato sulla rivelazione divina é il più forte» (I, q. 1, a. 8, ad 2).

 

 5.  IL DONO DELLA SCIENZA

 

Il cristiano oltre che come virtù acquisita col proprio sforzo, possiede la scienza anche come dono infuso dallo Spirito Santo. Nella sua qualità di dono la scienza aiuta la mente a discernere le cose che sono da credersi da quelle che tali non sono. «Affinché l'intelletto umano aderisca perfettamente alla verità di fede si richiedono due cose. Primo, che capisca i dogmi proposti: e questo spetta al dono dell’intelletto. Secondo, che abbia su di essi un giudizio retto e sicuro, per distinguere le cose da credere da quelle che non sono da credersi. E per questa funzione é necessario il dono della scienza» (II‑II, q. 9, a. 1).

Anche in quanto dono la scienza ha una duplice funzione: primariamente una funzione speculativa, e secondariamente una funzione pratica: «II dono della scienza in maniera primaria e principale riguarda la speculazione, e si riduce a sapere quello che uno deve credere. E in maniera secondaria si estende anche all'agire, nella misura in cui mediante la conoscenza delle verità di fede e di quanto è connesso con quelle, ci lasciamo guidare nel nostro operare» (II‑II, q. 9, a. 3).

 

(Vedi: CONOSCENZA, INTELLETTO, SAPIENZA)

_____________________________________________________

 

Battista Mondin.

Dizionario enciclopedico del pensiero di S. Tommaso D'Aquino,

Edizioni Studio Domenicano, Bologna.

 

 

amicizia
bellezza
cuore
desiderio
emozione
felicita
gioia
intelligenza
lavoro
matrimonio
natura
oroscopo
persona
ragione
solidarieta
tenerezza
umorismo
virtu
zibaldone