VIII. Il ministro di questo sacramento
[1461] Poiché Cristo ha affidato ai
suoi Apostoli il ministero della riconciliazione, i vescovi, loro successori, e i presbiteri, collaboratori dei
vescovi, continuano ad esercitare questo ministero. Infatti sono i vescovi e i
presbiteri che hanno, in virtù del sacramento dell’Ordine, il potere di
perdonare tutti i peccati «nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo».
[1462] Il perdono dei peccati
riconcilia con Dio ma anche con la Chiesa. Il vescovo, capo visibile della
Chiesa particolare, è dunque considerato a buon diritto, sin dai tempi antichi,
come colui che principalmente ha il potere e il ministero della
riconciliazione: è il moderatore della disciplina penitenziale . I presbiteri,
suoi collaboratori, esercitano tale potere nella misura in cui ne hanno
ricevuto l’ufficio sia dal proprio vescovo (o da un superiore religioso), sia
dal Papa, in base al diritto della Chiesa .
[1463] Alcuni peccati
particolarmente gravi sono colpiti dalla scomunica, la pena ecclesiastica più
severa, che impedisce di ricevere i sacramenti e di compiere determinati atti
ecclesiastici, e la cui assoluzione, di conseguenza, non può essere accordata,
secondo il diritto della Chiesa, che dal Papa, dal vescovo del luogo o da
presbiteri da loro autorizzati . In caso di pericolo di morte, ogni sacerdote,
anche se privo della facoltà di ascoltare le confessioni, può assolvere da
qualsiasi peccato e da qualsiasi
scomunica.
[1464] I sacerdoti devono
incoraggiare i fedeli ad accostarsi al sacramento della Penitenza e devono
mostrarsi disponibili a celebrare questo sacramento ogni volta che i cristiani
ne facciano ragionevole richiesta .
[1465] Celebrando il sacramento
della Penitenza, il sacerdote compie il ministero del Buon Pastore che cerca la
pecora perduta, quello del Buon Samaritano che medica le ferite, del Padre che
attende il figlio prodigo e lo accoglie al suo ritorno, del giusto Giudice che
non fa distinzione di persone e il cui giudizio è ad un tempo giusto e
misericordioso. Insomma, il sacerdote è il segno e lo strumento dell’amore
misericordioso di Dio verso il peccatore.
[1466] Il confessore non è il
padrone, ma il servitore del perdono di Dio. Il ministro di questo sacramento
deve unirsi «all’intenzione e alla carità di Cristo» . Deve avere una provata
conoscenza del comportamento cristiano, l’esperienza delle realtà umane, il
rispetto e la delicatezza nei confronti di colui che è caduto; deve amare la
verità, essere fedele al magistero della Chiesa e condurre con pazienza il
penitente verso la guarigione e la piena maturità. Deve pregare e fare
penitenza per lui, affidandolo alla misericordia del Signore.
[1467] Data
la delicatezza e la grandezza di questo ministero e il rispetto dovuto alle
persone, la Chiesa dichiara che ogni sacerdote che ascolta le confessioni è
obbligato, sotto pene molto severe, a mantenere un segreto assoluto riguardo ai
peccati che i suoi penitenti gli hanno confessato . Non gli è lecito parlare
neppure di quanto viene a conoscere, attraverso la confessione, della vita dei
penitenti. Questo segreto, che non ammette eccezioni, si chiama il «sigillo
sacramentale», poiché ciò che il penitente ha manifestato al sacerdote rimane
«sigillato» dal sacramento.