III. Il consenso matrimoniale
[1625] I protagonisti dell’alleanza
matrimoniale sono un uomo e una donna battezzati, liberi di contrarre il
matrimonio e che esprimono liberamente il loro consenso.
«Essere libero» vuol dire:
non subire
costrizioni;
non avere
impedimenti in base ad una legge naturale o ecclesiastica.
[1626] La Chiesa considera lo
scambio del consenso tra gli sposi come l’elemento indispensabile «che
costituisce il matrimonio» . Se il consenso manca, non c’è matrimonio.
[1627] Il consenso consiste in un
«atto umano col quale i coniugi mutuamente si danno e si ricevono»: «Io prendo te come mia sposa» - «Io prendo
te come mio sposo» . Questo consenso che lega gli sposi tra loro, trova il suo
compimento nel fatto che i due diventano «una carne sola» .
[1628] Il consenso deve essere un
atto della volontà di ciascuno dei contraenti, libero da violenza o da grave
costrizione esterna . Nessuna potestà umana può sostituirsi a questo consenso .
Se tale libertà manca, il matrimonio è invalido.
[1629] Per questo motivo (o per
altre cause che rendono nullo e non avvenuto il matrimonio): la Chiesa può, dopo esame della situazione
da parte del tribunale ecclesiastico competente, dichiarare «la nullità del
matrimonio», vale a dire che il matrimonio non è mai esistito. In questo caso i
contraenti sono liberi di sposarsi, salvo rispettare gli obblighi naturali
derivati da una precedente unione .
[1630] Il sacerdote (o il diacono)
che assiste alla celebrazione del matrimonio, accoglie il consenso degli sposi
a nome della Chiesa e dà la benedizione della Chiesa. La presenza del ministro
della Chiesa (e anche dei testimoni) esprime visibilmente che il matrimonio è
una realtà ecclesiale.
[1631] È per questo motivo che la
Chiesa normalmente richiede per i suoi fedeli la forma ecclesiastica della
celebrazione del matrimonio .
Diverse ragioni concorrono a spiegare questa determinazione:-
Il matrimonio sacramentale è
un atto liturgico. È quindi
conveniente che venga celebrato nella Liturgia pubblica della Chiesa.-
Il matrimonio introduce in
un ordo - ordine - ecclesiale,
crea dei diritti e dei doveri nella Chiesa, fra gli sposi e verso i figli.-
Poiché il matrimonio è uno
stato di vita nella Chiesa, è necessario che vi sia certezza sul matrimonio (da
qui l’obbligo di avere dei testimoni).-
Il carattere pubblico del
consenso protegge il «Sì» una volta dato e aiuta a rimanervi fedele.
[1632] Perché il «Sì» degli sposi
sia un atto libero e responsabile, e l’alleanza matrimoniale abbia delle basi
umane e cristiane solide e durature, la preparazione al matrimonio è di fondamentale importanza.
L’esempio e l’insegnamento dati dai genitori
e dalle famiglie restano il cammino privilegiato di questa preparazione.
Il ruolo dei pastori e della comunità cristiana come «famiglia di Dio»
è indispensabile per la trasmissione dei valori umani e cristiani del
matrimonio e della famiglia, tanto più
che nel nostro tempo molti giovani conoscono l’esperienza di focolari distrutti
che non assicurano più sufficientemente questa iniziazione:
"I giovani devono essere
adeguatamente e tempestivamente istruiti, soprattutto in seno alla propria
famiglia, sulla dignità dell’amore coniugale, sulla sua funzione e le sue
espressioni; così che, formati nella stima della castità, possano ad età
conveniente passare da un onesto fidanzamento alle nozze". (
Gaudium et spes 49 )
I matrimoni misti e la
disparità di culto
[1633] In numerosi paesi si
presenta assai di frequente la situazione del matrimonio misto (fra cattolico e battezzato non cattolico).
Essa richiede un’attenzione particolare dei coniugi e dei pastori. Il caso di
matrimonio con disparità di culto
(fra cattolico e non-battezzato) esige una circospezione ancora
maggiore.
[1634] La diversità di confessione
fra i coniugi non costituisce un ostacolo insormontabile per il matrimonio,
allorché essi arrivano a mettere in comune ciò che ciascuno di loro ha ricevuto
nella propria comunità, e ad apprendere l’uno dall’altro il modo in cui
ciascuno vive la sua fedeltà a Cristo. Ma le difficoltà dei matrimoni misti non
devono neppure essere sottovalutate. Esse sono dovute al fatto che la
separazione dei cristiani non è ancora superata. Gli sposi rischiano di
risentire il dramma della disunione dei cristiani all’interno stesso del loro
focolare. La disparità di culto può aggravare ulteriormente queste difficoltà.
Divergenze concernenti la fede, la stessa concezione del matrimonio, ma anche
mentalità religiose differenti possono costituire una sorgente di tensioni nel
matrimonio, soprattutto a proposito dell’educazione dei figli. Una tentazione
può allora presentarsi: l’indifferenza religiosa.
[1635] Secondo il diritto in vigore
nella Chiesa latina, un matrimonio misto necessita, per la sua liceità, dell’espressa
licenza dell’autorità
ecclesiastica . In caso di disparità di culto è richiesta, per la validità del
matrimonio, una espressa dispensa
dall’impedimento . Questa licenza o questa dispensa suppongono che
entrambe le parti conoscano e non escludano i fini e le proprietà essenziali
del matrimonio; inoltre che la parte cattolica confermi gli impegni, portati a
conoscenza anche della parte acattolica, di conservare la propria fede e di
assicurare il Battesimo e l'educazione dei figli nella Chiesa cattolica..
[1636] In molte regioni, grazie al
dialogo ecumenico, le comunità cristiane interessate hanno potuto organizzare
una pastorale comune per i matrimoni misti. Suo compito è di aiutare
queste coppie a vivere la loro situazione particolare alla luce della fede.
Essa deve anche aiutarle a superare le tensioni fra gli obblighi dei coniugi
l’uno nei confronti dell’altro e verso le loro comunità ecclesiali. Deve
incoraggiare lo sviluppo di ciò che è loro comune nella fede, e il rispetto di
ciò che li separa.
[1637] Nei
matrimoni con disparità di culto lo sposo cattolico ha un compito particolare:
infatti «il marito non credente viene reso santo dalla moglie credente e la
moglie non credente viene resa santa dal marito credente» (1Cor 7,14). È una grande gioia per il
coniuge cristiano e per la Chiesa se questa «santificazione» conduce alla
libera conversione dell’altro coniuge alla fede cristiana . L’amore coniugale
sincero, la pratica umile e paziente delle virtù familiari e la preghiera
perseverante possono preparare il coniuge non credente ad accogliere la grazia
della conversione.