S. TOMMASO D'AQUINO
SOMMA TEOLOGICA, parte
terza
Il Sacramento dell' Eucaristia
QUESTIONE 79
Gli effetti di questo sacramento
ARTICOLO 2
Se effetto di questo
sacramento sia il conseguimento della gloria (1)
SEMBRA che il conseguimento della gloria non sia effetto di questo
sacramento.
Infatti:
1.
L’effetto
deve corrispondere alla causa. Ma questo sacramento spetta ai viatori: e
appunto per questo si chiama viatico. Non essendo dunque i viatori ancora capaci di gloria, è
chiaro che questo sacramento non ne causa il conseguimento.
2.
Posta
la causa sufficiente, si ha l’effetto. Molti invece ricevono questo sacramento
senza giungere alla gloria, come osserva S. Agostino. Perciò questo sacramento
non è la causa del raggiungimento della gloria.
3.
Il
più non viene dal meno; perché niente agisce oltre i limiti della propria
specie. Ora, ricevere Cristo sotto
specie non. proprie, come avviene in questo sacramento, è meno che goderlo
nella sua propria specie come avviene nello stato di gloria. Questo sacramento
dunque non può causare il raggiungimento della gloria.
IN CONTRARIO:
Nel Vangelo si legge: "Se
qualcuno mangerà. di questo pane, vivrà in eterno.. Ma la vita eterna è la vita
della gloria. Dunque effetto di questo sacramento è il conseguimento della
gloria".(2)
RISPONDO:
In questo sacramento si può considerare sia il principio da cui riceve la forza di produrre l’effetto, cioè Cristo medesimo ivi presente e la sua passione ivi rappresentata; sia gli elementi ai quali l’effetto è condizionato, cioè la comunione e le specie sacramentali. Ebbene, sotto ambedue gli aspetti è proprio di questo sacramento causare il raggiungimento della vita eterna. E' certo infatti che Cristo ci apri direttamente l’ingresso alla vita eterna, con la sua passione, secondo l’affermazione di S. Paolo:
"E'
mediatore di un
nuovo patto, affinché, avvenuta la sua morte, i chiamati ricevano l’eredità
eterna, a loro promessa". Ed è per questo che nella forma di questo
sacramento si legge: "Questo è il calice del mio sangue, del nuovo ed
eterno testamento".
Altrettanto si dica della
refezione di questo cibo spirituale e dell’unità. significata dalle specie del
pane e del vino: tali effetti si hanno, è vero, al presente, però in maniera
imperfetta; perfettamente essi si ottengono nello stato di gloria. Osserva in
merito S. Agostino a commento delle parole di Gesù, "La mia carne è vero
cibo": "Gli uomini che col mangiare e col bere desiderano di togliersi
la fame e la sete, non ci riescono propriamente se non con questo cibo e con
questa bevanda, che rende i suoi consumatori immortali e incorruttibili nella
società dei Santi, dove sarà pace e unità piena e perfetta".
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTA':
1. Come la passione di Cristo, in forza della quale opera questo
sacramento, pur essendo causa efficiente della nostra gloria, non c’introduce
subito nella gloria, dovendo noi prima "soffrire con Cristo", per poi
"essere glorificati con lui", come si esprime S. Paolo; così questo
sacramento non c’introduce subito nella gloria, ma ci dà la capacità di
arrivarci. Per questo esso si chiama viatico. Ne abbiamo la figura in quanto si
legge di Elia, che "mangiò e bevve, e fortificato da quel cibo, camminò per
quaranta giorni e per quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb".
2.
Come
la passione di Cristo non ha il suo effetto in coloro che non sono debitamente
disposti verso di essa, così con questo sacramento non raggiungono la gloria
coloro che lo ricevono indegnamente. S. Agostino in proposito, commentando S.
Giovanni, afferma: "Altra cosa è il sacramento e altra la virtù del
sacramento. Molti prendono dall’altare, e prendendo muoiono. Mangiatelo dunque
spiritualmente il pane celeste, portate all’altare l’innocenza". Non c’è
dunque da meravigliarsi se coloro che non conservano l’innocenza, non
conseguono l’effetto di questo sacramento.
3). E' compito del sacramento, il quale agisce strumentalmente,
offrirci Cristo sotto specie non proprie. Ma niente impedisce che la causa
strumentale produca un effetto ad essa superiore, come sopra abbiamo spiegato.
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(1). "Nell’antifona al Magnificat che si
canta nei secondi Vespri dell’Ufficio del Sacramento S. Tommaso aveva posto in
finale, e quindi bene in evidenza come qui, questo effetto dell’Eucarestia:
"O sacrum convivium in quo Christus
sumitur, recolitur memoria passionis eius, mens impletur gratia et futurae
gloriae nobis pignus datur!.."
L’argomento
è attraente, ad è stato oggetto di una monografia recentissima: Boublik Vlad.,
"L’Eucaristia come "sacramentum
praefigurativum fruitionis Dei", in S.
Tommaso d’Aquino’, in Divinitas, 1966, 413-439.
(2). Il
concilio di Trento è tornato più volte nei suoi decreti su questo concetto. Nel
decreto sulla SS. Eucarestia, p. es., che fu approvato l’11 Ottobre 1551,
durante la Sessione XIII, troviamo la frase seguente: "Inoltre egli volle
che (questo sacramento) fosse il pegno della nostra gloria e della perpetua
felicità, e quindi simbolo di quel corpo di cui egli è Capo (1 Cor. 11, 3;
Efes. 5, 23), e al
quale noi si fosse uniti come membra con i vincoli più stretti della fede,
della speranza e della carità... (DENZ.-S., 1638; cfr. ibid., 1649).
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Edizioni Studio Domenicano, Bologna, 1986