S. TOMMASO D'AQUINO
SOMMA TEOLOGICA - PARTE TERZA
Il Sacramento dell'
Eucaristia
QUESTIONE 79
Gli effetti di questo sacramento.(1)
Passiamo cosi a considerare gli
effetti di questo sacramento.
Sull’argomento si pongono otto
quesiti:
1. Se questo sacramento conferisca la grazia;
2. Se sia effetto di
questo sacramento il conseguimento della gloria;
3. Se effetto di
questo sacramento sia la remissione del peccato mortale;
4. Se questo
sacramento rimetta il peccato veniale;
5. Se rimetta tutta
la pena del peccato;
6. Se preservi
l’uomo dai peccati futuri;
7. Se possa giovare
a persone diverse da quella che lo riceve;
8. Ciò che impedisce l’effetto di questo sacramento.
ARTICOLO 1
Se questo sacramento conferisca la grazia.(2)
SEMBRA che
questo sacramento non conferisca la grazia.
Infatti:
1. Questo sacramento è un cibo spirituale. Ma il cibo si dà solo a
chi vive. Ora, poiché la vita soprannaturale viene dalla grazia, questo
sacramento compete solo a chi già possiede la grazia. Quindi questo sacramento
non conferisce la prima grazia. E neppure ne conferisce l’aumento, perché la
crescita spirituale appartiene al sacramento della confermazione, come sopra
abbiamo spiegato. Perciò questo sacramento non conferisce affatto la grazia.
2. Questo sacramento si
riceve come refezione spirituale. Ma la refezione spirituale è piuttosto
esercizio che conseguimento di grazia.
Questo sacramento, dunque, non conferisce la grazia.
3. In questo sacramento, come abbiamo notato sopra, " il corpo
di Cristo viene offerto per la salvezza del corpo e il sangue per la salvezza
dell’anima". Il corpo però non è capace della grazia, a differenza dell’anima, come si è dimostrato nella Seconda
Parte. Perciò almeno
rispetto a! corpo questo sacramento non conferisce la grazia.
IN CONTRARIO: Il Signore dice: "Il pane che io vi darò, è la mia carne per la vita
del mondo". Ma la vita spirituale è frutto della grazia. Quindi questo
sacramento conferisce la grazia.(3)
RISPONDO :
L’effetto di questo sacramento si
deve dedurre prima e principalmente da ciò che è contenuto in questo
sacramento, ossia da Cristo. Egli, come venendo visibilmente nel mondo porta ad
esso la vita, secondo le parole evangeliche: "Grazia e verità sono state
donate da Gesù Cristo"; così venendo sacramentalmente nell’uomo produce la
vita della grazia, conforme alle parole del Signore : "Chi mangia me,
vivrà di me". Cosicché S. Cirillo poteva scrivere: "Il vivificante
Verbo di Dio unendosi alla propria carne si rese vivificante. Era dunque
conveniente che egli si unisse in qualche modo ai nostri corpi per mezzo della
sua santa carne e del suo prezioso sangue, che noi riceviamo in pane e vino
nella vivificante comunione ".(4)
Secondo, l’effetto di questo
sacramento si deduce da ciò che il sacramento rappresenta, ossia dalla passione
di Cristo, come sopra abbiamo spiegato. L’effetto cioè che la passione di
Cristo produsse nel mondo, questo sacramento lo produce nel singolo uomo. Per
cui il Crisostomo commentando il testo evangelico, "Ne uscì subito sangue
e acqua", scriveva: "Poiché di là hanno inizio i sacri misteri,
quando ti accosti al calice tremendo, accostati come se tu dovessi bere allo
stesso costato di Cristo". E il Signore medesimo afferma: "Questo è
il mio sangue che per voi sarà sparso per la remissione dei peccati".(5)
Terzo, l’effetto di questo sacramento si rileva dal modo in cui
esso viene offerto, cioè sotto forma di cibo e di bevanda. Tutti gli effetti,
quindi, che il cibo e la bevanda materiali producono nella vita del corpo, cioè
sostentamento, sviluppo, riparazione e gusto, li produce anche questo
sacramento nella vita spirituale. Di qui le parole di S. Ambrogio :
"Questo è il pane della vita eterna, che sostenta la sostanza dell’anima
nostra". E il Crisostomo afferma: "A noi che lo desideriamo egli si
offre, perché lo possiamo e palpare e mangiare e abbracciare". Ecco
perché il Signore stesso ha affermato: "La mia carne è vero cibo e il mio
sangue è vera bevanda".(6)
Quarto, l’effetto di questo sacramento si desume dalle specie
sotto le quali ci viene dato. Osserva S. Agostino in proposito: "Il
Signore nostro ci affidò il suo corpo e il suo sangue servendosi di sostanze che
devono la loro unità a una pluralità di cose: la prima infatti", cioè il
pane, "diviene un’unica sostanza da molti grani; la seconda", cioè il
vino, "lo diviene dal confluire di molti chicchi di uva".(7) E' per
questo altrove esclama: "O sacramento di pietà, segno di unità, o vincolo
di carità!".
Ora, considerando che Cristo e la
sua passione sono causa di grazia, e che la refezione spirituale e la carità
non si possono avere senza la grazia, risulta da quanto abbiamo detto che
questo sacramento conferisce la grazia.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTA':
(1). Questo sacramento ha di suo la virtù di conferire la grazia:
cosicché nessuno prima di aver ricevuto questo sacramento possiede la grazia,
se non dipendentemente da un qualche desiderio di esso, o personale, come nel
caso degli adulti, o della Chiesa, come nel caso dei bambini, secondo quello
che si è già detto. Si deve quindi all’efficacia della virtù di questo
sacramento che con il solo suo desiderio uno possa conseguire la grazia che lo
vivifica spiritualmente. Ne segue perciò che, quando si riceve realmente il
sacramento stesso, la grazia aumenti e la vita soprannaturale raggiunga la sua
perfezione. Diversamente però da quanto avviene nel sacramento della Cresima,
in cui la grazia aumenta e si perfeziona, per consentirci di resistere contro
gli assalti esterni dei nemici di Cristo. Nell’Eucarestia invece aumenta la
grazia e si perfeziona la vita soprannaturale, in modo che l’uomo sia perfetto
in se stesso mediante l’unione con Dio.
(2). Questo sacramento conferisce spiritualmente la grazia assieme
alla virtù della carità. Per cui il Damasceno paragona questo sacramento al
carbone acceso visto da Isaia: "Come il carbone non è legno soltanto, ma
legno unito al fuoco, così anche il pane della comunione non è pane soltanto,
ma pane unito alla divinità". Ora, come osserva S. Gregorio,
"l’amore di Dio non rimane ozioso, opera bensì grandi cose, se c’è". Perciò con questo sacramento,
per quanto dipende dalla sua efficacia, l’abito della grazia e delle virtù non
viene soltanto conferito, ma anche posto in attività, conforme alle parole di
S. Paolo: "La carità di Cristo ci sospinge". Ecco perché in forza di questo
sacramento l’anima spiritualmente si ristora, in quanto rimane deliziata e
quasi inebriata dalla dolcezza della bontà divina, secondo l’espressione dei
Cantici: "Mangiate, amici; bevete, inebriatevi, carissimi".(8)
(3). Poiché i sacramenti operano a somiglianza di come significano,
facendo una specie di accostamento, si usa dire che nell’Eucarestia " il
corpo si offre per la salvezza del corpo e il sangue per la salvezza
dell’anima", sebbene tutti e due operino la salvezza di entrambi, essendo
Cristo presente nell’uno e nell’altro nella sua integrità., come sopra abbiamo
detto. E sebbene il corpo non sia soggetto immediato della grazia, nondimeno
l’effetto della grazia dall' anima ridonda sul corpo: perché nella vita
presente in virtù di questo sacramento "offriamo le nostre membra a Dio
quali armi di giustizia", come dice Paolo; e nella vita futura il nostro
corpo parteciperà l’incorruttibilità e la gloria dell’anima.
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(1). Fra tutte le questioni del trattato
sull’Eucarestia in q. 79 è certamente quella che più interessa la prassi della
vita cristiana. Gli effetti di cui S. Tommaso parla non sono soltanto quelli
strettamente connessi con la comunione, ma anche quelli della partecipazione
spirituale al mistero eucaristico; perché l’Aquinate considera l’Eucarestia non
solo come sacramento, bensì anche come sacrificio. Il che si può riscontrare
facilmente agli articoli 1, 7. Talora dai commentatori della Somma viene qui citato l'opuscolo De Sacramento Altaris. che è stato
attribuito a S. Tommaso, ma che oggi concordemente i critici considerano
spurio. Ben fondata invece è tuttora l’attribuzione all’Aquinate dell’Ufficio e
della Messa del SS. Sacramento. La concordanza di tale ufficio con la dottrina
qui esposta è perfetta anche nelle più piccole sfumature. Ed è principalmente
sugli effetti del sacramento che insistono le varie pericopi di codesto
capolavoro della liturgia latina.
(2). Come vedremo nella prima obbiezione, qualcuno potrebbe essere
tentato di avanzare dei dubbi, par-tendo da un concetto più negativo che
positivo della grazia, immaginandola cioè limitata alla remissione del peccato, e del peccato mortale. Così la
concepirono i protestanti, che si ostinarono perciò ad affermare che
l’Eucarestia conferisce la remissione dei peccati. Di qui la solenne
definizione del Concilio Tridentino (1545-1563); "Se qualcuno
dirà che il
principale frutto dell’Eucarestia è la remissione dei peccati, e che da essa non procedono altri effetti, sia
scomunicato" (DENZ.-S., 1655).
(3). Il Decreto per gli Armeni, emanato dal Concilio di Firenze nel 1439,
dichiara: Effetto di questo sacramento, che esso produce nell’anima di chi lo
riceve degnamente, è l’unione dell’uomo con Cristo. E poiché mediante la
grazia l’uomo viene incorporato a Cristo e unito alle sue membra, ne segue che
in chi lo riceve degnamente in grazia mediante questo sacramento si accresce;
rispetto quindi alla vita spirituale questo sacramento compie tutti gli effetti
del cibo o della bevanda materiale rispetto alla vita del corpo, cioè la
sostenta, l’accresce, la guarisce, dà godimento"(DENZ.-S., 1322). Questi
concetti vengono ribaditi dal decreti del Tridentino (cfr. ibid., 1638, 1639).
S. Tommaso nell’articolo cerca di illustrare i vari aspetti che
implica la grazia sacramentale conferita dalla SS. Eucarestia: incorporazione a
Cristo, applicazione piena dei meriti da lui conseguiti nella passione, effetti
spiritua1i analoghi a quelli del cibo materiale, perfetto inserimento nel corpo
mistico che è la Chiesa, così da contribuire alla sua unità. A questo egli
dovrà poi aggiungere il conseguimento della gloria; ma di ciò tratterà a parte
nel secondo articolo.
(4). Questo primo aspetto
dell’influsso esercitato dall’Eucarestia viene sottolineato e ricordato
nell’Ufficio del SS. Sacramento fin dalle antifone del primi vespri: "Sicut novellae olivarum Ecclesiae filii sint
in circuitu mensae Domini" (Citiamo naturalmente secondo le antiche
edizioni). Così pure nelle antifone del mattutino: "7. Introibo ad altare Dei: sumam Christum qui renovat iuventutem meam.;
in quelle delle Lodi: "Pinguis est
panis Christi, et praebebit delicias regibus", accennando così alla
regalità del popolo fedele; e finalmente nei responsori VII a VIII.
(5). ‘Tale aspetto dell’agire
efficacissimo di questo sacramento viene ricordato nell’Ufficio del Corpus
Domini soprattutto nell’oremus:
"Deus qui nobis sub Sacramento mirabili passionis tuae
memoriam reliquisti...".
(6). E' il motivo dominante di
tutta l'ufficiatura del Sacramento, cui ci siamo appellati nelle note
precedenti: "O quam suavis est, Domine, spiritus tuus, qui ut dulceinem tuam in filios
demonatrares, pane suavissimo de coelo praestito, exurientes reples bonis,
fastidiososque divites dimitte inanes (I Vespri, ant, al magnificat).
(7). Il testo qui citato di S. Agostino ha offerto a S. Tommaso
l’omelia più indicata per l’ufficio del SS. Sacramento. Ma già all’antifona 3
del Primo Notturno l’Autore ha sottolineato questo medesimo concetto: "Communione calicis, quo Deus ipse sumitur, non vitulorum sanguine
congregavit nos Dominus".
(8). L’Autore sottolinea
con insistenza la devozione attuale suscitata normalmente dal sacramento,
perché sarà proprio questa a ben disporre l’anima contro le sollecitazioni del
peccato, e a distruggere le scorie lasciate dal peccato veniale.
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Edizioni Studio Domenicano, Bologna, 1986