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S. TOMMASO D'AQUINO 

SOMMA  TEOLOGICA, parte terza

 

Il Sacramento dell' Eucaristia

 

QUESTIONE 79

 

Gli effetti di questo sacramento

 

ARTICOLO 4

 

Se con questo sacramento si rimettano i peccati veniali.

 

 

SEMBRA che con questo sacramento non si rimettano i peccati veniali.

 

Infatti:

 

1). Questo Sacramento, come dice S. Agostino, è "il sacramento della carità". Ma i peccati veniali non sono contrari alla carità, come si è spiegato nella Seconda Parte. Poiché dunque i contrari si eliminano a vicenda, i peccati veniali non vengono rimessi da questo sacramento.

 

2). Se questo sacramento rimettesse i peccati veniali, come ne rimette uno, li rimetterebbe tutti. Ma è     impossibile che li rimetta tutti, perché allora potremmo essere frequentemente senza nessun peccato veniale, contro l’affermazione di S. Giovanni: "Se diremo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi". Dunque questo sacramento non rimette nessun peccato veniale.

 

3). I contrari si eliminano a vicenda. Ora, i peccati veniali non proibiscono di ricevere questo sacramento; S. Agostino infatti commentando le parole di S. Giovanni, "Se qualcuno ne mangia, non morrà in eterno", soggiungeva: "Portate l’innocenza all’al­tare; i peccati, anche se quotidiani, non siano mortiferi". Dunque i peccati veniali non vengono eliminati da questo sacramento.

 

 

IN CONTRARIO:

 

Innocenzo III dice che questo sacramento "distrugge il (peccato} veniale e fa evitare il mortale".(1)

 

RISPONDO:

 

In questo sacramento Si possono considerare due cose: il sacramento stesso e il suo effetto. Sotto ambedue gli aspetti è evidente che questo sacramento ha la virtù di rimettere i peccati veniali. Esso infatti in quanto sacramento, viene ricevuto sotto forma di cibo che nutre. Ma il nutrimento del cibo è necessario al corpo, proprio per riparare le quotidiane perdite che avven­gono per il calore naturale. Ebbene, anche spiritualmente noi perdiamo ogni giorno qualche cosa per il calore della concupiscenza nei peccati veniali, che diminuiscono il fervore della carità, come abbiamo spiegato nella Seconda Parte. Quindi è compito di questo sacramento rimettere i peccati veniali. Ecco perché S. Ambrogio afferma che questo pane quotidiano si prende . come rimedio delle quotidiane infermità".

L’effetto poi di questo sacramento è la carità, non solo come abito, ma anche come atto, che, eccitato da questo sacramento, elimina i peccati veniali. E' chiaro quindi che in virtù di questo sacramento i peccati veniali vengono rimessi.(2)

 

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTA':

 

1). I peccati veniali, sebbene non siano contrari all’abito della carità, sono tuttavia contrari at fer­vore dei suoi atti, che hanno un incentivo in questo sacramento. E in forza di tale fervore i peccati veniali vengono eliminati.

 

2). Quel testo non è da intendersi nel senso che l’uomo non possa mai trovarsi senza peccato veniale: ma nel senso che i santi nel corso della vita non possono evitare dei peccati veniali.

 

3). L’efficacia della carità, che questo sacramento produce, supera quella dei peccati veniali: infatti la carità elimina col suo atto i peccati veniali; questi invece non possono impedire completa­mente l’atto della carità. Ciò appunto avviene anche in questo sacramento.

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(1). Il testo qui citato dl Innocenzo ILI, tratto dal De Sacro Altaris Mysterio (lib. IV, c. 44: ML 217, 885) non si può considerare un documento del magistero ecclesiastico, perché codesta opera fu composta durante gli anni del suo cardinalato, senza nessuna pretesa di ufficialità. Il testo più autorevoli del magistero, a proposito della dottrina qui esposta, è il Decreto Sacra Tridentina Sinodus (20 Dic. 1905), circa la comunione frequente e quotidiana. In tale decreto si dice espressamente che la pra­tica della comunione quotidiana si può iniziare anche da parte di coloro che ancora sono attaccati al peccato veniale, nella speranza fondata che fondata che il pio esercizio servirà a eliminare tale attaccamento; perché 1’Eucarestia ha tra gli altri effetti quello di cancellare i peccati veniali ridestando il fervore (cfr. DENZ., -S., 3375). Vedi Introd. n. 2O-23.

 

(2). I teologi si domandano se la remissione dei peccati sia ottenuta direttamente o solo indirettamente dall’Eucarestia. Alcuni pensano che ciò si debba all’azione diretta dell’Eucarestia; ne fanno cioè un effetto ex opere operato del sacramento stesso.

S. Tommaso invece sembra più favorevole alla tesi contraria, che l’attribuisce al soggetto medesimo (ex opere operantis), il quale mediante la grazia attuale ottenuta col sacramento, si dispone a quegli atti dl devozione e di carità che eliminano il peccato veniale.

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Edizioni Studio Domenicano, Bologna, 1986

 

 

 

 

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