Articolo 6: LA
COSCIENZA MORALE
Introduzione
[1776] «Nell’intimo della coscienza
l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve
obbedire e la cui voce, che lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a
fuggire il male, quando occorre, chiaramente parla alle orecchie del cuore...
L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al suo cuore... La
coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova
solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria» .
I.
Il giudizio della coscienza
[1777] Presente nell’intimo della
persona, la coscienza morale le
ingiunge, al momento opportuno, di compiere il bene e di evitare il male. Essa
giudica anche le scelte concrete, approvando quelle che sono buone, denunciando
quelle cattive . Attesta l’autorità della verità in riferimento al Bene
supremo, di cui la persona umana avverte l’attrattiva ed accoglie i comandi.
Quando ascolta la coscienza morale, l’uomo prudente può sentire Dio che parla.
[1778] La coscienza morale è un
giudizio della ragione mediante il quale la persona umana riconosce la qualità
morale di un atto concreto che sta per porre, sta compiendo o ha compiuto. In
tutto quello che dice e fa, l’uomo ha il dovere di seguire fedelmente ciò che
sa essere giusto e retto. È attraverso il giudizio della propria coscienza che
l’uomo percepisce e riconosce i precetti della legge divina:
"La coscienza è una
legge del nostro spirito, ma che lo supera, che ci dà degli ordini, che indica
responsabilità e dovere, timore e speranza... la messaggera di Colui che, nel
mondo della natura come in quello della grazia, ci parla velatamente, ci
istruisce e ci guida. La coscienza è il primo di tutti i vicari di Cristo". (
John Henry Newman )
[1779] L’importante per ciascuno è
di essere sufficientemente presente a se stesso al fine di sentire e seguire la
voce della propria coscienza. Tale ricerca di interiorità è quanto mai necessaria per il fatto che la vita
spesso ci mette in condizione di sottrarci ad ogni riflessione, esame o
introspezione:
"Ritorna alla tua coscienza, interrogala... Fratelli, rientrate in voi
stessi e in tutto ciò che fate, fissate lo sguardo sul Testimone, Dio". ( S.Agostino )
[1780] La dignità della persona
umana implica ed esige la rettitudine della coscienza morale. La coscienza
morale comprende la percezione dei principi della moralità [«sinderesi»] , la
loro applicazione nelle circostanze di fatto mediante un discernimento pratico
delle ragioni e dei beni e, infine, il giudizio riguardante gli atti concreti
che si devono compiere o che sono già stati compiuti. La verità sul bene
morale, dichiarata nella legge della ragione, è praticamente e concretamente
riconosciuta attraverso il giudizio
prudente della coscienza. Si chiama prudente l’uomo le cui scelte sono
conformi a tale giudizio.
[1781] La coscienza permette di
assumere la responsabilità degli
atti compiuti. Se l’uomo commette il male, il retto giudizio della coscienza
può rimanere in lui il testimone della verità universale del bene e, al tempo
stesso, della malizia della sua scelta particolare. La sentenza del giudizio di
coscienza resta un pegno di speranza e di misericordia. Attestando la colpa
commessa, richiama al perdono da chiedere, al bene da praticare ancora e alla
virtù da coltivare incessantemente con la grazia di Dio:
"Davanti a lui rassicureremo il nostro cuore qualunque cosa esso ci
rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa" (1Gv
3,19-20).
[1782] L’uomo
ha il diritto di agire in coscienza e libertà, per prendere personalmente le decisioni
morali. L’uomo non deve essere costretto «ad agire contro la sua coscienza. Ma
non si deve neppure impedirgli di operare in conformità ad essa, soprattutto in
campo religioso» .