Articolo 6: LA
COSCIENZA MORALE
Introduzione
[1776] «Nell’intimo della coscienza
l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve
obbedire e la cui voce, che lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a
fuggire il male, quando occorre, chiaramente parla alle orecchie del cuore...
L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al suo cuore... La
coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova
solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria» .
IV. Il giudizio erroneo
[1790] L’essere umano deve sempre
obbedire al giudizio certo della propria coscienza. Se agisse deliberatamente
contro tale giudizio, si condannerebbe da sé. Ma accade che la coscienza morale
sia nell’ignoranza e dia giudizi erronei su azioni da compiere o già compiute.
[1791] Questa ignoranza spesso è
imputabile alla responsabilità personale. Ciò avviene «quando l’uomo non si
cura di cercare la verità e il bene, e quando la coscienza diventa quasi cieca
in seguito all’abitudine del peccato» . In tali casi la persona è colpevole del
male che commette.
[1792] All’origine delle deviazioni
del giudizio nella condotta morale possono esserci la non conoscenza di Cristo
e del suo Vangelo, i cattivi esempi dati dagli altri, la schiavitù delle
passioni, la pretesa ad una malintesa autonomia della coscienza, il rifiuto
dell’autorità della Chiesa e del suo insegnamento, la mancanza di conversione e
di carità.
[1793] Se - al contrario -
l’ignoranza è invincibile, o il giudizio erroneo è senza responsabilità da
parte del soggetto morale, il male commesso dalla persona non può esserle
imputato. Nondimeno resta un male, una privazione, un disordine. È quindi
necessario adoperarsi per correggere la coscienza morale dai suoi errori.
[1794] La
coscienza buona e pura è illuminata dalla fede sincera. Infatti la carità
«sgorga», ad un tempo, «da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede
sincera» (1Tm 1,5):
"Quanto più prevale la coscienza retta, tanto più le persone e i
gruppi sociali si allontanano dal cieco arbitrio e si sforzano di conformarsi
alle norme oggettive della moralità". (Gaudium et spes 16 )