Articolo 2:
Nella pienezza del tempo
Introduzione
[2598] L’evento della preghiera ci
viene pienamente rivelato nel Verbo che si è fatto carne e dimora in mezzo a
noi. Cercare di comprendere la sua preghiera, attraverso ciò che i suoi
testimoni ci dicono di essa nel Vangelo, è avvicinarci al Santo Signore Gesù
come al Roveto ardente: dapprima contemplarlo mentre prega, poi ascoltare come
ci insegna a pregare, infine conoscere come egli esaudisce la nostra preghiera.
Gesù prega
[2599] Il Figlio di Dio diventato
Figlio della Vergine ha anche imparato a pregare secondo il suo cuore d’uomo. Egli
apprende le formule di preghiera da sua Madre, che serbava e meditava nel suo
cuore tutte le «grandi cose» fatte dall’Onnipotente . Egli prega nelle parole e
nei ritmi della preghiera del suo popolo, nella sinagoga di Nazaret e al
Tempio. Ma la sua preghiera sgorga da una sorgente ben più segreta, come lascia
presagire già all’età di dodici anni: «Io devo occuparmi delle cose del Padre
mio» (Lc 2,49). Qui comincia a
rivelarsi la novità della preghiera nella pienezza dei tempi: la preghiera
filiale, che il Padre aspettava dai suoi figli, viene finalmente vissuta
dallo stesso Figlio unigenito nella sua Umanità, con e per gli uomini.
[2600] Il Vangelo secondo san Luca
sottolinea l’azione dello Spirito Santo e il senso della preghiera nel
ministero di Cristo. Gesù prega prima dei momenti decisivi della sua missione: prima che il Padre gli
renda testimonianza, al momento del suo Battesimo e della Trasfigurazione,
e prima di realizzare, mediante la sua Passione, il Disegno di amore del
Padre . Egli prega anche prima dei momenti decisivi che danno inizio alla
missione dei suoi Apostoli: prima di scegliere e chiamare i Dodici, prima che Pietro lo confessi come «il Cristo
di Dio» e affinché la fede del capo
degli Apostoli non venga meno nella tentazione . La preghiera di Gesù prima
delle azioni salvifiche che il Padre gli chiede di compiere, è un’adesione
umile e fiduciosa della sua volontà umana alla volontà piena d’amore del Padre.
[2601] «Un giorno Gesù si trovava
in un luogo a pregare e, quando ebbe finito, uno dei discepoli gli disse:
“Signore, insegnaci a pregare”» (Lc
11,1). Non è forse anzitutto contemplando
il suo Maestro orante che nel discepolo di Cristo nasce il desiderio di pregare?
Può allora impararlo dal Maestro della preghiera. È contemplando ed ascoltando il Figlio che i figli apprendono a
pregare il Padre.
[2602] Gesù si ritira spesso in
disparte, nella solitudine,
sulla montagna, generalmente di notte, per pregare . Egli porta gli uomini nella sua preghiera, poiché egli ha
pienamente assunto l’umanità nella sua Incarnazione, e li offre al Padre
offrendo se stesso. Egli, il Verbo che «si è fatto carne», nella sua preghiera
umana partecipa a tutto ciò che vivono i «suoi fratelli» (Eb 2,12); compatisce le loro infermità
per liberarli da esse . Proprio per questo il Padre l’ha mandato. Le sue parole
e le sue azioni appaiono allora come la manifestazione visibile della sua
preghiera «nel segreto».
[2603] Gli evangelisti hanno riportato
in modo esplicito due preghiere pronunciate da Gesù durante il suo ministero.
Ognuna comincia con il rendimento di grazie. Nella prima, Gesù confessa il Padre, lo riconosce e lo
benedice perché ha nascosto i misteri del Regno a coloro che si credono dotti e
lo ha rivelato ai «piccoli» (i poveri delle Beatitudini). Il suo trasalire «Sì,
Padre!» esprime la profondità del suo cuore, la sua adesione al beneplacito del
Padre, come eco al «Fiat» di sua Madre al momento del suo concepimento e come
preludio a quello che egli dirà al Padre durante la sua agonia. Tutta la
preghiera di Gesù è in questa amorosa adesione del suo cuore di uomo al
«mistero della... volontà» del Padre (Ef
1,9).
[2604] La seconda preghiera è
riferita da san Giovanni prima della risurrezione
di Lazzaro. L’azione di grazie precede l’evento: «Padre, ti ringrazio che mi
hai ascoltato», il che implica che il Padre ascolta sempre la sua supplica; e
Gesù subito aggiunge: «Io sapevo che sempre mi dai ascolto», il che implica che
Gesù, dal canto suo, domanda in
modo costante. Così, introdotta dal rendimento di grazie, la preghiera di Gesù
ci rivela come chiedere: prima che
il dono venga concesso, Gesù aderisce a colui che dona e che nei suoi doni dona
se stesso. Il Donatore è più prezioso del dono accordato; è il «Tesoro», ed il
cuore del Figlio suo è in lui; il dono viene concesso «in aggiunta» .La
«preghiera sacerdotale» di Gesù occupa
un posto unico nell’Economia della salvezza. Su di essa si mediterà nella parte
conclusiva della sezione prima. In realtà essa rivela la preghiera sempre
attuale del nostro Sommo Sacerdote, e, al tempo stesso, è intessuta di ciò che
Gesù ci insegna nella nostra preghiera al Padre nostro, che sarà commentata
nella sezione seconda.
[2605] Quando giunge l’Ora in cui
porta a compimento il Disegno di amore del Padre, Gesù lascia intravvedere
l’insondabile profondità della sua preghiera filiale, non soltanto prima di
consegnarsi volontariamente (Padre, ... non... la mia, ma la tua volontà»: Lc 22,42), ma anche nelle ultime
sue parole sulla croce, là
dove pregare e donarsi si identificano: «Padre, perdonali, perché non sanno
quello che fanno» (Lc 23,34);
«In verità ti dico, oggi sarai con me in Paradiso» (Lc 23,43); «Donna, ecco il tuo figlio» «Ecco la tua Madre» (Gv 19,26-27); «Ho sete!» (Gv 19,28); «Dio mio, Dio mio, perché
mi hai abbandonato?» (Mc 15,34); «Tutto è compiuto!» (Gv 19,30); «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46), fino a quel «forte grido»
con il quale muore, rendendo lo spirito .
[2606] Tutte le angosce
dell’umanità di ogni tempo, schiava del peccato e della morte, tutte le
implorazioni e le intercessioni della storia della salvezza confluiscono in
questo Grido del Verbo incarnato. Ed ecco che il Padre le accoglie e, al di là
di ogni speranza, le esaudisce risuscitando il Figlio suo. Così si compie e si
consuma l’evento della preghiera nell’Economia della creazione e della
salvezza. Il Salterio ce ne offre la chiave in Cristo. È nell’Oggi della
Risurrezione che il Padre dice: «Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato. Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in
dominio i confini della terra!» (Sal
2,7-8) .
La Lettera agli Ebrei esprime in termini drammatici come la preghiera di
Gesù operi la vittoria della salvezza:
«Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con
forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per
la sua pietà; pur essendo Figlio, imparò tuttavia l’obbedienza dalle cose che
patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che
gli obbediscono» (Eb 5,7-9).
Gesù insegna a pregare
[2607] Quando Gesù prega, già ci
insegna a pregare. Il cammino teologale della nostra preghiera è la sua
preghiera al Padre. Ma il Vangelo ci offre un esplicito insegnamento di Gesù
sulla preghiera. Come un pedagogo, egli ci prende là dove siamo e,
progressivamente, ci conduce al Padre. Rivolgendosi alle folle che lo seguono,
Gesù prende le mosse da ciò che queste già conoscono della preghiera secondo
l’Antica Alleanza e le apre alla novità del Regno che viene. Poi rivela loro
tale novità con parabole. Infine, ai suoi discepoli, che dovranno essere
pedagoghi della preghiera nella sua Chiesa, parlerà apertamente del Padre e
dello Spirito Santo.
[2608] Fin dal Discorso della
montagna, Gesù insiste sulla conversione del cuore: la
riconciliazione con il fratello prima di presentare un’offerta
sull’altare, l’amore per i nemici e la
preghiera per i persecutori, la
preghiera al Padre «nel segreto» (Mt
6,6), senza sprecare molte parole,
il perdono dal profondo del cuore nella preghiera, la purezza del cuore e la ricerca del Regno
. Tale conversione è tutta orientata al Padre: è filiale.
[2609] Il cuore, deciso così a
convertirsi, apprende a pregare nella fede. La fede è un’adesione
filiale a Dio, al di là di ciò che sentiamo e comprendiamo. È diventata
possibile perché il Figlio diletto ci apre l’accesso al Padre. Egli può
chiederci di «cercare» e di «bussare», perché egli stesso è la porta e il
cammino .
[2610] Come Gesù prega il Padre e
rende grazie prima di ricevere i suoi doni, così egli ci insegna questa audacia
filiale: «Tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di
averlo ottenuto»(Mc 11,24). Tale
è la forza della preghiera: «Tutto è possibile per chi crede» (Mc 9,23), con una fede che non dubita
. Quanto Gesù è rattristato dalla «incredulità» (Mc 6,6) dei discepoli e dalla «poca fede» (Mt 8,26) dei suoi compaesani, tanto si mostra pieno di ammirazione
davanti alla fede davvero grande del centurione romano e della cananea .
[2611] La preghiera di fede non
consiste soltanto nel dire: «Signore, Signore», ma nel disporre il cuore a fare
la volontà del Padre (Mt 7,21). Gesù esorta i suoi discepoli
a portare nella preghiera questa passione di collaborare al Disegno divino .
[2612] In Gesù «il Regno di Dio è
molto vicino»; esso chiama alla conversione e alla fede, ma anche alla vigilanza.
Nella preghiera, il discepolo veglia attento a colui che È e che Viene, nella
memoria della sua prima Venuta nell’umiltà della carne e nella speranza del suo
secondo Avvento nella Gloria . La preghiera dei discepoli, in comunione con il
loro Maestro, è un combattimento, ed è vegliando nella preghiera che non si entra
in tentazione .
[2613] Tre parabole sulla preghiera di particolare importanza ci sono
tramandate da san Luca:
La prima, «l’amico importuno»,
esorta ad una preghiera fatta con
insistenza: «Bussate e vi sarà aperto». A colui che prega così,
il Padre del cielo «darà tutto ciò di cui ha bisogno», e principalmente lo
Spirito Santo che contiene tutti i doni.
La seconda, «la vedova importuna»,
è centrata su una delle qualità della preghiera: si deve pregare sempre,
senza stancarsi, con la pazienza
della fede. «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla
terra?».
La terza parabola, «il fariseo e il pubblicano», riguarda l’umiltà del cuore che prega: «O Dio, abbi pietà di me, peccatore». La
Chiesa non cessa di fare sua questa preghiera: «Kyrie eleison!».
[2614] Quando Gesù confida
apertamente ai suoi discepoli il mistero della preghiera al Padre, svela ad
essi quale dovrà essere la loro preghiera, e la nostra, allorquando egli, nella
sua Umanità glorificata, sarà tornato presso il Padre. La novità, attualmente,
è di chiedere nel suo Nome . La
fede in lui introduce i discepoli nella conoscenza del Padre, perché Gesù è «la
Via, la Verità e la Vita» (Gv 14,6).
La fede porta il suo frutto nell’amore: osservare la sua Parola, i suoi
comandamenti, dimorare con lui nel Padre, che in lui ci ama fino a prendere
dimora in noi. In questa nuova Alleanza, la certezza di essere esauditi nelle
nostre suppliche è fondata sulla preghiera di Gesù .
[2615] Ancor più, quando la nostra
preghiera è unita a quella di Gesù, il Padre ci dà l’«altro Consolatore perché
rimanga» con noi «per sempre, lo Spirito di verità» (Gv 14,16-17). Questa novità della preghiera e delle sue condizioni
appare attraverso il Discorso di addio . Nello Spirito Santo, la preghiera
cristiana è comunione di amore con il Padre, non solamente per mezzo di Cristo,
ma anche in lui: «Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete
e otterrete, perché la vostra gioia sia piena» (Gv 16,24).
Gesù esaudisce la
preghiera
[2616] La preghiera a Gesù è già esaudita da lui durante il suo
ministero, mediante segni che anticipano la potenza della sua Morte e della sua
Risurrezione: Gesù esaudisce la preghiera di fede, espressa a parole, oppure in silenzio . La supplica accorata
dei ciechi: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi» (Mt 9,27) o «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me» (Mc 10,47) è stata ripresa nella
tradizione della Preghiera a Gesù:«Gesù, Cristo, Figlio di Dio, Signore,
abbi pietà di me peccatore!». Si tratti di guarire le malattie o di rimettere i
peccati, alla preghiera che implora con fede Gesù risponde sempre: «Va’ in
pace, la tua fede ti ha salvato!».
Sant’Agostino riassume in modo mirabile le tre dimensioni della preghiera
di Gesù:
«Prega per noi come nostro
sacerdote; prega in noi come nostro capo; è pregato da noi come nostro Dio.
Riconosciamo, dunque, in lui la nostra voce, e in noi la sua voce» .
La preghiera della
Vergine Maria
[2617] La preghiera di Maria ci è
rivelata all’aurora della Pienezza dei tempi. Prima dell’Incarnazione del
Figlio di Dio e prima dell’effusione dello Spirito Santo, la sua preghiera
coopera in una maniera unica al Disegno benevolo del Padre: al momento dell’Annunciazione
per il concepimento di Cristo, e in
attesa della Pentecoste per la formazione della Chiesa, Corpo di Cristo . Nella
fede della sua umile serva il Dono di Dio trova l’accoglienza che fin
dall’inizio dei tempi aspettava. Colei che l’Onnipotente ha fatto «piena di
grazia», risponde con l’offerta di tutto il proprio essere: «Eccomi, sono la
serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». Fiat, è la
preghiera cristiana: essere interamente per lui, dal momento che egli è
interamente per noi.
[2618] Il Vangelo ci rivela come
Maria preghi e interceda nella fede: a Cana
la Madre di Gesù prega il Figlio suo per le necessità di un banchetto di
nozze, segno di un altro Banchetto, quello delle nozze dell’Agnello che, alla
richiesta della Chiesa, sua Sposa, offre il proprio Corpo e il proprio Sangue.
Ed è nell’ora della Nuova Alleanza, ai piedi della croce, che Maria viene esaudita come la Donna, la
nuova Eva, la vera «madre dei viventi».
[2619] È per questo che il cantico
di Maria (il «Magnificat» latino, il «Megalinario»
bizantino) rappresenta ad un tempo il cantico della Madre di Dio e quello della
Chiesa, cantico della Figlia di Sion e del nuovo Popolo di Dio, cantico di
ringraziamento per la pienezza di grazie elargite nell’Economia della salvezza,
cantico dei «poveri», la cui speranza si realizza mediante il compimento delle
Promesse fatte «ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza per sempre».