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MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO
XVI PER 1° GENNAIO 2007 1. All'inizio del nuovo anno,
vorrei far giungere ai Governanti e ai Responsabili delle Nazioni, come anche
a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, il mio augurio di pace. Lo
rivolgo, in particolare, a quanti sono nel dolore e nella sofferenza, a chi
vive minacciato dalla violenza e dalla forza delle armi o, calpestato nella
sua dignità, attende il proprio riscatto umano e sociale. Lo rivolgo ai
bambini, che con la loro innocenza arricchiscono l'umanità di bontà e di
speranza e, con il loro dolore, ci stimolano a farci tutti operatori di
giustizia e di pace. Proprio pensando ai bambini, specialmente a quelli il
cui futuro è compromesso dallo sfruttamento e dalla cattiveria di adulti
senza scrupoli, ho voluto che in occasione della Giornata Mondiale della Pace
la comune attenzione si concentrasse sul tema: Persona umana, cuore della
pace. Sono infatti convinto che rispettando la persona si promuove la
pace, e costruendo la pace si pongono le premesse per un autentico umanesimo
integrale. È così che si prepara un futuro sereno per le nuove generazioni. La persona umana e la
pace: dono e compito 2. Afferma 3. Anche la pace è insieme
un dono e un compito. Se è vero che la pace tra gli individui ed i popoli
— la capacità di vivere gli uni accanto agli altri tessendo rapporti di
giustizia e di solidarietà — rappresenta un impegno che non conosce sosta, è
anche vero, lo è anzi di più, che la pace è dono di Dio. La pace è,
infatti, una caratteristica dell'agire divino, che si manifesta sia nella
creazione di un universo ordinato e armonioso come anche nella redenzione
dell'umanità bisognosa di essere recuperata dal disordine del peccato.
Creazione e redenzione offrono dunque la chiave di lettura che introduce alla
comprensione del senso della nostra esistenza sulla terra. Il mio venerato predecessore
Giovanni Paolo II, rivolgendosi all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il
5 ottobre 1995, ebbe a dire che noi « non
viviamo in un mondo irrazionale o privo di senso [...] vi è una logica morale
che illumina l'esistenza umana e rende possibile il dialogo tra gli uomini e
tra i popoli »(3).
La trascendente “grammatica”, vale a dire l'insieme di regole dell'agire
individuale e del reciproco rapportarsi delle persone secondo giustizia e solidarietà,
è iscritta nelle coscienze, nelle quali si rispecchia il progetto sapiente di
Dio. Come recentemente ho voluto riaffermare, « noi crediamo che all'origine
c'è il Verbo eterno, In tale prospettiva, le norme
del diritto naturale non vanno considerate come direttive che si impongono
dall'esterno, quasi coartando la libertà dell'uomo. Al contrario, esse vanno
accolte come una chiamata a realizzare fedelmente l'universale progetto
divino iscritto nella natura dell'essere umano. Guidati da tali norme, i
popoli — all'interno delle rispettive culture — possono così avvicinarsi al
mistero più grande, che è il mistero di Dio. Il riconoscimento e il rispetto
della legge naturale pertanto costituiscono anche oggi la grande base per il
dialogo tra i credenti delle diverse religioni e tra i credenti e gli stessi
non credenti. È questo un grande punto di incontro e, quindi, un fondamentale
presupposto per un'autentica pace. Il diritto alla vita e
alla libertà religiosa 4. Il dovere del rispetto per
la dignità di ogni essere umano, nella cui natura si rispecchia l'immagine
del Creatore, comporta come conseguenza che della persona non si possa
disporre a piacimento. Chi gode di maggiore potere politico, tecnologico,
economico, non può avvalersene per violare i diritti degli altri meno
fortunati. È infatti sul rispetto dei diritti di tutti che si fonda la pace.
Consapevole di ciò, 5. Per quanto concerne il
diritto alla vita, è doveroso denunciare lo scempio che di essa si fa
nella nostra società: accanto alle vittime dei conflitti armati, del
terrorismo e di svariate forme di violenza, ci sono le morti silenziose
provocate dalla fame, dall'aborto, dalla sperimentazione sugli embrioni e
dall'eutanasia. Come non vedere in tutto questo un attentato alla pace? L'aborto e la sperimentazione
sugli embrioni costituiscono la diretta negazione dell'atteggiamento di
accoglienza verso l'altro che è indispensabile per instaurare durevoli
rapporti di pace. Per quanto riguarda poi la libera espressione della
propria fede, un altro preoccupante sintomo di mancanza di pace nel mondo
è rappresentato dalle difficoltà che tanto i cristiani quanto i seguaci di
altre religioni incontrano spesso nel professare pubblicamente e liberamente
le proprie convinzioni religiose. Parlando in particolare dei cristiani,
debbo rilevare con dolore che essi non soltanto sono a volte impediti; in
alcuni Stati vengono addirittura perseguitati, ed anche di recente si sono
dovuti registrare tragici episodi di efferata violenza. Vi sono regimi che
impongono a tutti un'unica religione, mentre regimi indifferenti alimentano
non una persecuzione violenta, ma un sistematico dileggio culturale nei
confronti delle credenze religiose. In ogni caso, non viene rispettato un
diritto umano fondamentale, con gravi ripercussioni sulla convivenza
pacifica. Ciò non può che promuovere una mentalità e una cultura negative
per la pace. L'uguaglianza di natura
di tutte le persone 6. All'origine di non poche
tensioni che minacciano la pace sono sicuramente le tante ingiuste
disuguaglianze ancora tragicamente presenti nel mondo. Tra esse
particolarmente insidiose sono, da una parte, le disuguaglianze
nell'accesso a beni essenziali, come il cibo, l'acqua, la casa, la
salute; dall'altra, le persistenti disuguaglianze tra uomo e donna
nell'esercizio dei diritti umani fondamentali. Costituisce un elemento di
primaria importanza per la costruzione della pace il riconoscimento dell'essenziale
uguaglianza tra le persone umane, che scaturisce dalla loro comune
trascendente dignità. L'uguaglianza a questo livello è quindi un bene di
tutti inscritto in quella “grammatica” naturale, desumibile dal progetto
divino della creazione; un bene che non può essere disatteso o vilipeso senza
provocare pesanti ripercussioni da cui è messa a rischio la pace. Le gravissime
carenze di cui soffrono molte popolazioni, specialmente del Continente
africano, sono all'origine di violente rivendicazioni e costituiscono
pertanto una tremenda ferita inferta alla pace. 7. Anche la non sufficiente
considerazione per la condizione femminile introduce fattori di
instabilità nell'assetto sociale. Penso allo sfruttamento di donne trattate
come oggetti e alle tante forme di mancanza di rispetto per la loro dignità;
penso anche — in contesto diverso — alle visioni antropologiche persistenti
in alcune culture, che riservano alla donna una collocazione ancora
fortemente sottomessa all'arbitrio dell'uomo, con conseguenze lesive per la
sua dignità di persona e per l'esercizio delle stesse libertà fondamentali.
Non ci si può illudere che la pace sia assicurata finché non siano superate
anche queste forme di discriminazione, che ledono la dignità personale,
inscritta dal Creatore in ogni essere umano(5). L'«
ecologia della pace » 8. Scrive Giovanni Paolo II
nella Lettera enciclica Centesimus annus: « Non solo la terra è stata data da
Dio all'uomo, che deve usarla rispettando l'intenzione originaria di bene,
secondo la quale gli è stata donata; ma l'uomo è stato donato a se stesso da
Dio e deve, perciò, rispettare la struttura naturale e morale, di cui è stato
dotato »(6).
È rispondendo a questa consegna, a lui affidata dal Creatore, che l'uomo,
insieme ai suoi simili, può dar vita a un mondo di pace. Accanto all'ecologia
della natura c'è dunque un'ecologia che potremmo dire “umana”, la quale a sua
volta richiede un”‘ecologia sociale”. E ciò comporta che l'umanità, se ha a
cuore la pace, debba tenere sempre più presenti le connessioni esistenti tra
l'ecologia naturale, ossia il rispetto della natura, e l'ecologia umana.
L'esperienza dimostra che ogni atteggiamento irrispettoso verso l'ambiente
reca danni alla convivenza umana, e viceversa. Sempre più chiaramente
emerge un nesso inscindibile tra la pace con il creato e la pace tra gli
uomini. L'una e l'altra presuppongono la pace con Dio. La poesia-preghiera di
San Francesco, nota anche come « Cantico di Frate Sole », costituisce un
mirabile esempio — sempre attuale — di questa multiforme ecologia della pace. 9. Ci aiuta a comprendere
quanto sia stretto questo nesso tra l'una ecologia e l'altra il problema ogni
giorno più grave dei rifornimenti energetici. In questi anni nuove
Nazioni sono entrate con slancio nella produzione industriale, incrementando
i bisogni energetici. Ciò sta provocando una corsa alle risorse disponibili
che non ha confronti con situazioni precedenti. Nel frattempo, in alcune
regioni del pianeta si vivono ancora condizioni di grande arretratezza, in cui
lo sviluppo è praticamente inceppato anche a motivo del rialzo dei prezzi
dell'energia. Che ne sarà di quelle popolazioni? Quale genere di sviluppo o
di non-sviluppo sarà loro imposto dalla scarsità di rifornimenti energetici?
Quali ingiustizie e antagonismi provocherà la corsa alle fonti di energia? E
come reagiranno gli esclusi da questa corsa? Sono domande che pongono in
evidenza come il rispetto della natura sia strettamente legato alla necessità
di tessere tra gli uomini e tra le Nazioni rapporti attenti alla dignità
della persona e capaci di soddisfare ai suoi autentici bisogni. La
distruzione dell'ambiente, un suo uso improprio o egoistico e
l'accaparramento violento delle risorse della terra generano lacerazioni,
conflitti e guerre, proprio perché sono frutto di un concetto disumano di
sviluppo. Uno sviluppo infatti che si limitasse all'aspetto
tecnico-economico, trascurando la dimensione morale-religiosa, non sarebbe
uno sviluppo umano integrale e finirebbe, in quanto unilaterale, per
incentivare le capacità distruttive dell'uomo. Visioni riduttive
dell'uomo 10. Urge pertanto, pur nel
quadro delle attuali difficoltà e tensioni internazionali, impegnarsi per dar
vita ad un'ecologia umana che favorisca la crescita dell'« albero della
pace ». Per tentare una simile impresa è necessario lasciarsi guidare da
una visione della persona non viziata da pregiudizi ideologici e culturali o
da interessi politici ed economici, che incitino all'odio e alla violenza. È
comprensibile che le visioni dell'uomo varino nelle diverse culture. Ciò che
invece non si può ammettere è che vengano coltivate concezioni
antropologiche che rechino in se stesse il germe della contrapposizione e
della violenza. Ugualmente inaccettabili sono concezioni di Dio che
stimolino all'insofferenza verso i propri simili e al ricorso alla violenza
nei loro confronti. È questo un punto da ribadire con chiarezza: una guerra
in nome di Dio non è mai accettabile! Quando una certa concezione di Dio è
all'origine di fatti criminosi, è segno che tale concezione si è già
trasformata in ideologia. 11. Oggi, però, la pace non è
messa in questione solo dal conflitto tra le visioni riduttive dell'uomo,
ossia tra le ideologie. Lo è anche dall'indifferenza per ciò che
costituisce la vera natura dell'uomo. Molti contemporanei negano,
infatti, l'esistenza di una specifica natura umana e rendono così possibili
le più stravaganti interpretazioni dei costitutivi essenziali dell'essere
umano. Anche qui è necessaria la chiarezza: una visione « debole » della
persona, che lasci spazio ad ogni anche eccentrica concezione, solo
apparentemente favorisce la pace. In realtà impedisce il dialogo autentico ed
apre la strada all'intervento di imposizioni autoritarie, finendo così per
lasciare la persona stessa indifesa e, conseguentemente, facile preda
dell'oppressione e della violenza. Diritti umani e
Organizzazioni internazionali 12. Una pace vera e stabile presuppone
il rispetto dei diritti dell'uomo. Se però questi diritti si fondano su una
concezione debole della persona, come non ne risulteranno anch'essi
indeboliti? Si rende qui evidente la profonda insufficienza di una
concezione relativistica della persona, quando si tratta di giustificarne
e difenderne i diritti. L'aporia in tal caso è palese: i diritti vengono
proposti come assoluti, ma il fondamento che per essi si adduce è solo
relativo. C'è da meravigliarsi se, di fronte alle esigenze “scomode” poste
dall'uno o dall'altro diritto, possa insorgere qualcuno a contestarlo o a
deciderne l'accantonamento? Solo se radicati in oggettive istanze della
natura donata all'uomo dal Creatore, i diritti a lui attribuiti possono
essere affermati senza timore di smentita. Va da sé, peraltro, che i diritti
dell'uomo implicano a suo carico dei doveri. Bene sentenziava, al riguardo,
il mahatma Gandhi: « Il Gange dei diritti discende dall'Himalaia dei
doveri ». È solo facendo chiarezza su questi presupposti di fondo che i
diritti umani, oggi sottoposti a continui attacchi, possono essere
adeguatamente difesi. Senza tale chiarezza, si finisce per utilizzare la
stessa espressione, ‘diritti umani’ appunto, sottintendendo soggetti assai
diversi fra loro: per alcuni, la persona umana contraddistinta da dignità
permanente e da diritti validi sempre, dovunque e per chiunque; per altri,
una persona dalla dignità cangiante e dai diritti sempre negoziabili: nei
contenuti, nel tempo e nello spazio. 13. Alla tutela dei diritti
umani fanno costante riferimento gli Organismi internazionali e, in
particolare, l'Organizzazione delle Nazioni Unite, che con Diritto internazionale
umanitario e diritto interno degli Stati 15. Altro elemento che
suscita grande inquietudine è la volontà, manifestata di recente da alcuni
Stati, di dotarsi di armi nucleari. Ne è risultato ulteriormente
accentuato il diffuso clima di incertezza e di paura per una possibile
catastrofe atomica. Ciò riporta gli animi indietro nel tempo, alle ansie
logoranti del periodo della cosiddetta « guerra fredda ». Dopo di allora si
sperava che il pericolo atomico fosse definitivamente scongiurato e che
l'umanità potesse finalmente tirare un durevole sospiro di sollievo. Quanto
appare attuale, a questo proposito, il monito del Concilio Ecumenico Vaticano II: « Ogni
azione bellica che indiscriminatamente mira alla distruzione di intere città
o di vaste regioni con i loro abitanti è un crimine contro Dio e contro
l'uomo, che deve essere condannato con fermezza e senza esitazione »(8).
Purtroppo ombre minacciose continuano ad addensarsi all'orizzonte
dell'umanità. La via per assicurare un futuro di pace per tutti è
rappresentata non solo da accordi internazionali per la non proliferazione
delle armi nucleari, ma anche dall'impegno di perseguire con
determinazione la loro diminuzione e il loro definitivo smantellamento.
Niente si lasci di intentato per arrivare, con la trattativa, al
conseguimento di tali obiettivi! È in gioco il destino dell'intera famiglia
umana! 16. Desidero, infine,
rivolgere un pressante appello al Popolo di Dio, perché ogni cristiano si
senta impegnato ad essere infaticabile operatore di pace e strenuo difensore
della dignità della persona umana e dei suoi inalienabili diritti. Grato al
Signore per averlo chiamato ad appartenere alla sua Chiesa che, nel mondo, è
« segno e tutela della trascendenza della persona umana »(9),
il cristiano non si stancherà di implorare da Lui il fondamentale bene della
pace che tanta rilevanza ha nella vita di ciascuno. Egli inoltre sentirà la
fierezza di servire con generosa dedizione la causa della pace, andando
incontro ai fratelli, specialmente a coloro che, oltre a patire povertà e
privazioni, sono anche privi di tale prezioso bene. Gesù ci ha rivelato che «
Dio è amore » (1 Gv 4,8) e che la vocazione più grande di ogni
persona è l'amore. In Cristo noi possiamo trovare le ragioni supreme per
farci fermi paladini della dignità umana e coraggiosi costruttori di pace. 17. Non venga quindi mai meno
il contributo di ogni credente alla promozione di un vero umanesimo
integrale, secondo gli insegnamenti delle Lettere encicliche Populorum progressio e Sollicitudo rei socialis, delle quali ci apprestiamo
a celebrare proprio quest'anno il 40o e il 20o
anniversario. Alla Regina della Pace, Madre di Gesù Cristo « nostra pace » (Ef
2,14), affido la mia insistente preghiera per l'intera umanità all'inizio
dell'anno Dal Vaticano, 8 Dicembre
2006.
BENEDICTUS PP. XVI (1)
Cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 357. (2)
Sermo 169, 11, 13: PL 38, 923. (3)
N. 3. (4)
Omelia all'Islinger
Feld di Regensburg (12 settembre 2006). (5)
Cfr Congregazione per (6)
N. 38. (7)
A tale riguardo, il Catechismo della Chiesa Cattolica ha dettato
criteri molto severi e precisi: cfr nn. 2307-2317. (8)
Cost. past. Gaudium et spes, 80. (9)
Conc. Ecum. Vat. II, ibid. n. 76. |
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