Articolo 3: LA SACRA SCRITTURA
III. Lo Spirito Santo, interprete della Scrittura
[109] Nella Sacra Scrittura, Dio
parla all’uomo alla maniera umana. Per una retta interpretazione della Scrittura,
bisogna dunque ricercare con attenzione che cosa gli agiografi hanno veramente
voluto affermare e che cosa è piaciuto a Dio manifestare con le loro parole .
[110] Per comprendere l’intenzione degli autori sacri, si
deve tener conto delle condizioni del loro tempo e della loro cultura, dei
«generi letterari» allora in uso, dei modi di intendere, di esprimersi, di
raccontare, consueti nella loro epoca. «La verità infatti viene diversamente
proposta ed espressa nei testi in varia maniera storici o profetici, o poetici,
o con altri generi di espressione» .
[111] Però, essendo la Sacra
Scrittura ispirata, c’è un altro principio di retta interpretazione, non meno
importante del precedente, senza il quale la Scrittura resterebbe lettera
morta: la Sacra Scrittura deve «essere letta e interpretata con l’aiuto dello
stesso Spirito mediante il quale è stata scritta» . Il Concilio Vaticano II
indica tre criteri per una
interpretazione della Scrittura conforme allo Spirito che l’ha ispirata:
[112] 1. Prestare grande attenzione «al contenuto e all’unità di tutta la
Scrittura». Infatti, per quanto siano differenti i libri che la
compongono, la Scrittura è una in forza dell’unità del disegno di Dio, del
quale Cristo Gesù è il centro e il cuore, aperto dopo la sua Pasqua .Il cuore di Cristo designa la Sacra Scrittura che
appunto rivela il cuore di Cristo. Questo cuore era chiuso prima della
Passione, perché la Scrittura era oscura. Ma la Scrittura è stata aperta dopo
la Passione, affinché coloro che ormai ne hanno l’intelligenza considerino e
comprendano come le profezie debbano essere interpretate .
[113] 2. Leggere la Scrittura nella «Tradizione vivente di tutta la Chiesa».
Secondo un detto dei Padri, «sacra
Scriptura principalius est in corde Ecclesiae quam in materialibus instrumentis
scripta - la Sacra Scrittura è scritta nel cuore della Chiesa prima che su
strumenti materiali». Infatti, la Chiesa porta nella sua Tradizione la memoria
viva della Parola di Dio ed è lo Spirito Santo che le dona l’interpretazione di
essa secondo il senso spirituale .
[114] 3. Essere attenti «all’analogia della fede» . Per «analogia della
fede» intendiamo la coesione delle verità della fede tra loro e nella totalità
del progetto della Rivelazione.
I sensi della Scrittura
[115] Secondo un’antica
tradizione, si possono distinguere due sensi
della Scrittura: il senso letterale e quello spirituale, suddiviso
quest’ultimo in senso allegorico, morale e anagogico. La piena concordanza dei
quattro sensi assicura alla lettura viva della Scrittura nella Chiesa tutta la
sua ricchezza.
[116] Il senso letterale. È quello significato dalle parole della
Scrittura e trovato attraverso l’esegesi che segue le regole della retta
interpretazione. «Omnes sensus (sc.
sacrae Scripturae) fundentur super litteralem - Tutti i sensi della Sacra
Scrittura si basano su quello letterale» .
[117] Il senso spirituale. Data l’unità del disegno di Dio, non soltanto
il testo della Scrittura, ma anche le realtà e gli avvenimenti di cui parla
possono essere dei segni.1. Il senso
allegorico. Possiamo giungere ad una comprensione più profonda degli
avvenimenti se riconosciamo il loro significato in Cristo; così, la traversata
del Mar Rosso è un segno della vittoria di Cristo, e così del Battesimo .2. Il
senso morale. Gli avvenimenti
narrati nella Scrittura possono condurci ad agire rettamente. Sono stati
scritti «per ammonimento nostro» (1Cor
10,11) .3. Il senso anagogico.
Possiamo vedere certe realtà e certi avvenimenti nel loro significato eterno,
che ci conduce (in greco: «anagoge»)
verso la nostra Patria. Così la Chiesa sulla terra è segno della Gerusalemme
celeste .
[118] Un distico medievale
riassume il significato dei quattro sensi:
Littera gesta docet,
quid credas allegoria,
Moralis quid agas,
quo tendas anagogia.
La lettera insegna i fatti,
l’allegoria che cosa credere,
il senso morale che cosa fare,
e l’anagogia dove tendere.
[119] «È
compito degli esegeti contribuire, secondo queste regole, alla più profonda
intelligenza ed esposizione del senso della Sacra Scrittura, affinché, con
studi in qualche modo preparatori, si maturi il giudizio della Chiesa. Tutto
questo, infatti, che concerne il modo di interpretare la Scrittura, è
sottoposto in ultima istanza al giudizio della Chiesa, la quale adempie il
divino mandato e ministero di conservare ed interpretare la Parola di Dio» .Ego vero
Evangelio non crederem, nisi me catholicae Ecclesiae commoveret auctoritas - Non crederei al Vangelo se
non mi ci inducesse l’autorità della Chiesa cattolica .