Articolo 7: IL
SETTIMO COMANDAMENTO
Introduzione
Non rubare (Es 20,15; Dt 5,19).
Non rubare (Mt 19,18).
[2401] Il settimo comandamento
proibisce di prendere o di tenere ingiustamente i beni del prossimo e di
arrecare danno al prossimo nei suoi beni in qualsiasi modo. Esso prescrive la
giustizia e la carità nella gestione dei beni materiali e del frutto del lavoro
umano. Esige, in vista del bene comune, il rispetto della destinazione
universale dei beni e del diritto di proprietà privata. La vita cristiana si
sforza di ordinare a Dio e alla carità fraterna i beni di questo mondo.
V. Giustizia e solidarietà tra le nazioni
[2437] A livello internazionale, la
disuguaglianza delle risorse e dei mezzi economici è tale da provocare un vero
«fossato» tra le nazioni . Da una parte vi sono coloro che possiedono e
incrementano i mezzi dello sviluppo, e, dall’altra, quelli che accumulano i
debiti.
[2438] Varie cause, di natura
religiosa, politica, economica e finanziaria danno oggi «alla questione
sociale... una dimensione mondiale» . Tra le nazioni, le cui politiche sono già
interdipendenti, è necessaria la solidarietà. E questa diventa indispensabile
allorché si tratta di bloccare «i meccanismi perversi» che ostacolano lo
sviluppo dei paesi meno progrediti . A sistemi finanziari abusivi se non
usurai, a relazioni commerciali inique
tra le nazioni, alla corsa agli armamenti si deve sostituire uno sforzo comune
per mobilitare le risorse verso obiettivi di sviluppo morale, culturale ed
economico, «ridefinendo le priorità e le scale di valori» .
[2439] Le nazioni ricche hanno una grave responsabilità morale nei
confronti di quelle che da se stesse non possono assicurarsi i mezzi del
proprio sviluppo o ne sono state impedite in conseguenza di tragiche vicende
storiche. Si tratta di un dovere di solidarietà e di carità; ed anche di un
obbligo di giustizia, se il benessere delle nazioni ricche proviene da risorse
che non sono state equamente pagate.
[2440] L’aiuto diretto costituisce
una risposta adeguata a necessità immediate, eccezionali, causate, per esempio,
da catastrofi naturali, da epidemie, ecc. Ma esso non basta a risanare i gravi
mali che derivano da situazioni di miseria, né a far fronte in modo duraturo ai
bisogni. Occorre anche riformare le istituzioni economiche e finanziarie internazionali perché possano
promuovere rapporti equi con i paesi meno sviluppati . È necessario sostenere
lo sforzo dei paesi poveri che sono alla ricerca del loro sviluppo e della loro
liberazione . Questi principi vanno applicati in una maniera tutta particolare
nell’ambito del lavoro agricolo. I contadini, specialmente nel Terzo Mondo,
costituiscono la massa preponderante dei poveri.
[2441] Alla base di ogni sviluppo
completo della società umana sta
la crescita del senso di Dio e della conoscenza di sé. Allora lo sviluppo
moltiplica i beni materiali e li mette al servizio della persona e della sua
libertà. Riduce la miseria e lo sfruttamento economico. Fa crescere il rispetto
delle identità culturali e l’apertura alla trascendenza .
[2442] Non
spetta ai pastori della Chiesa intervenire direttamente nell’azione politica e
nell’organizzazione della vita sociale. Questo compito fa parte della vocazione
dei fedeli laici, i quali operano di propria iniziativa insieme con i
loro concittadini. L’azione sociale può implicare una pluralità di vie
concrete; comunque, avrà sempre come fine il bene comune e sarà conforme al
messaggio evangelico e all’insegnamento della Chiesa. Compete ai fedeli laici
«animare, con impegno cristiano, le realtà temporali, e, in esse, mostrare di
essere testimoni e operatori di pace e di giustizia»