Bibbia a fumetti - Castigat ridendo mores - da Astrologia a Vita Sociale il dizionario dei problemi dell'uomo moderno

 

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II. LA PERSONA E L'AMORE

 

ANALISI GENERALE DELL’AMORE

 

 

2.  L'AMORE COME "COMPIACENZA"

 

L’analisi generale dell’amore ne individua il primo elemento nella com­piacenza. Noi abbiamo detto che l’amore sta a indicare un rapporto reci­proco di due persone, della donna e del!’uomo, fondato sul loro atteggia­mento nel confronti del bene. Questo atteggiamento ha la propria origine nella compiacenza. "Piacere" significa più o meno "presentarsi come un bene". La donna può facilmente apparire come un bene all’uomo e viceversa. La facilità con Ia quale nasce la compiacenza reciproca è il frutto della tendenza sessuale, proprietà e forza della natura umana, ma forza che agisce nelle persone e che perciò esige di essere innalzata al loro livello sono percettibili dalla conoscenza sensibile.

 

La compiacenza rivolta verso la persona del sesso diverso mette questa forza della natura quale è costituita dalla tendenza sessuale, sul livello del­la vita della persona. La compiacenza pane dall’impressione, che tuttavia non è l’unica a costituirla. Noi vediamo infarti nell’attrazione un impegno conoscitivo di un soggetto nei confronti di un oggetto. Ne Ia conoscenza di quella data persona per profonda che sia, né il fatto di pensare ad essa si identificano con la compiacenza, perché questa non esige una profonda conoscenza dell’altro, né delle lunghe riflessioni a suo proposito. La com­piacenza non è una struttura puramente conoscitiva. Al contrario, biso­gna costatare che in questo impegno conoscitivo che ha il carattere della compiacenza rientrano non soltanto degli elementi extra-intellettuali, ma anche extra-conoscitivi, cioè i sentimenti e la volontà.

 

La compiacenza non consiste soltanto nel fatto di pensare di quella data persona come a un bene, ma è anche un impegno del pensiero nei confron­ti di quella persona, in quanto bene. Ora un tale impegno può essere pro­vocato solo dalla volontà. Così, nel fatto di "piacere" è già implicito un elemento del "volere", benché ancora molto indiretto, il che fa si che il ca­rattere conoscitivo prevalga. Si porrebbe dire che si tratta di una cono­scenza che impegna la libertà, in quanto è stata da essa impegnata. E’ diffi­cile spiegare la compiacenza senza ammettere una interpenetrazione dell’intelletto e della volontà. La sfera dei sentimenti, che ha in essa una parte importante, costituirà l’oggetto di un’analisi più dettagliata nella se­conda parte di questo capitolo. Ma fin d’ora C opportuno costatare che i sentimenti partecipano alla nascita dell’amore in quanto contribuiscono alla formazione della compiacenza reciproca tra l’uomo e la donna. L’uo­mo, nella sua vita affettiva, prova più di quanto non conosca, perché que­sta vita si manifesta attraverso delle reazioni emotivo-affettive al bene, im­portanti per la compiacenza. Infatti, una persona vi appare ad un’altra co­me un bene.

 

    L’affettività è la facoltà di reagire al bene di una qualità definita, di commuoversi al suo contatto (nell’analisi psicologica, noi  accetteremo dei significati più precisi dell’affettività, contrapponendola alla sensuali­tà). Questa qualità del bene alla quale un uomo o una donna sono parti­colarmente sensibili dipende in certa misura da diversi fattori innati, ereditati o acquisiti sotto diverse influenze, oltre che dallo sforzo cosciente della persona che tende al proprio perfezionamento interiore. Da ciò de­riva questa o quella colorazione della vita affettiva, sfumante sulle reazio­ni emotivo-affettive, fondamentali per compiacenza. E appunto essa a determinarla in primo luogo sia per quanto riguarda la scelta della perso­na verso la quale si orienta sia per quanto riguarda le qualità sulle quali si concentra.

 

Perché ogni persona è un bene estremamente complesso e quasi etero­geneo. L’uomo e la donna sono, per natura, degli esseri, e quindi dei beni contemporaneamente materiali e spirituali. Così appaiono l’uno all’al­tro, quando diventano oggetti della loro reciproca attrazione. Analizzan­dole attraverso la coscienza del soggetto, senza negargli l’unità fonda­mentale, vi scopriamo una pluralità di esperienze vissute di diversi valori. Hanno tutte ad origine la persona verso la quale è orientata la compia­cenza.

 

Ma questa non è soltanto un complesso di esperienze vissute in seguito al contatto di una persona con un’altra. E qualche cosa di pia dello stato di coscienza che esperimenta questi o quegli altri valori; ha per oggetto Ia persona e ne deriva. Tutte queste esperienze vissute appaiono nella co­scienza della persona in occasione di compiacenza di cui essa costituisce oggetto. La compiacenza fa parte dell’essenza dell’amore, in certa misura è amore, benché l’amore non si limiti ad essa. E' quanto esprimevano i pen­satori del Medio Evo parlando dell’amor complacentiae: la compiacenza non è soltanto uno degli elementi dell’amore, una delle sue componenti, è anche uno degli aspetti essenziali dell’amore nel suo complesso. Per analo­gia, potremmo quindi usare la parola amore parlando della compiacen­za. Di qui, amor complacentiae. L’esperienza vissuta dei diversi valori leg­gibili nella coscienza è sintomatica per la compiacenza nella misura in cui le conferisce uno o più accenti. Così, nella compiacenza che x prova per y, quel tal valore che vi scopre, e al quale reagisce in modo particolarmente violento, si trova per ciò stesso messo in rilievo.

 

La reazione a questo o a quell’altro valore non dipende tuttavia unica­mente dal fatto che esso esista realmente in quella data persona, che essa o possieda, ma anche dal fatto che l’altra persona che lo percepisce sia ad esso particolarmente sensibile ed inclinato a percepire questo valore ed esperimentarlo in vita. Questo ha una grandissima importanza nell’amore tra l'uomo e la donna. Infatti, benché l'oggetto dell’attrazione sia qui sem­pre una persona, è certo che si può essere attirati verso di essa in diversi modi. Per esempio, se qualcuno é suscettibile di reagire unicamente, o sprattutto, ai valori sensuali e sessuali, allora la sua attrazione, e indiretta­mente anche il suo amore per questa o quella persona, devono necessaria­mente assumere una forma diversa da quella che avrebbero net caso in cui egli fosse suscettibile di reagire vivamente ai suoi valori spirituali o morali, come la sua intelligenza, le virtù del suo carattere, ecc. Allora si deve pren­dere in considerazione che il soggetto reagirà in altro modo non soltanto nei confronti di una persona concreta ma che egli reagirà altrettanto anche verso gli altri.

 

        La reazione emotivo-affettiva ha molta importanza nell’attrazione, ch’essa contrassegna con la sua impronta specifica. I sentimenti non sono dotati in se stessi di potere conoscitivo, ma in compenso hanno quello di orientare e di dirigere gli atti conoscitivi, cosa che appare con particolare evidenza proprio nell’attrazione. Questo fatto crea tuttavia una certa diffi­coltà interiore nella vita sessuale delle persone.

 

Questa difficoltà risiede nel rapporto tra il vissuto e la verità. I senti­menti nascono in modo spontaneo (per questo l’attrazione per una perso­na sorge spesso in modo inatteso), ma questa reazione è, in fondo, "cie­ca". L’azione naturale dei sentimenti non tende a conoscere la verità sul loro oggetto. Nell’uomo, la verità è una funzione e un compito della ragio­ne. E, benché vi siano stati dei pensatori (Pascal, Scheler) che sottolinea­vano la logica particolare dei sentimenti ( logique du coeur), bisogna non­dimeno costatare che le reazioni emotivo-affettive possono sia aiutare che ostacolare la compiacenza per un bene vero. Questo è di estrema impor­tanza per il valore di ogni attrazione, perché questo valore dipende dal fatto che il bene attraente sia il bene ricercato. Così dunque, nell’attrazione tra l’uomo e la donna, la verità sul valore della persona oggetto dell’attra­zione è fondamentale e decisiva. E' qui che reazioni emotivo-affettive con­tribuiscono spesso a deformare o a falsare l’attrazione, se grazie ad esse si crede di percepire nella persona dei valori di cui essa in realtà è priva. Que­sto può rivelarsi molto pericoloso per l’amore. Infatti, passata la reazione emotiva (e la fluttuazione è una delle sue caratteristiche) il soggetto che aveva basato su di essa e non già sulla verità, tutto il proprio atteggiamen­to verso quella data persona si ritrova nel vuoto, privato di quel bene che credeva di avere trovato. Da questo vuoto e dalla delusione che l’accom­pagna nasce spesso una reazione emotiva opposta; l’amore puramente af­fettivo si trasforma in odio, altrettanto affettivo e diretto contro la stessa persona.

 

Per questo già nell'attrazione, anzi soprattutto in essa, la verità sul­la persona verso la quale si orienta è così importante. Tuttavia la tenden­za, nata dal dinamismo della vita affettiva, induce ad allontanarsi da que­sta verità, cioè dalla persona qual è veramente, e a dirigersi verso se stessi, o più esattamente verso i sentimenti che si prova. In questo momento, non ci si preoccupa di sapere se l’oggetto possieda realmente i valori che gli at­tribuisce l’attrazione suscitata da esso, ma ci si domanda soprattutto, se il sentimento da lui provocato sia vero. In questo risiede perlomeno una delle fonti della soggettività così frequente in amore (vi ritorneremo su anco­ra).

 

Secondo l’opinione corrente, l’amore si riporta soprattutto alla verità dei sentimenti. Benché questo non lo si possa negare completamente, in quanto l’analisi dell’attrazione è venuta a convalidare questa opinione, bi­sogna tuttavia esigere, tanto in nome del valore dell’attrazione che in quel­lo dell’amore, che la verità sulla persona, oggetto dell’attrazione, svolga una funzione non inferiore a quella della verità dei sentimenti. Una giusta sintesi di queste due verità conferisce all’attrazione quella perfezione che ne fa uno degli elementi dell’amore veramente "coltivato".

 

La compiacenza è strettamente legata all’esperienza dei valori. La per­sona di sesso opposto può essere la fonte di esperienze di valori diversi, ma che hanno tutti una funzione nell’attrazione, in quanto, come abbiamo detto, questa è determinata da uno di essi, quello che il soggetto prova più intensamente. Parlando della verità nella compiacenza (indirettamente, anche della verità nell’amore), noi sottolineiamo la necessità ch’esso non si limiti mai ai valori parziali, a ciò che si trova nella persona, ma che non è la persona stessa. Si tratta di provane dell’attrazione per la persona, cioè di comprendere in questo atto non soltanto i diversi valori che gli si attribui­scono, ma anche i valori della persona stessa: perché questa è un valore in se stessa, e proprio per questa ragione merita di essere oggetto dell’attra­zione e non soltanto a causa di questi o quegli altri valori che vi si innesta­no. Non staremo a spiegane ora perché questo aspetto del problema sia così importante, ma lo faremo nel capitolo dedicato all’analisi morale dell’amore. Tuttavia la compiacenza suscitata dal valore stesso della per­sona raggiunge il carattere di verità integrale: il bene verso il quale si orienta è la persona e nient’altro. Ma persona come l’essere è qualcosa di diverso da tutto ciò che non è persona.

 

      "Piacere" significa "apparire come un bene", o meglio, "come il bene che si è", bisogna aggiungere in nome della verità, così importante nella struttura della compiacenza. L’oggetto della compiacenza che appare al soggetto come bene si presenta a lui nello stesso tempo come bello. Questo fatto ha molta importanza nella compiacenza che é alla base dell’amore tra l’uomo e la donna. Noi sfioriamo qui il vasto problema della bellezza femminile e maschile. L’esperienza della bellezza va di pari passo con quella    dei valori, come se in ciascuno di questi fosse compreso un valore esteti­co in soprappiù". Parole come fascino", grazia , attrattiva”, servono a definire questo elemento dell’amore tra persone. L’uomo è bello e può "rivelarsi" come tale a un altro essere umano. La donna è bella e può, grazie alla sua bellezza intrinseca, attirare lo sguardo dell’uomo e vicever­sa. La bellezza trova il proprio posto proprio nella compiacenza. Non ap­profondiremo ora questo problema. Per contro, è il caso di ricordare che l’essere umano è una persona, un essere la cui natura è determinata dalla sua interiorità. Per questo, oltre alla bellezza esteriore, bisogna saper sco­prire in lui la sua bellezza interiore e persino preferirla. Questa verità è particolarmente importante per l’amore tra l’uomo e la donna, che è, a per lo meno dovrebbe essere, un amore di persone. La compiacenza sulla quale si fonda questo amore non può nascere dalla sola bellezza fisica e visibile, ma bisogna che abbracci in profondità la bellezza integrale della persona.

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Da AMORE E RESPONSABILITA'

Karol Wojtyla

Ed. Marietti, Genova, 1996

 

 

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