Articolo 5: IL
QUINTO COMANDAMENTO
Introduzione
Non uccidere (Es 20,13).
Avete inteso che fu detto
agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io
vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio
(Mt 5,21-22).
[2258] «La vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta l’azione
creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore,
suo unico fine. Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine:
nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere
direttamente un essere umano innocente» .
III. La difesa della pace
La pace
[2302] Richiamando il comandamento:
«Non uccidere» (Mt 5,21), nostro
Signore chiede la pace del cuore e denuncia l’immoralità dell’ira omicida e
dell’odio.
L’ira è un
desiderio di vendetta. «Desiderare la vendetta per il male di chi va punito è
illecito»; ma è lodevole imporre una riparazione «al fine di correggere i vizi
e di conservare il bene della giustizia» . Se l’ira si spinge fino al proposito
di uccidere il prossimo o di ferirlo in modo brutale, si oppone gravemente alla
carità; è un peccato mortale. Il Signore dice: «Chiunque si adira contro il
proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio» (Mt 5,22).
[2303] L’odio volontario è contrario alla carità. L’odio del prossimo è
un peccato quando l’uomo vuole deliberatamente per lui del male. L’odio del
prossimo è un peccato grave quando deliberatamente si desidera per lui un grave
danno. «Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri
persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste...» (Mt 5,44-45).
[2304] Il rispetto e lo sviluppo
della vita umana richiedono la pace.
La pace non è la semplice assenza della guerra e non può ridursi ad assicurare
l’equilibrio delle forze contrastanti. La pace non si può ottenere sulla terra
senza la tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri
umani, il rispetto della dignità delle persone e dei popoli, l’assidua pratica
della fratellanza. È la «tranquillità dell’ordine» . È frutto della
giustizia ed effetto della carità .
[2305] La pace terrena è immagine e
frutto della pace di Cristo, il
«Principe della pace» messianica (Is
9,5). Con il sangue della sua croce, egli ha distrutto «in se stesso
l’inimicizia» (Ef 2,16), ha riconciliato gli uomini con Dio e ha
fatto della sua Chiesa il sacramento dell’unità del genere umano e della sua
unione con Dio. «Egli è la nostra pace» (Ef 2,14). Proclama «beati gli operatori di pace» (Mt 5,9).
[2306] Coloro che, per la
salvaguardia dei diritti dell’uomo, rinunciano all’azione violenta e cruenta e
ricorrono a mezzi di difesa che sono alla portata dei più deboli, rendono
testimonianza alla carità evangelica, purché ciò si faccia senza pregiudizio
per i diritti e i doveri degli altri uomini e delle società. Essi
legittimamente attestano la gravità dei rischi fisici e morali del ricorso alla
violenza, che causa rovine e morti .
Evitare la guerra
[2307] Il quinto comandamento
proibisce la distruzione volontaria della vita umana. A causa dei mali e delle
ingiustizie che ogni guerra provoca, la Chiesa con insistenza esorta tutti a
pregare e ad operare perché la Bontà divina ci liberi dall’antica schiavitù
della guerra .
[2308] Tutti i cittadini e tutti i
governanti sono tenuti ad adoperarsi per evitare le guerre.«Fintantoché
esisterà il pericolo della guerra e non ci sarà un’autorità internazionale
competente, munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità
di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una
legittima difesa» .
[2309] Si devono considerare con
rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa con la
forza militare. Tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose
condizioni di legittimità morale. Occorre contemporaneamente:-
Che il danno causato dall’aggressore alla nazione o alla comunità delle
nazioni sia durevole, grave e certo.-
Che tutti gli altri mezzi per porvi fine si
siano rivelati impraticabili o inefficaci.-
Che ci siano fondate condizioni di successo.-
Che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del
male da eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo
peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione.
Questi sono gli elementi tradizionali
elencati nella dottrina detta della «guerra giusta».La valutazione di tali
condizioni di legittimità morale spetta al giudizio prudente di coloro che
hanno la responsabilità del bene comune.
[2310] I pubblici poteri, in questo
caso, hanno il diritto e il dovere di imporre ai cittadini gli obblighi
necessari alla difesa nazionale.Coloro che si dedicano al servizio della
patria nella vita militare sono servitori della sicurezza e della libertà dei
popoli. Se rettamente adempiono il loro dovere, concorrono veramente al bene
comune della nazione e al mantenimento della pace .
[2311] I pubblici poteri
provvederanno equamente al caso di coloro che, per motivi di coscienza,
ricusano l’uso delle armi; essi sono nondimeno tenuti a prestare qualche altra
forma di servizio alla comunità umana .
[2312] La Chiesa e la ragione umana
dichiarano la permanente validità della legge morale durante i conflitti
armati. «NÉ per il fatto che una guerra è. .. disgraziatamente scoppiata,
diventa per questo lecita ogni cosa tra le parti in conflitto» .
[2313] Si devono rispettare e
trattare con umanità i non-combattenti, i soldati feriti e i prigionieri.Le
azioni manifestamente contrarie al diritto delle genti e ai suoi principi
universali, non diversamente dalle disposizioni che le impongono, sono dei
crimini. Non basta un’obbedienza cieca a scusare coloro che vi si sottomettono.
Così lo sterminio di un popolo, di una nazione o di una minoranza etnica deve
essere condannato come un peccato mortale. Si è moralmente in obbligo di far
resistenza agli ordini che comandano un genocidio.
[2314] «Ogni atto di guerra che
indiscriminatamente mira alla distruzione di intere città o di vaste regioni e
dei loro abitanti, è delitto contro Dio e contro la stessa umanità e con
fermezza e senza esitazione deve essere condannato» . Un rischio della guerra
moderna è di offrire l’occasione di commettere tali crimini a chi detiene armi
scientifiche, in particolare atomiche, biologiche o chimiche.
[2315] L’accumulo delle armi sembra
a molti un modo paradossale di dissuadere dalla guerra eventuali avversari.
Costoro vedono in esso il più efficace dei mezzi atti ad assicurare la pace tra
le nazioni. Riguardo a tale mezzo di dissuasione vanno fatte severe riserve
morali. La corsa agli armamenti
non assicura la pace. Lungi dall’eliminare le cause di guerra, rischia
di aggravarle. L’impiego di ricchezze enormi nella preparazione di armi sempre
nuove impedisce di soccorrere le popolazioni indigenti; ostacola lo sviluppo dei popoli. L’armarsi
ad oltranza moltiplica le cause dei conflitti ed aumenta il rischio del
loro propagarsi.
[2316] La produzione e il commercio
delle armi toccano il bene comune delle nazioni e della comunità internazionale.
Le autorità pubbliche hanno pertanto il diritto e il dovere di regolamentarli.
La ricerca di interessi privati o collettivi a breve termine non può
legittimare imprese che fomentano la violenza e i conflitti tra le nazioni e
che compromettono l’ordine giuridico internazionale.
[2317] Le
ingiustizie, gli eccessivi squilibri di carattere economico o sociale,
l’invidia, la diffidenza e l’orgoglio che dannosamente imperversano tra gli
uomini e le nazioni, minacciano incessantemente la pace e causano le guerre.
Tutto quanto si fa per eliminare questi disordini contribuisce a costruire la
pace e ad evitare la guerra:
"Gli uomini, in quanto peccatori, sono e saranno sempre sotto la
minaccia della guerra fino alla venuta di Cristo; ma, in quanto riescono, uniti
nell’amore, a vincere il peccato, essi vincono anche la violenza, fino alla
realizzazione di quella parola divina: «Con le loro spade costruiranno aratri e
falci con le loro lance; nessun popolo prenderà più le armi contro un altro
popolo, né si eserciteranno più per la guerra» (Is 2,4)" .( Gaudium
et spes, 78 )