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INTERVISTA RADIO VATICANA

 

INTERVISTA RADIO VATICANA

A MARCO FASOL

 

Intervistatore  Rosario  Tronnolone,  in  onda 15 maggio 2006, ore 14.30-17.30-23.30

 

 

Quando ha deciso di scrivere il suo volume, Il Codice svelato, e perché?

 

L’argomento mi ha suscitato molto interesse. Da circa due anni me ne occupo, in seguito ai dibattiti con i miei allievi in classe ed anche nelle conversazioni con miei amici e conoscenti. La scintilla è scoccata nel novembre scorso, quando in seguito ad una conferenza mi è stato proposto di mettere per iscritto quanto avevo presentato. Quindi la decisione risale al novembre dell’anno scorso.

 

Quali sono le ragioni di questo successo del romanzo di Dan Brown?

 

Ci sono molteplici ragioni. Lui ha saputo confezionare un prodotto che unisce la componente del thriller, che è certamente avvincente, ad altre componenti, quali quella storica, quella esoterica, quella erotica, quella della storia dell’arte,…quindi lui ha saputo confezionare una miscellanea di ingredienti che probabilmente corrispondevano proprio alle esigenze del pubblico. Si aggiunga a queste una componente antiec-clesiastica, anticlericale che probabilmente ha trovato grande risonanza nei mass media internazionali che sono particolarmente sensibili a questi elementi demolitori e critici nei confronti dei valori tradizionali.

 

Nel suo libro lei parte dalla documentazione storica dei vangeli tradizionali. Che cosa ci dice riguardo a questa documentazione?

 

Io rimango stupito che la gente non sappia niente del fatto che i Vangeli sono di gran lunga il testo più documentato della storia. Hanno una mole immensa di testi manoscritti, che sono le copie dei testi originali scritte lungo i secoli prima dell’invenzione della stampa.  Si pensi che i Vangeli hanno 5.300 manoscritti, che confrontati con quelli di tutti gli altri autori classici, sono una quantità enorme. Perché si pensi che Orazio, che è l’autore classico con il maggior numero di manoscritti, ne ha solo 250.  Il grande Platone ha solo 11 manoscritti.  Mentre il Nuovo Testamento ha addirittura 5.300 manoscritti! Distribuiti in tutte le più importanti biblioteche del mondo e tutti concordanti tra di loro. Perché su 7.900 versetti circa del Nuovo Testa-mento, ve ne sono circa 5.000 che sono perfettamente identici in tutti i manoscritti. E gli altri han-no varianti di scarsa rilevanza testuale…praticamente errori umani di copiatura, ma senza cambiamenti sostanziali. Quindi questa concordanza storica di 5300 manoscritti in tutte le biblioteche dell’antichità sta a dimostrare che il testo del Nuovo Testamento è quello di gran lunga più documentato. E tutti gli studiosi di manoscritti rimangono stupiti nella constatazione di una concordanza così universale e capillare in tanti codici.

 

Il confronto tra i Vangeli canonici e i vangeli apocrifi che Dan Brown ha preso come base per la sua vicenda romanzata, che cosa mette in evidenza?

 

La mia argomentazione si colloca a livello scientifico. Quindi non si tratta di un’argomentazione fideistica, il mio ragionamento non si colloca a livello di fede. Io faccio le mie affermazioni da un punto di vista scientifico, dal punto di vista delle scien-ze storiche quali la papirologia, la filologia, la documentazione storica ed archeologica. E dico: i Vangeli canonici rispondono a tutti i criteri più importanti delle scienze storiche, come fonti credibili ed attendibili da un punto di vista storico.  Perché? Perché hanno, come dicevo prima :

·        Il maggior numero di codici.  Circa 5.300!

·        Questi sono molto antichi, perché abbiamo alcuni frammenti quali il Papiro Rylands (P 52) che risale al 120-125, il Papiro Bodmer II che risale al 150… Quindi si tratta di papiri antichissimi…Abbiamo un’ottantina di papiri che risal-gono ai primi tre secoli.

·        Hanno un sottofondo semitico che dimostra che gli autori erano di lingua madre aramaica ed ebraica, le lingue parlate da Gesù. Quindi si tratta di testimoni oculari, diretti della sua vita.  Joachim Jeremias, uno dei massimi studiosi di lingue semitiche del secolo scorso, ha contato almeno 26 parole aramaiche nel testo greco originale dei quattro Vangeli canonici.

·        I Vangeli canonici avevano un uso “universale” o “cattolico” (che significa universale in greco), erano cioè diffusi in tutto il mondo antico, da Roma ad Antiochia a Damasco, a Gerusalemme ad Atene, come è dimostrato dai codici ritrovati in tutto il mondo antico.

 

Invece nei vangeli apocrifi non troviamo nessuno di questi criteri. Perché:

  • Sono tardivi, risalgono infatti tutti al secondo, terzo ed anche quarto secolo dopo Cristo.
  • Non hanno nessun sottofondo semitico, anzi, hanno un lessico ed un sottofondo di pensiero che è ellenistico, tipico della filosofia gnostica, parlano di “eoni, emanazioni, pleroma…” tutti concetti che sono assolutamente estranei alla cultu-ra giudaica del primo secolo.
  • Inoltre abbiamo di questi vangeli sono uno, due o tre frammenti, a volte un solo codice.
  • Il che sta a dimostrare che avevano un uso sempre circoscritto, per lo più all’Egitto. Mentre i Vangeli canonici avevano un uso universale: Roma, Antio-chia, Gerusalemme, Atene, Alessandria d’Egitto, Corinto….E quindi tutti i crite-ri della storicità depongono a favore dei Vangeli canonici.

 

Veniamo ad un punto cruciale del romanzo di Dan Brown, cioè al presunto matrimonio tra Gesù e la Maddalena. Da che cosa è supportato, da un punto di vista storico?  Un’ipotesi del genere da che cosa è smentita?

 

E’ supportato solo dalla fantasia di Dan Brown.

Questo matrimonio non ha nessuna documentazione storica.

Perché nessuno dei Vangeli apocrifi dice che Gesù fosse sposato. Nessuno dice che Maddalena fosse sua moglie.

C’è solo un appiglio nel Vangelo di Filippo che è uno dei vangeli scoperti a Nag Hammadi, tanto citati ed esaltati da Dan Brown.    Però: intanto si tratta di un vangelo molto tardivo, perché del quarto secolo. Poi è scritto in lingua copta. E dice che “Maddalena era koinonos di Gesù”. Si tratta di una traslitterazione dal greco. Significa “compagna”, “amica”, “discepola”. Non di certo “moglie”, perché per moglie il greco usa “gyné”. Dan Brown invece sostiene che sia una parola aramaica, il che è comple-tamente falso e dimostra che lui non sa niente di aramaico e neppure delle lingue originali dei Vangeli. Poi dice che “tutti sanno che vuol dire moglie”, ma questo non è affatto vero, perché vuol dire “discepola”. Quindi si tratta di una fantasia del pensiero di Dan Brown, senza nessun supporto storico.

 

Veniamo ad uno dei dipinti che sono al centro della narrazione di Dan Brown: l’ultima Cena di Leonardo. Anche lì lui suppone la presenza di Maddalena al posto di Giovanni. Ma come sarebbe possibile una dimenticanza del discepolo Giovanni, secondo lei?

 

Esattamente! Anche questa è un’interpretazione assolutamente infondata. Non c’è nessun testo di critica storica lungo i secoli che possa supportare questa interpretazione, anzi, abbiamo uno schizzo originale di Leonardo da Vinci, in cui viene riportato molto dettagliamene l’affresco del Cenacolo e per ogni figura è segnato il nome. La figura che si trova alla sinistra di Gesù, per lo spettatore, viene inequivocabilmente chiamata da Leonardo stesso “Giovanni”. Quindi non c’è nessun supporto storico per questa inter-pretazione di Dan Brown.

 

Veniamo poi alle calunnie contro il cattolicesimo e in particolare contro l’Opus Dei. Qual è la ragione che spinge Dan Brown a queste affermazioni?

 

Qui entriamo nell’ambito psicologico ed è più difficile dare una risposta … potremmo dire scientifica. La mia è una risposta soggettiva, in base alla mia conoscenza del personaggio, che è una conoscenza parziale.

Io ritengo che l’Opus Dei rappresenti per Dan Brown un capro espiatorio. Come dice René Girard nella sua teoria del capro espiatorio appunto. L’Opus Dei rappresenta appunto, secondo me, un capro espiatorio, una sintesi di alcuni elementi che nell’o-pinione pubblica americana e probabilmente anche nella mentalità recepita da Dan Brown, individuano in questa istituzione un nucleo di adesione ferma alla fede, di difesa dei valori tradizionali ed anche delle concezioni etiche cattoliche. Per una mentalità liberale, tendenzialmente scettica o agnostica come quella che si respira in tanti am-bienti accademici americani, che non a caso enfatizzano molto i vangeli apocrifi… per questa mentalità l’Opus Dei rappresenta appunto un capro espiatorio, ed un oggetto di critica per il pensiero di alcuni accademici americani.

 

Perché secondo lei il pubblico dei lettori di Dan Brown è stato così facilmente preso nel tranello, perché non ha letto il libro di Dan Brown come un romanzo ed ha preferito invece credere a queste sue supposizioni ed illazioni?

 

Allora: io ritengo che ci sia stata certamente una larga fascia di lettori che ha rispettato il genere letterario ed ha quindi riconosciuto che si tratta di un’opera di fantasia, di un thriller, che va letto dunque come un’opera di intrattenimento senza nessuna fondatezza storica. Tuttavia una fascia di persone,  che ritengo minoritaria, non ha saputo distinguere tra la fantasia e la storia, anche perché è Dan Brown stesso che scrive “è storicamente documentato…il matrimonio tra Gesù e la Maddalena”.  Ovviamente non riferisce nessuna documentazione…però lui stesso parla di docu-mentazioni.  Si è trattato probabilmente di una strategia comunicativa, per vendere di più, per cui ha voluto spacciare per vero storicamente quello che era solo un parto della sua fantasia.  Ed anche in molte interviste rilasciate ha detto così: che tutto quello che aveva scritto era storico.

Ma per rispondere più profondamente a questa domanda, bisogna ammettere che in effetti il popolo cristiano è stato tenuto molto a digiuno o a dieta molto stretta relativamente alla storicità dei Vangeli, alla conoscenza delle fonti storiche, alla documentazione scientifica che noi abbiamo sui Vangeli. Per cui si è trovato impreparato ed incapace di controbattere quando si diceva che ad esempio i vangeli apocrifi erano stati insabbiati dalla Chiesa che avrebbe voluto deformare la conoscenza storica di Gesù. Si tratta di un’affermazione che non ha nessun fondamento storico, nessuna documentazione. Però il popolo cristiano non è in grado di controbattere. Gli manca probabilmente quella formazione catechetica, quella formazione culturale che a mio parere è una delle esigenze della fede contemporanea.

Non siamo più nel Medioevo, quando si beveva passivamente tutto quello che veniva raccontato sui libri. Noi oggi veniamo dopo due secoli di illuminismo, siamo imbevuti di mentalità scientifica, e quindi a mio parere è opportuno che nel popolo cristiano si dia rilievo anche a questo aspetto della documentazione storica dei Vangeli cui ho accennato sopra.

Dallo studio della storia non abbiamo niente da perdere noi cristiani !

Abbiamo tutto da guadagnare!

Perché possiamo appunto diventare consapevoli che la nostra fede ha un fondamento storico di grande spessore, di grande rilevanza e direi che si tratta di un fondamento storico inattaccabile. Naturalmente il compito dello storico si ferma qua, nel fornire la documentazione ed informazione. Dopo, la scelta di fede è una scelta che dipende dalla libertà personale.

 

Crede che queste reazioni, all’uscita del film tratto dal romanzo, crede che queste risposte, tra cui anche il suo volume, possano rispondere anche ad un’esigenza di un approfondimento formativo da parte dei cattolici sui fondamenti della nostra fede?

 

Proprio così!  Proprio così!  Io ritengo che non dobbiamo giocare in difesa. Ma dobbiamo giocare in contrattacco, e cioè dobbiamo approfittare di questa occasione, per rendere consapevole, sensibile il popolo cristiano relativamente alla fondatezza della nostra fede. E quindi io sono contrario ad una demonizzazione, ad una “caccia alle streghe” nei confronti di questo romanzo. Perché la contestazione a mio parere più intelligente di questo romanzo non consiste nella fuga o nella proibizione, ma consiste piuttosto nella informazione, documentazione e nella capacità di rendersi conto appunto della storicità dei Vangeli.

Dopo ritengo certamente che non sia opportuno che il mondo cattolico finanzi questa grande operazione commerciale. Ritengo che non sia certo opportuno andare a vedere questo film, finanziando le multinazionali che hanno scopi economici e demolitori dei valori. Però ritengo altrettanto opportuno che il mondo cattolico si informi e possa riscoprire la propria fede.

Alcuni lettori del mio libro mi hanno proprio confidato questo. Mi hanno ringraziato dicendo che hanno riscoperto il fondamento storico della loro fede.  Un giovane, mi ricordo, mi diceva: “Allora vuol dire che è proprio vero quello che ci viene raccontato tutte le domeniche in chiesa”.

 

Ringrazio il professor Fasol, autore de Il Codice svelato, Fede e Cultura, Verona.

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